— Piantiamola. — Afferrò Athene per il braccio mentre gli passava accanto e se la strinse contro, scoprendo che sotto le perline luminose non indossava nessun vestito. — Ehi,.cosa faresti se a questa roba mancasse la corrente?
— Penso che riuscirei lo stesso a farmi scaldare. — D’improvviso lei aderì completamente al corpo del marito.
— Su questo non ci sono dubbi. — Carewe abbassò il ritmo del respiro. — Non permetterò che tu invecchi, Athene. Non sarebbe giusto.
— Allora vuoi uccidermi! — La voce di Athene era allegra, ma lui sentì che il corpo della moglie si irrigidiva.
— No. Ho ordinato alla Farma le nostre iniezioni. Mi faranno anche un buon prezzo, visto che lavoro…
Lei si liberò dall’abbraccio. — Non è cambiato niente, Will. Non mi farò l’iniezione per poi starmene a guardare te che diventi sempre più vecchio, sempre più vecchio…
— È tutto a posto, cara. L’iniezione ce la facciamo insieme. Se vuoi, me la faccio io per primo.
— Oh! — I suoi occhi castani erano velati dal dubbio. Carewe capì che lei stava scrutando nel futuro, si poneva le domande di cui conoscevano fin troppo bene le risposte. “Cosa ne è dei dolci sogni d’amore quando il marito diventa impotente? Per quanto tempo l’unione di due anime può sopravvivere all’atrofia del corpo?” — Hai deciso?
— Sì. — La faccia di lei aveva perso il colorito. Carewe sentì come un pugno allo stomaco, un senso di colpa per la mancanza di tatto con cui aveva affrontato l’argomento. — Ma non c’è niente di cui preoccuparsi. La Farma ha scoperto un nuovo tipo di biostatico, e io sarò il primo a sperimentarlo.
— Un biostatico nuovo?
— Sì. È di un tipo che non distrugge le capacità sessuali maschili… — Era del tutto impreparato allo schiaffo che lei gli mollò, centrandolo in pieno sulla bocca. — Cosa cavolo…
— Te l’avevo detto cosa sarebbe successo la prima volta che tu avessi osato fare uno scherzo del genere. — Athene lo fissò disgustata, l’occhio sinistro quasi chiuso, la palpebra che pulsava ininterrottamente. — Stai lontano da me, Willy.
Carewe sentì il sapore del sangue. Erano le labbra. — Ma cosa credi di fare?
— Cosa credevi di fare tu? Di scherzi simili me ne hai già combinati, Will. Hai cercato di convincermi a farmi l’iniezione quella volta che avevo preso l’Illusogeno, e un’altra volta hai fatto venire qui mia madre perché mi spingesse a cambiare idea… Ma questo è il tentativo più stupido in assoluto. Ficcati in testa che io non mi faccio l’iniezione finché non te la fai anche tu.
— Ma non è uno scherzo! Hanno davvero…
Lei lo interruppe con una parolaccia che lo ferì quanto un altro schiaffo, e si allontanò. Nello stomaco di Carewe si accesero i sintomi premonitori di una furia cieca, contraendogli spasmodicamente i muscoli. — Athene, sarebbero queste le meraviglie del matrimonio singolo?
— Sì! — La voce di lei era selvaggia. — Che tu ci creda o meno, Will, sono queste. Non basta che tu te ne vada in giro con la tua barba e il tuo coso ben chiuso nel sospensorio a dire: spiacente, ragazze, sarei lieto di accontentarvi tutte, ma noblesse oblige, sono costretto a mantenermi puro per mia moglie! A te piace molto recitare, però…
— Avanti — la stuzzicò lui. — Non fermarti. Continua pure.
— Il nostro tipo di matrimonio dovrebbe essere basato sulla fiducia assoluta, ma tu non sai cosa significhi. Hai rimandato la disattivazione fino a trovarti in zona di rischio di trombosi perché sei convinto che io non potrei vivere senza fare l’amore tre o quattro volte la settimana. Anzi, praticamente hai messo in gioco la vita per questo.
Carewe boccheggiò. — Questa è la cosa più distorta, più viscerale che…
— Ho ragione o no?
Lui chiuse la bocca di colpo. Le accuse di Athene erano un misto di irritazione, paura, e dei concetti antiquati sui rapporti umani che erano tipici di lei; però tutto quello che aveva detto, comprese le frasi su di lui, era assolutamente vero. E in quell’istante, siccome l’amava, la odiò. Ingurgitò d’un fiato il resto del latte, sperando vagamente che il calcio che conteneva lo aiutasse a rilassare i nervi. E non fu sorpreso nel constatare che la rabbia, dentro, continuava a crescere. Solo Athene era capace di trasformare quello che doveva essere uno dei momenti più felici della loro esistenza in un’altra serata orribile, in un altro dei momenti di furia che si succedevano con tanta regolarità.
Era come se le interazioni delle loro emozioni creassero un campo instabile che di tanto in tanto doveva invertire polarità, per non distruggerli entrambi.
— Senti — le disse, disperato, — dobbiamo parlarne.
— Se ti va parla pure, ma io non sono obbligata ad ascoltarti. — Athene sorrise dolcemente. — Renditi utile, tesoro. Prepara un po’ di quei bicchieri autorefrigeranti che ho comperato la settimana scorsa.
— Prima o poi dovevano arrivarci. Pensa a quante ricerche sono state fatte in questi duecento anni.
Athene annuì. — Comunque ne. valeva la pena. Pensa un po’, non bisognerà mai più prendere in mano un cubetto di ghiaccio.