Irina lo fissò sconcertata, con l’aria di chi non si è ancora svegliata da un incubo funesto. Caius schioccò le dita con impazienza. Una delle enormi guardie del corpo delle mogli al fianco di Irina la spinse rozzamente sulla schiena. Irina batté le palpebre un paio di volte, poi, stordita, si avviò lenta verso Caius. Si fermò a vari metri da lui, fissando ancora le proprie sorelle.
Caius le si avvicinò e con uno schiaffo la colpì in pieno viso.
Era impossibile che le avesse fatto male, ma in quell’azione c’era qualcosa di davvero umiliante. Era come guardare qualcuno che prendeva a calci un cane. Tanya e Kate sibilarono all’unisono.
Il corpo di Irina s’irrigidì e infine fissò lo sguardo su Caius, il cui dito rapace indicò Renesmee, che si abbarbicò alla mia schiena, stringendo ancora convulsamente con una mano un ciuffo del pelo di Jacob. Dentro il mio sguardo furioso Caius diventò tutto rosso. Nel petto di Jacob tuonò un ruggito.
«È quella la bambina che hai visto?», chiese perentorio Caius. «Quella che, evidentemente, era più che umana?».
Irina ci guardò con attenzione, esaminando Renesmee per la prima volta da quando era entrata nella radura. Inclinò il capo da un lato e sul viso le si dipinse una certa confusione.
«Ebbene?», chiese Caius con acredine.
«Io... non ne sono sicura», disse con tono perplesso.
Caius ebbe uno spasmo a una mano, come se volesse schiaffeggiarla di nuovo. «Cosa vuoi dire?», le chiese in un sussurro inflessibile.
«Non è uguale, ma credo sia la stessa bambina. Cioè, è cambiata. Questa bambina è più grande di quella che ho visto, ma...».
Il rantolo furioso di Caius crepitò fra i suoi denti improvvisamente scoperti e Irina s’interruppe senza finire. Aro svolazzò al fianco di Caius e gli posò una mano sulla spalla per bloccarlo.
«Stai calmo, fratello. Abbiamo tutto il tempo di risolvere la questione. Non c’è fretta».
Con un’espressione astiosa, Caius voltò le spalle a Irina.
«Dunque, tesoruccio», disse Aro con un mormorio caldo e insinuante. «Mostrami quello che stai provando a dirci». Porse la mano alla vampira sconcertata.
Irina gliela prese, esitante. Lui la tenne per soli cinque secondi.
«Vedi, Caius?», chiese. «È un modo semplice per ottenere quello di cui abbiamo bisogno».
Caius non gli rispose. Con la coda dell’occhio, Aro lanciò un’occhiata fugace al suo pubblico, la sua orda, poi tornò a rivolgersi a Carlisle.
«E così, a quanto pare, dovremo farci carico di un mistero. Si direbbe che la bambina è cresciuta. Eppure il primo ricordo di Irina era chiaramente quello di un bambino immortale. Curioso».
«È proprio quello che sto cercando di spiegare», disse Carlisle e dal tono mutato della sua voce intuii quanto si sentisse sollevato. Questa era l’esitazione su cui avevamo riposto tutte le nostre deboli speranze.
Io non provai alcun sollievo. Aspettai, resa quasi insensibile dalla rabbia, di vedere all’opera le strategie di cui aveva parlato Edward.
Carlisle porse di nuovo la mano.
Aro esitò per un attimo: «Preferirei avere una spiegazione da una persona più coinvolta nella storia, amico mio. Mi sbaglio a pensare che questa infrazione non è stata opera tua?».
«Non c’è stata alcuna infrazione».
«Sia come sia, io
Era ovvio che volesse Edward. Una volta che fosse riuscito a leggergli nella mente, avrebbe conosciuto tutti i nostri pensieri. Tranne i miei.
Edward si girò per dare un rapido bacio sulla fronte a me e Renesmee, senza guardarmi negli occhi. Poi attraversò a grandi passi il prato innevato, dando una pacca sulla spalla a Carlisle quando gli arrivò di fianco. Sentii un debole lamento dietro di me: era il terrore di Esme che faceva breccia.
L’alone rosso che vedevo attorno all’esercito dei Volturi era più acceso di prima. Non sopportavo la vista di Edward che attraversava da solo quello spazio bianco e vuoto, ma al tempo stesso non avrei tollerato che Renesmee si avvicinasse anche di un solo passo ai nostri avversari. Ero divisa in due fra quei bisogni opposti: bloccata in modo talmente rigido che le mie ossa avrebbero potuto frantumarsi sotto quella pressione.
Vidi Jane sorridere, mentre Edward oltrepassava la metà della distanza che ci divideva, trovandosi così più vicino a loro che a noi.