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Li osservavo da lontano mentre aspettavo vicino alla tenda il risveglio di Renesmee. Poi l’aiutai a indossare i vestiti che avevo scelto attentamente due giorni prima. Vestiti femminili e vaporosi all’apparenza, ma in realtà abbastanza resistenti da non mostrare tracce di usura, nemmeno dopo un viaggio oltre i confini di un paio di Stati in groppa a un gigantesco licantropo. Sopra il giubbotto le infilai lo zainetto di pelle nera con i documenti, i soldi, l’indizio e i miei biglietti d’addio per lei e Jacob, Charlie e Renée. Era abbastanza forte da portarlo senza fatica.

Osservava la sofferenza sul mio viso a occhi sgranati. Ma aveva intuito quel che bastava e non mi chiese cosa stessi facendo.

«Ti voglio bene», le dissi. «Più di ogni altra cosa».

«Anch’io ti voglio tanto bene, mamma», rispose. Toccò la medaglietta che portava al collo, che adesso conteneva una piccola foto di lei, me ed Edward. «Staremo sempre insieme».

«Nel nostro cuore staremo sempre insieme», la corressi con un sussurro tenue come un respiro. «Ma oggi, quando verrà il momento, mi devi lasciare».

Spalancò gli occhi e accostò la mano alla mia guancia. Quel suo No muto fu più forte che se lo avesse gridato.

Mi sforzai di deglutire: sentivo la gola gonfia. «Lo farai per me? Per favore?».

Mi premette ancora più forte le dita sul viso. Perché?

«Non te lo posso dire», sussurrai. «Ma presto capirai. Te lo prometto».

Nella mente vedevo il viso di Jacob.

Annuii, poi allontanai le sue dita. «Non ci pensare», le sussurrai nell’orecchio. «Non dire niente a Jacob finché non ti dico di fuggire, va bene?».

Questo lo capì. Annuì anche lei.

Dalla tasca tirai fuori un’ultima cosa.

Mentre facevo i bagagli per Renesmee, un’inattesa scintilla di colore aveva attirato la mia attenzione. Un raggio di sole ramingo dal lucernario aveva colpito i gioielli sopra l’antica e preziosa scatola riposta su un alto scaffale, in un angolo nascosto. L’avevo guardato per un attimo e poi avevo fatto spallucce. Dopo aver messo insieme gli indizi di Alice, non potevo sperare che lo scontro imminente si sarebbe risolto in modo pacifico. Ma perché non provare a iniziare tutto nel modo più amichevole possibile? Che male poteva fare? Forse dopotutto mi restava un po’ di speranza, sebbene cieca e insensata, visto che mi arrampicai sugli scaffali per prendere il regalo di nozze di Aro.

Mi legai intorno al collo lo spesso cordone d’oro e sentii il peso di quel diamante enorme che si posava nell’incavo della gola.

«Bello», sussurrò Renesmee. Poi mi serrò le braccia intorno al collo come in una morsa. Io la strinsi al petto. Stando così allacciate, la portai fuori dalla tenda, nella radura.

Edward inarcò un sopracciglio quando mi avvicinai, ma non fece altri commenti sui miei accessori o quelli di Renesmee. Si limitò a stringerci forte per un attimo eterno e poi, con un sospiro, ci lasciò andare. Nei suoi occhi non c’era un addio. Forse sperava in qualcosa dopo la morte, più di quanto avesse lasciato intendere.

Prendemmo posto e Renesmee si arrampicò agile sulla mia schiena per lasciarmi libere le mani. Io rimasi qualche metro dietro la prima linea formata da Carlisle, Edward, Emmett, Rosalie, Tanya, Kate ed Eleazar. Più vicini a me c’erano Benjamin e Zafrina: il mio compito era proteggerli fino a quando ci fossi riuscita. Erano le nostre migliori armi offensive. Se erano i Volturi quelli impossibilitati a vedere, anche solo per pochi attimi, sarebbe cambiato tutto.

Zafrina era severa e spietata, e Senna al suo fianco ne era quasi il riflesso speculare. Benjamin era seduto per terra, con i palmi premuti al suolo, e borbottava qualcosa a proposito delle linee di faglia. La sera prima aveva sparpagliato mucchi di sassi in tutta la parte posteriore del campo, disponendoli a formare un paesaggio dall’apparenza naturale, e ora erano ricoperti di neve. Non bastavano a fare del male a un vampiro, ma forse a distrarlo, almeno lo speravamo.

I testimoni si disposero a grappolo alla nostra destra e alla nostra sinistra, alcuni più vicini degli altri: quelli che si erano dichiarati erano i più vicini. Vidi che Siobhan si strofinava le tempie, con gli occhi chiusi per concentrarsi meglio. Stava compiacendo Carlisle, cercando di visualizzare una conclusione diplomatica della vicenda?

Nel bosco dietro di noi, i lupi invisibili erano silenziosi e pronti: sentivamo solo il loro forte ansimare e il battito dei cuori.

Il cielo si coprì di nuvole che smorzarono la luce, avrebbe potuto essere sia mattina che pomeriggio. Edward forzò lo sguardo per esaminare il panorama ed ero sicura che avesse già visto una volta questa stessa scena: nella visione di Alice. L’arrivo dei Volturi sarebbe stato esattamente identico. Ora ci mancavano solo pochi minuti o secondi.

Tutta la nostra famiglia e gli alleati si prepararono agli eventi.

Dalla foresta emerse l’enorme alfa rossiccio, che si mise al mio fianco: probabilmente era troppo difficile per lui mantenere le distanze da Renesmee quando si trovava in un pericolo così imminente.

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