Читаем Un milione di domani полностью

Quando Carewe parcheggiò la pallottola davanti a casa,tutte le finestre erano opacizzate. Entrando, scoprì che l’interno era immerso in un’oscurità quasi totale. L’unica fonte di luce erano le stelle proiettate sul soffitto. Le pareti erano tutte rientrate. Dapprima pensò che Athene fosse uscita, poi la vide sdraiata su un divano, persa a fissare le costellazioni che ruotavano. Carewe raggiunse il quadro comandi e schiarì le finestre. La casa venne invasa dalla luce del sole.

— Sono tornato — annunciò, per quanto fosse superfluo. — Ho cercato di fare il più in fretta possibile.

Athene non si mosse. — Sei davvero un fenomeno, Will. Nemmeno la disattivazione riesce a farti perdere il ritmo. Bravo. — L’ira fredda di quelle parole lasciò Carewe sbalordito.

— Devo parlarti, Athene. C’è qualcosa che non sai.

— C’è qualcosa che anche tu non sai, tesoro. Prendi! — Lei gli lanciò un piccolo oggetto scintillante, che lui afferrò al volo. Era un disco color argento con una macchia rossa al centro di una faccia.

— Non capisco — disse Carewe, lentamente. — Sembra un indicatore di gravidanza.

— E infatti lo è proprio. La disattivazione non ha influito nemmeno sulla tua vista.

— Ma continuo a non… Di chi è?

— È mio, naturalmente. — Athene si mise a sedere, lo guardò. La sua palpebra sinistra ricadde in basso. — Me lo sono messo sulla lingua stamattina e ha preso quel grazioso colore rosso.

— Tu scherzi. Non puoi essere incinta perché ho preso la pillola da meno di un mese e… — Carewe s’interruppe. Un sudore freddo gli bagnò la fronte.

— Ci sei arrivato. — L’occhio di Athene era quasi chiuso. La sua faccia era una maschera sacerdotale di collera repressa. — Hai sempre saputo benissimo di che stoffa sono fatta, Will. A quanto pare, non riesco a vivere senza la mia solita dose di sesso. Non eri ancora via da due giorni che avevo già un altro uomo nel tuo letto. O dovrei dire che un altro uomo ha avuto me nel tuo letto?

— Non ci credo — ribatté lui, debolmente. — Mi stai raccontando una bugia, Athene.

— Sul serio? Allora guarda. — Lei prese un altro disco d’argento dal comodino e, con l’aria di un prestigiatore che esegua un numero, se lo mise sulla lingua. I suo occhi erano freddi, divertiti. Tolse il disco dalla lingua e lo mostrò a Carewe. Il lato che era entrato in contatto con la lingua aveva al centro una macchia rossa. — Adesso cosa mi dici?

— Ecco qui tutto quello che ho da dirti. — La stanza si allontanò da lui di anni luce. Carewe ascoltò la propria voce che diceva ad Athene quello che pensava di lei, usando ogni parola oscena che conoscesse, finché la continua ripetizione non le privò di significato.

Athene sorrise con aria beffarda. — Non c’è male, Will. Però la violenza verbale non può sostituire la violenza fisica.

Carewe si guardò le mani. Ogni dito eseguiva movimenti spasmodici da solo, indipendentemente dagli altri. — Chi è?

— Perché?

— Voglio saperlo. Chi è il padre?

— E cosa vorresti fare? Costringerlo a riprendersi il figlio?

— Dimmelo. E subito. — Carewe deglutì forte. — Sarà meglio che tu me lo dica subito.

— Mi annoi, Will. — Athene chiuse gli occhi. — Vattene, per favore.

— D’accordo — disse lui, dopo che fu trascorsa un’infinità di tempo. — Me ne vado, perché se resto qui potrei ucciderti. — Quelle parole parvero inutili e vacue persino alle sue stesse orecchie.

Quando lui uscì, salì sulla pallottola e ripartì, Athene era ancora distesa sul divano, con un sorriso tranquillo sulle labbra.

5

— Mia moglie è incinta — disse Carewe, cauto; poi bevve un sorso di caffè, aspettando di vedere come avrebbero reagito alla notizia.

Barenboim e Pleeth erano tutt’e due dietro la scrivania rosso-azzurro. Era un po’ come rivivere il mattino in cui Carewe era entrato per la prima volta nell’ufficio del presidente. Le mani dell’uomo più vecchio erano intrecciate, formando una guglia di protezione davanti ai suoi occhi attenti; Pleeth si dondolava sulla sua poltrona invisibile, gli occhi scintillanti, la linea della bocca curvata verso l’alto, in segno di soddisfazione.

— Ne sei sicuro, Willy? — La voce di Barenboim era perfettamente controllata.

— Al cento per cento. Athene ha fatto due prove.

— Ed è una gravidanza recente?

— Risale all’ultima settimana. — Carewe si teneva calmissimo, deciso a non rivelare i propri sentimenti agli occhi di Barenboim, antichi di due secoli.

— In questo caso, direi che si tratta della prova definitiva. L’E-ottanta è proprio quello che speravamo. Tu che ne pensi, Manny?

Pleeth accarezzò il ciondolo d’oro a forma di sigaro. L’arco della sua bocca si allargò, decretando il trionfo. — Perfetto, perfetto — rispose. — È esattamente quello che ci aspettavamo. — I due si fissarono, soddisfatti, comunicando senza parlare, come solo due freddi con tanti anni d’esperienza potevano fare.

— E adesso cosa succede? — chiese Carewe. — Fate un annuncio pubblico?

— No! — Barenboim si protese in avanti. — Non a questo punto. Finché non avremo brevettato la formula, il segreto è più vitale che mai.

— Capisco.

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