Due uomini stavano accanto a un SUV ultimo modello, con un paio di kayak nuovi nuovi fissati al tetto. Nessuno dei due guardava me: erano ipnotizzati dall’auto.
Personalmente non riuscivo a capirli. Del resto, per me era già tanto saper distinguere fra i marchi Toyota, Ford e Chevrolet. L’auto era nera metallizzata, bella, tirata a lucido, ma per me restava una semplice automobile.
«Scusi se la disturbo, ma potrebbe dirmi che macchina è?», domandò il più alto dei due.
«Ehm, una Mercedes, giusto?».
«Si», rispose cortese l’uomo, mentre quello più basso alzava gli occhi al cielo, «lo so. Ma mi chiedevo, è davvero una Mercedes
Mentre con lo sguardo percorreva il profilo della mia auto — non mi sembrava tanto diversa da una qualsiasi Mercedes, ma che ne sapevo io? — considerai brevemente le mie difficoltà con parole come "fidanzato", "matrimonio", "marito" eccetera.
Faticavo a tenerle tutte insieme nella testa.
D’altra parte, mi avevano insegnato a rabbrividire di fronte all’idea di un abito bianco vaporoso con strascico e bouquet. Soprattutto, però, non riuscivo a conciliare un concetto serio, rispettabile e noioso come quello di "marito" con il mio concetto di "Edward". Era come far recitare a un arcangelo la parte di un ragioniere: non potevo immaginarlo in un ruolo tanto banale.
Come sempre, non appena iniziai a pensare a Edward fui rapita da un vortice di fantasie. Lo sconosciuto dovette schiarirsi la gola per attirare la mia attenzione; si aspettava qualcosa di più preciso sul conto dell’automobile.
«Non lo so», risposi sincera.
«Le dispiace se faccio una foto?».
Mi ci volle qualche secondo per capire. «Sul serio? Vuole fare una foto con la macchina?».
«Certo, se non ho le prove, non mi crederà nessuno».
«Ehm. Okay, va bene».
Riposi svelta la pompa e sgusciai a nascondermi sul sedile anteriore mentre l’ammiratore estraeva dallo zaino un’enorme macchina fotografica professionale. A turno lui e l’amico si misero in posa davanti al cofano, e poi accanto alla coda.
«Quanto mi manca il mio pick-up», brontolai.
Con tempismo davvero perfetto, anzi, fin troppo, il pick-up aveva esalato l’ultimo respiro poche settimane dopo che io ed Edward avevamo raggiunto il nostro compromesso zoppicante, una clausola del quale gli concedeva di sostituire il mio automezzo in caso di dipartita dello stesso. Secondo Edward, avremmo dovuto aspettarcelo: infatti il Chevy, giunto al termine di una vita lunga e piena, era morto di vecchiaia. Questo a detta di Edward. Naturalmente mi era impossibile verificare la sua versione, o cercare di resuscitare da sola il pick-up. Il mio meccanico preferito...
Subito bloccai quel pensiero, decisa a non spingermi oltre. Meglio ascoltare le voci dei due uomini, attutite dalle pareti dell’abitacolo.
«...in rete, il video del tizio che l’attacca con il lanciafiamme. E non fa nemmeno un graffio alla vernice».
«Certo che no. Potresti passarci sopra con un carro armato. Un bel po’ fuori mercato qui da noi, no? È fatta per i diplomatici in Medio Oriente, i mercanti d’armi e i narcotrafficanti, soprattutto».
«Secondo te,
Abbassai la testa, le guance in fiamme.
L’altro abbozzò una risposta. «Forse. Non riesco a immaginare che bisogno ci sia di vetri antimissile e due tonnellate di blindatura da queste parti. Probabilmente sta andando in qualche posto più pericoloso».
Blindatura.
Be’, tutto questo aveva senso, se possedevi un perverso senso dell’umorismo.
Non è che non mi aspettassi che Edward avrebbe sfruttato il patto a suo vantaggio e colto al volo l’occasione di darmi molto più di quanto avrebbe ricevuto. Gli avevo concesso di sostituire il pick-up se mai ce ne fosse stato bisogno, ovviamente senza prevedere che quel momento sarebbe arrivato quasi subito. Quando ero stata costretta ad ammettere che il pick-up era diventato poco più che la natura morta di un classico Chevy parcheggiato sul marciapiede, sapevo che la sua idea di sostituzione mi avrebbe creato un certo imbarazzo. E trasformata nell’oggetto di sguardi e sussurri. Ci avevo azzeccato. Ma nemmeno nelle mie previsioni più nere avrei pensato di ricevere
Quella del "prima" e quella del "dopo", aveva spiegato vedendomi imbufalita.
Questa era l’auto del "prima". Mi aveva detto che era in prestito e che aveva promesso di restituirla dopo il matrimonio. Non ne avevo capito il senso. Fino a quel momento.