Quando ebbero finito, Nia si alzò e riaccese il fuoco. Scaldò del latte. Inani sonnecchiava con la schiena appoggiata all’albero. Ogni tanto si destava di soprassalto. Si guardava attorno, poi si rilassava e si appisolava di nuovo. Alla fine si svegliò del tutto. Nia gli offrì una tazza. Sedettero uno di fronte all’altra attorno al fuoco e bevvero.
Inani disse: — Chi sei?
— Nia. La figliastra di Suhai. Hai incontrato mio fratello Anasu?
— No. Conosco gli uomini che hanno il proprio territorio accanto al mio. Mi tengo lontano da loro il più possibile, ma durante le migrazioni tutto si confonde. Gli individui stanno troppo vicini. A volte penso che sarebbe meglio andarsene via del tutto.
— Chi è tua madre?
— La fabbricante di tende. Enwa. È viva?
— Sì.
— Bene. — Inani si alzò. — Ti va di restare qui? — Montò in sella al suo cornacurve. — Causi meno problemi di quanto mi aspettassi. Tornerò questa sera.
Si allontanò al galoppo. Nia dormì per buona parte della giornata. Alla sera, Inani tornò. Si accoppiarono di nuovo. Lui si accampò a breve distanza. Nia osservò per un po’ il suo fuoco di bivacco, poi si addormentò.
Il giorno seguente Inani se ne andò di nuovo e tornò nel tardo pomeriggio. Si accoppiarono. Lui fece ritorno al proprio bivacco. La notte era nuvolosa e c’erano raffiche di vento gelido. Nia se ne stava raggomitolata accanto al fuoco e tremava. Dopo un po’ alzò lo sguardo e vide Inani. Era in piedi sul limitare della luce del fuoco, appena visibile.
— Sì? Che cosa c’è?
L’uomo fece qualche passo avanti e le tese qualcosa. Un mantello. Svolazzava al vento.
Nia si alzò. — Grazie.
Prese il mantello. Inani rimase dov’era. Per un istante Nia pensò che stesse per parlare. Ma lui non lo fece. Fece invece il gesto che significava "oh, bene". Si voltò e si allontanò nelle tenebre.
Che strano! Lei si avvolse nel mantello, poi si coricò.
La mattina seguente l’uomo se ne andò di nuovo. Nia restò presso l’albero. Cominciava a sentirsi irrequieta, ma non osava andare a cavalcare. Non sapeva dove terminasse il territorio di Inani. Se avesse sconfinato nel territorio di un altro uomo, costui l’avrebbe rivendicata. Inani avrebbe potuto seguirla. Poi ci sarebbe stato un diverbio. Aveva sentito parlare di cose del genere. Di solito i due uomini si minacciavano a vicenda finché uno di loro rinunciava e se ne andava. Qualche volta, però, si battevano. La vecchia Hua aveva visto morire un uomo, con una lama di coltello nel petto. Che cosa terribile! Ma anche interessante. Che effetto avrebbe fatto stare a guardare un combattimento che era veramente serio?
Inani tornò quella sera. Si accoppiarono. Questa volta, lui si trattenne alla fine. Si sedette all’altra estremità del fuoco e si mise a fare domande. Come stava Enwa? E le sue sorelle? Il vecchio Niri era ancora vivo?
— No.
Inani si grattò la testa. — Be’, era vecchio. Mi ha insegnato lui a intagliare. Posso restare qui stanotte?
Nia fece il gesto dell’assenso.
Si destò al sorgere del sole. L’aria era fredda e senza vento. Inani se n’era andato. Nia si alzò, stiracchiandosi e gemendo. Il fuoco era spento. Accanto alle ceneri c’erano due oggetti.
— Che cosa? — esclamò ad alta voce. Si avvicinò e li esaminò: un sacchetto pieno di sale e una scatola. Lei la rigirò, ammirandone la lavorazione. Era un abile artigiano, Inani.
Dopo un istante o due si rese conto del significato degli oggetti. Erano i doni dell’accoppiamento. Queste cose venivano date quando era terminato il periodo dell’accoppiamento. Inani l’aveva finita con lei.
Così presto? Nia si sentiva imbarazzata e insultata. Aveva forse fatto qualcosa di sbagliato? O Inani aveva trovato un’altra donna nel proprio territorio? Qualcuna che trovava più attraente.
Nia sospirò, poi mise nelle bisacce la scatola e il sacchetto di sale e dispose i suoi doni per Inani: un coltello, una cintura, una pezza di panno azzurro. Lui sarebbe tornato e li avrebbe trovati. Sellò il suo cornacurve. Si sentiva stanca e un po’ delusa, ma la smania era sparita. Questo era un bene. Montò in sella e si diresse verso casa.
Quando tutte le donne ebbero fatto ritorno al villaggio, Nia s’informò se qualcuna avesse visto Anasu. Ma nessuna l’aveva incontrato.
— Non preoccuparti — disse Hua. — Ricomparirà. Non è uno degli sfortunati.
Nia fece il gesto che indicava che aveva capito.
Il viaggio verso nord fu difficoltoso. C’era pioggia. La mandria, che procedeva davanti al villaggio, sommuoveva il terreno bagnato, trasformandolo in fango. I carri s’impantanarono infinite volte. L’umore si fece irascibile. Parecchi fra i vecchi sellarono i loro cornacurve e se ne andarono.
Hisu, il fabbricante di archi, era troppo vecchio per andare. Se ne stava seduto sul suo carro e malediceva il destino.
Nia, che gli cavalcava accanto, lo sentì borbottare: — Era meglio se morivo anni fa. — Parlava a voce alta senza rivolgersi a nessuno che lei potesse vedere. — Nel fiore degli anni, da solo. Il modo che si conviene. Ora… o Signore delle Mandrie, che fine! Vivere circondato da donne!