Studiò il foglio bianco, si batté la penna contro i denti, ma non riuscì a decidere cosa dire, o come dirlo. Magari un inizio fiducioso, sereno: “Caro diario…”. Oppure qualcosa di indecifrabile: “Moglie incinta oggi, padre sconosciuto…”, per poi sperare che il Carewe di cento anni dopo riuscisse a ricostruire i frammenti?
Buttò via l’agenda, andò davanti al comunicatore e gli ordinò di autocontrollarsi. Tutti i circuiti erano in ordine. Insoddisfatto, teso, si mise a passeggiare in casa respirando a fondo, per provare l’efficienza del polmone destro. Sembrava che funzionasse bene, e le iniezioni che il dottor Westi gli aveva fatto nel petto non gli procuravano dolore. Era pronto a tutto, se solo Gwynne avesse chiamato. Gli venne in mente che forse Gwynne avrebbe impiegato giorni anche solo per trovare un indizio, e imprecò. Se l’immortalità era tutta così…
La chiamata giunse poco dopo le nove di sera. Carewe era finalmente piombato in un sonno irrequieto. Si alzò fra le tenebre. Nelle orecchie gli, risuonava ancora lo scampanellio del comunicatore. Vedendo l’immagine luminosa della testa di Gwynne che fluttuava in aria, rimase un attimo disorientato; poi gli tornò tutto in mente. Corse al comunicatore, con un brivido, e disse che accettava la chiamata.
Gli occhi morti di Gwynne tornarono in vita. — Ciao, Will. Ti ho svegliato?
— Be’, sì. Mi sento un po’ a pezzi.
— Sembra che ti abbiano sparato. — La faccia di Gwynne si contorse in una smorfia teatrale. — Magari stavi suonando il piano, eh? C’è sempre qualche imbecille che dimentica che non bisogna sparare sul pianista.
— Hai notizie di mia moglie? — ribatté gelidamente Carewe, chiedendosi a quali miracoli di competenza fosse giunto in passato il detective per guadagnarsi la stima di Barenboim.
Gwynne assunse immediatamente un’espressione contrita. — Non ho notizie sicure, però ho trovato una traccia.
— Sarebbe a dire?
— Sono partito dalla telefonata che ha ricevuto tua moglie, quella attribuita a te. La chiamata è partita da un apparecchio pubblico della zona servizi civici di Three Springs.
— Il che non ci porta da nessuna parte, o sbaglio?
— Nel mio lavoro, non arrivare da nessuna parte spesso significa arrivare da qualche parte. Nella zona di Three Springs non esistono molte aziende farmaceutiche, a parte la Farma, giusto?
— Esatto.
— Per cui mi sono messo in contatto con alcuni amici dei servizi bancari computerizzati, in via confidenziale naturalmente, e ho scoperto che un certo Solly Hyman si è fermato in città un giorno. Hyman viene da Seattle e lavora saltuariamente per un’agenzia d’affari, la Soper Bureau.
— Sono nomi che non mi dicono proprio niente.
— Infatti. Però, guarda caso, io so che la Soper è di proprietà di un’azienda che si chiama NorAmBio.
— Adesso ho capito. — I capelli si rizzarono sulle tempie di Carewe, e il suo cuore cominciò a battere veloce. La NorAmBio era un’azienda farmaceutica di dimensioni medie, specializzata nella produzione e nella ricerca nel campo dei biostatici.
Gwynne fece un sorriso smagliante. — C’è di più. L’anno scorso, una ditta consociata alla NorAmBio per il settore ricerche tecnologiche ha acquistato una fabbrichetta di Idaho Falis, la Cuscinetti Antiattrito. La fabbrica è rimasta deserta per mesi, ma adesso ho saputo che è stata teatro di un’attività insolita negli ultimi due giorni… O dovrei dire nelle ultime due notti?
— Vorresti dire…?
— Non posso esserne sicuro, Will.
— Però pensi che mia moglie sia lì!
Gwynne si strinse nelle spalle. — Faremo presto ad accertarcene. Ci vado subito. Ho pensato che ti facesse piacere sapere come procedono le cose.
— Vengo anch’io — disse Carewe.
Gwynne esitò. Un’ombra di dubbio passò sulla sua faccia dalle mascelle robuste. — Non mi piace troppo. Potrebbe essere pericoloso, e sono io quello pagato per affrontare i rischi.
— Lascia andare — esclamò, secco, Carewe. — Dimmi dove sei. Ti raggiungo subito.
Qualche minuto dopo, mentre stava uscendo di casa, il comunicatore squillò di nuovo. Carewe si voltò, impaziente, convinto di rivedere la faccia di Gwynne; invece si era accesa la spia color topazio che indicava l’arrivo di una comunicazione intercontinentale non visiva. Accettò la chiamata, e in aria apparve un messaggio stampato. Veniva dalla base delle Nazioniunì di Nouvelle Anvers. Diceva: “Ulteriori indagini sull’anfibio affondato hanno rivelato tracce di gordonite nel sensore altimetrico. Vi devo le mie scuse. Andremo a fondo della cosa. State attento. Dewery Storch”.
Carewe annuì, soddisfatto; poi fece una fotocopia del messaggio, da mostrare a Gwynne e Barenboim. Più tardi, mentre correva sulla pallottola verso il centro, capì che la sua soddisfazione era assurda: la statuina di vetro era felice di avere scoperto la prova che qualcuno stava cercando di mandarla in frantumi.
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— Conosci il modo migliore per mettere qualcuno in imbarazzo?