Esaminai le loro file per cercarli e scorsi con facilità i due minuscoli mantelli grigio scuro vicino al centro dello schieramento. Alec e Jane, che probabilmente erano i membri più minuti del corpo di guardia, erano al fianco di Marcus e dall’altro lato avevano Demetri. I visi adorabili erano dolci e non rivelavano nulla; portavano i mantelli della gradazione più scura prima di quella nerissima degli anziani. «Gemelli stregati», li aveva chiamati Vladimir. Sui loro poteri si basava tutta l’offensiva dei Volturi. Erano i gioielli della collezione di Aro.
Flettei i muscoli e nella bocca mi sgorgò il veleno.
Gli occhi rossi screziati di Aro e Caius guizzarono fra le nostre file. Lessi la delusione sul volto di Aro mentre con lo sguardo ci perlustrava i volti più e più volte, in cerca di quello assente. Aveva le labbra strette per il disappunto.
In quel momento ero solo grata del fatto che Alice fosse fuggita.
Mentre la pausa si allungava, sentii il respiro di Edward che accelerava.
«Edward?», chiese Carlisle, ansioso, a bassa voce.
«Non sanno bene come procedere. Stanno soppesando le possibilità, scegliendo gli obiettivi più importanti: me, naturalmente, te, Eleazar, Tanya. Marcus decifra la forza dei legami che ci uniscono, in cerca di punti deboli. La presenza dei rumeni li irrita. Sono preoccupati per i visi che non riconoscono, Zafrina e Senna in particolare, e naturalmente i lupi. È la prima volta che vengono messi in minoranza. È stato questo a fermarli».
«In minoranza?», sussurrò Tanya incredula.
«Per loro i testimoni non contano», bisbigliò Edward. «Sono nullità, così come il corpo di guardia. È solo che ad Aro piace avere pubblico».
«Devo parlare?», chiese Carlisle.
Edward esitò, poi annuì. «Non credo avrai altre occasioni».
Carlisle drizzò le spalle e a passi lenti avanzò oltre la nostra linea di difesa. Era terribile vederlo solo, inerme.
Allargò le braccia, con i palmi rivolti verso l’alto in segno di saluto. «Aro, amico mio. Sono secoli che non ci vediamo».
Per un lungo attimo, nella radura imbiancata scese un silenzio di tomba. Sentii l’agitazione di Edward tendersi mentre ascoltava Aro che valutava le parole di Carlisle. La tensione saliva con il passare dei secondi.
Allora Aro uscì dal centro della formazione dei Volturi. Renata, lo scudo, si mosse con lui come se avesse la punta delle dita cucita al suo mantello. Per la prima volta le schiere dei Volturi reagirono. Le loro file furono percorse da un brontolio sommesso, le sopracciglia si aggrottarono, le labbra si arricciarono a scoprire i denti. Alcuni del corpo di guardia si sporsero in avanti, accucciati.
Aro alzò una mano nella loro direzione. «Veniamo in pace».
Fece qualche altro passo, poi inclinò la testa da un lato. Gli occhi velati brillavano di curiosità.
«Parole giuste, Carlisle», disse con quella voce esile e sottile. «Sembrano fuori posto, visto l’esercito che hai radunato per uccidere me e i miei cari».
Carlisle scosse la testa e gli offrì la mano, come se non ci fossero ancora un centinaio di metri a dividerli. «Basta che mi tocchi la mano per capire che non ho mai avuto quell’intenzione».
Gli occhi scaltri di Aro si strinsero in una fessura. «Ma come può avere qualche importanza la tua intenzione, caro Carlisle, di fronte a ciò che hai fatto?». Fece una smorfia e un’ombra di tristezza gli attraversò il viso: non avrei saputo dire se era sincera.
«Non ho commesso il crimine per il quale sei venuto a punirmi».
«Allora fatti da parte e lasciami punire chi ne è responsabile. Sul serio, Carlisle, nulla mi farebbe più piacere che risparmiarti la vita, oggi».
«Nessuno ha infranto la legge, Aro. Lasciami spiegare». E Carlisle gli porse di nuovo la mano.
Prima che Aro riuscisse a rispondere, Caius arrivò veloce al suo fianco.
«Quante regole inutili, quante leggi superflue ti crei, Carlisle», sibilò l’anziano canuto. «Come è possibile che difendi la violazione dell’unica che conti davvero?».
«La legge non è stata violata. Se solo mi ascoltassi...».
«Vediamo la bambina, Carlisle», rispose Caius con un ringhio. «Non prenderci per stupidi».
«Lei non è affatto un’immortale. Non è una vampira. Te lo posso dimostrare facilmente in pochi attimi di...».
Caius lo interruppe. «Se non è una dei proibiti, allora perché avete raggruppato un battaglione per proteggerla?».
«Sono testimoni, Caius, proprio come quelli che avete portato voi». Carlisle accennò all’orda furiosa appostata al limitare del bosco. Alcuni di loro ringhiarono in tutta risposta. «Uno qualsiasi di questi amici ti può dire la verità sulla bambina. Oppure puoi guardarla con i tuoi occhi, Caius. Guarda la vampata di sangue umano che ha sulle guance».
«È un espediente!», gridò Caius in tono aspro. «Dov’è l’informatrice? Portatela qui!». Scrutò con impazienza attorno a sé finché non vide Irina che indugiava dietro le mogli. «Tu! Vieni!».