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«Ehm, sì. È una questione un po’ delicata...». M’indicò il focolare con aria interrogativa. Mi sedetti sul bordo in pietra e lui si mise al mio fianco. Aveva di nuovo la fronte ricoperta di sudore; tirò fuori di tasca un fazzoletto di seta azzurra e cominciò a tamponarsela.

«Lei è la sorella della moglie del signor Jasper? O è la moglie di suo fratello?», chiese.

«Sono la moglie di suo fratello», chiarii, chiedendomi dove volesse andare a parare.

«Quindi è sposata con il signor Edward?».

«Sì».

Sorrise imbarazzato. «Vede, ho visto i nomi di tutti parecchie volte. Congratulazioni in ritardo. Mi fa piacere che il signor Edward, dopo tutto questo tempo, abbia trovato una compagna così adorabile».

«La ringrazio molto».

Fece una pausa, tamponandosi il sudore. «Come può immaginare, nel corso degli anni ho sviluppato un discreto livello di rispetto per il signor Jasper e tutta la sua famiglia».

Annuii, cauta.

Lui inspirò profondamente, poi espirò senza parlare.

«J., per favore, vada al sodo».

Prese fiato un’altra volta e poi borbottò in fretta, farfugliando. «Se potesse assicurarmi che non ha intenzione di rapire quella bambina a suo padre, stanotte dormirei molto meglio».

«Oh», dissi sbalordita. Mi bastò un attimo per capire qual era la conclusione sbagliata che aveva tratto. «No, no. Non si tratta affatto di questo». Abbozzai un sorriso, cercando di rassicurarlo. «Sto solo cercando di garantirle un rifugio sicuro nel caso in cui a me e mio marito succeda qualcosa».

Affilò lo sguardo. «E cosa dovrebbe succedere?». Arrossì, poi si scusò. «Ovviamente non sono affari miei».

Osservai il rossore che si diffondeva dietro la superficie delicata della sua pelle e fui felice, come mi capitava spesso, di non essere una normale vampira neonata. J. sembrava un tipo a posto, a parte i reati che perpetrava, e sarebbe stato un peccato ucciderlo.

«Non si può mai sapere». Sospirai.

Si accigliò. «Allora le faccio tanti auguri. E, scusi se la scoccio ancora, ma... se il signor Jasper dovesse venire a chiedermi che nomi ho messo su quei documenti...».

«Naturalmente glieli deve dire subito. Mi farebbe molto piacere che il signor Jasper fosse a conoscenza di tutta la nostra transazione».

Sembrava che il mio sincero desiderio di trasparenza avesse allentato un po’ la sua tensione.

«Molto bene», disse. «Non riesco proprio a convincerla a fermarsi per cena?».

«Mi dispiace, J. Al momento ho pochissimo tempo».

«Allora le rinnovo tanti auguri di salute e felicità. E, per favore, si faccia pure viva per qualsiasi necessità della famiglia Cullen, Bella».

«Grazie, J.».

Me ne andai con la mia merce illecita e guardandomi indietro vidi che J. mi seguiva con gli occhi e aveva un’espressione a metà fra l’ansia e il rimpianto.

Il viaggio di ritorno durò molto meno. La notte era nera, così spensi i fari e andai a tavoletta. Quando arrivai a casa, mancava la maggior parte delle auto, comprese la Porsche di Alice e la mia Ferrari. I vampiri tradizionali si erano allontanati il più possibile per saziare la propria sete. Cercai di non pensare a quella caccia notturna e rabbrividii immaginandomi le loro vittime.

Nel salone c’erano solo Kate e Garrett, che discutevano scherzosi sul valore nutritivo del sangue animale. Ne dedussi che Garrett aveva tentato una caccia vegetariana e l’aveva trovata difficile.

Edward doveva aver portato Renesmee a casa, a dormire. Jacob, senza dubbio, era nei boschi vicino alla nostra casetta. Il resto della mia famiglia probabilmente era a caccia. Forse erano fuori insieme agli altri di Denali.

Il che, sostanzialmente, mi lasciava la casa tutta per me e, svelta, ne approfittai.

Dall’odore capii che ero la prima a entrare nella stanza di Alice e Jasper da un bel po’, forse dalla notte in cui ci avevano lasciati. Frugai in silenzio nella loro enorme cassapanca finché non trovai la borsa giusta. Doveva essere appartenuta ad Alice: era uno zainetto di cuoio nero, del tipo che di solito si usa come borsetta, abbastanza piccolo da poterlo mettere in spalla a Renesmee senza che desse troppo nell’occhio. Poi depredai il loro fondo cassa, prendendo una cifra equivalente al doppio del reddito annuale di una famiglia americana media. Pensai che lì sarebbe stato più difficile accorgersi del mio furto, dato che quella stanza rattristava tutti. Infilai la busta con i passaporti e le carte d’identità false nella borsa, sopra i soldi. Poi mi sedetti sul bordo del letto di Alice e Jasper e guardai quel pacchetto misero e insignificante, tutto ciò che potevo dare a mia figlia e al mio migliore amico per contribuire a salvare le loro vite. Crollai affranta sulla colonna del baldacchino, sentendomi impotente.

Ma che altro potevo fare?

Restai lì seduta diversi minuti a testa china, prima che mi arrivasse il barlume di una buona idea.

E se...

Se la supposizione della fuga di Jacob e Renesmee si fosse rivelata giusta, ciò avrebbe anche implicato la morte di Demetri. Questo lasciava ai superstiti, compresi Alice e Jasper, un po’ di spazio per respirare.

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