Duecentocinquant’anni fa si cercò di costruire una barriera artificiale al largo dell’Isola Settentrionale mediante elettroprecipitazione… una tecnica questa che ha funzionato bene sulla Terra. Ma dopo qualche settimana i cavi subacquei si ruppero… e si trovò anzi che ne mancavano delle parti.
Non si fecero ulteriori indagini perché la tecnica si era comunque dimostrata inutilizzabile. Non ci sono abbastanza sali minerali disciolti nell’acqua perché valga la pena di usarla. Come vedi, dunque, avevi torto a dare la colpa ai Conservatori. Non c’erano Conservatori, duecentocinquant’anni fa.»
L’espressione di stupore sul volto di Brant era così comica che a Loren venne da ridere.
«E pensare che hai cercato di stupire
Ma adesso si direbbe che ci sono anche delle cose che nemmeno
20. Idillio
Gli abitanti di Tarna trovarono la cosa assolutamente ridicola e finsero di non credergli.
«Ma come, prima dici che non sei mai salito su una barca… e ora che non sai andare in bicicletta!»
«Dovresti vergognarti» l’aveva rimproverato Mirissa strizzandogli l’occhio. «Il più efficace mezzo di trasporto mai inventato… e tu non l’hai mai provato!»
«Su una nave spaziale non ce n’è bisogno, e nelle grandi città era troppo pericoloso» aveva ribattuto Loren. «E comunque, cosa c’è da imparare?»
Presto scoprì che da imparare c’era parecchio. Andare in bicicletta non era così facile come sembrava. Sebbene bisognasse mettercela proprio tutta per cadere da quella bicicletta a ruote piccole, visto il baricentro basso (cosa che comunque a Loren riuscì più di una volta), i primi tentativi furono parecchio deludenti. Loren vi avrebbe volentieri rinunciato se non fosse stato per gli incitamenti di Mirissa, la quale sosteneva che la bicicletta era il modo migliore per scoprire l’isola — e per la sua speranza che la bicicletta sarebbe stato il modo migliore per scoprire Mirissa.
Il trucco, concluse Loren dopo qualche altra caduta, era di ignorare del tutto il problema e affidare la faccenda ai riflessi involontari del suo corpo.
Del resto era la soluzione logica; se bisognasse decidere volontariamente quali movimenti fare per camminare, non saremmo capaci di muovere un passo se non con grande fatica. Loren riconosceva, da un punto di vista teorico, la verità di questa soluzione, però gli ci volle qualche tempo prima di potersi davvero fidare dei propri istinti. Tuttavia, superato questo primo ostacolo, fece rapidamente progressi. E infine, come aveva sperato, Mirissa si offrì di mostrargli i recessi più remoti dell’isola.
Con estrema facilità ci si sarebbe potuti convincere che non c’erano altri esseri umani al mondo tranne loro due eppure non erano lontani da Tarna più di cinque chilometri. Avevano senza dubbio percorso una distanza molto maggiore, ma la stretta pista ciclabile era stata concepita appositamente per condurre nei luoghi più pittoreschi, e non per collegare con il percorso più breve un punto all’altro. Loren avrebbe potuto sapere dove si trovava ricorrendo al comunicatore, ma preferì non farlo. Era più divertente far finta di essersi perduti.
Mirissa avrebbe preferito lasciare il comunicatore a casa.
«Perché portarsi dietro quell’affare?» aveva detto indicando il bracciale con tasti e quadranti che lui aveva al polso sinistro. «Certe volte è bello isolarsi dagli altri.»
«È vero, ma il regolamento della nave è molto rigoroso Se il capitano Bey mi cercasse e io non rispondessi…»
«Che farebbe? Ti metterebbe ai ferri?»
«Meglio ai ferri che la predica. Comunque, ho messo il comunicatore sul modo sonno. Se mi chiamano, vorrà dire che c’è qualcosa di davvero urgente… e in tal caso mi dispiacerebbe non poter rispondere.»
Come tutti i Terrestri da almeno mille anni a quella parte, Loren si sarebbe sentito meno a disagio senza i vestiti che senza il comunicatore.
Sulla Terra si raccontavano terribili storie di gente distratta o imprudente che era morta — spesso a pochi metri dalla salvezza — solo perché non aveva potuto premere il tasto rosso con la scritta EMERGENZA.
La pista ciclabile era stata tracciata secondo criteri d’economia, e non certo per permettere il passaggio del traffico pesante. Era larga meno di un metro, e in un primo momento all’inesperto Loren era sembrato di procedere lungo una fune sospesa. Per evitare di cadere, aveva dovuto tenere gli occhi fissi sulla schiena di Mirissa (obbligo tutt’altro che sgradevole). Ma dopo qualche chilometro s’era fatto più sicuro e aveva potuto godersi anche altri panorami. Avessero incontrato qualcuno che andava nella direzione opposta, sarebbero stati costretti a scendere di sella tutti quanti; il pensiero di uno scontro a una velocità complessiva di cinquanta e passa chilometri all’ora era insopportabile. Avrebbero dovuto fare un bel pezzo a piedi per tornare a casa, e per di più spingendo a mano le biciclette danneggiate…