— ’Giorno… — Abram fissava attentamente Rasch, chiedendosi cosa fosse successo. Gli occhi giallastri dell’ometto avevano una strana luce, che poteva essere di paura ma anche di sollievo, e perfino di trionfo. — Quali sono le novità?
— Non so come dirvelo, generale — Abram si accorse che l’altro si divertiva, e la sua depressione aumentò. Dovevano aver trovato un grave difetto nel disegno di una delle parti (una pompa forse, o una valvola microscopica) che esigeva una modifica retrospettiva in tutte le installazioni.
— Spero che troverete le parole per spiegarmelo — disse con intenzione Abram. — Altrimenti non capisco perché siate venuto qui.
La faccia smunta di Rasch si contrasse violentemente. — La difficoltà non dipende tanto dalla mia abilità di esprimermi, quanto dalla vostra di comprendere. — Anche in preda all’ira, Rasch parlava sempre con cauta e misurata pedanteria.
— Semplificate le cose, in modo che possa capirle — ribatté Abram, in tono di sfida.
— Bene, generale. Immagino che abbiate notato la pioggia di stelle cadenti delle ultime notti.
— Un bellissimo spettacolo — disse ironico Abram. — Siete venuto per parlarne con me?
— Indirettamente. Avete saputo qual è la causa di questo spettacolo senza precedenti?
— Può darsi, ma comunque me la sono già dimenticata. Non ho tempo per le frivolezze scientifiche.
— Allora ve la ricorderò. — Rasch aveva riacquistato tutta la sua padronanza, cosa che seccava vagamente ad Abram. — Ormai non ci sono più dubbi che la forza di gravità stia diminuendo. Normalmente, la Terra percorre un’orbita che da tempo è priva di detriti cosmici. Ora però, c’è questo nuovo cambiamento nella costante gravitazionale, l’orbita ne è nuovamente infestata, in parte per lo spostamento del nostro pianeta, ma soprattutto in seguito all’effetto ancora maggiore esercitato sui corpi più piccoli. La pioggia di stelle cadenti è una prova visibile del fatto che la forza di gravità…
— Gravità, gravità! — esclamò Abram. — Cosa me ne importa, della gravità?
— Invece dovrebbe importarcene, caro generale! — Qui Rasch si concesse un breve sorriso. — La gravità è una delle costanti, nei calcoli che i computer dei vostri missili eseguono per indirizzarli verso il bersaglio designato… E adesso la costante non è più costante.
— Volete dire… — Abram s’interruppe perché aveva finalmente afferrato l’enormità di quanto aveva detto Rasch.
— Sì, generale. I missili non cadranno più sui bersagli prestabiliti.
— Ma ci sarà un modo per far fronte a questo cambiamento della gravità.
— Certo, però ci vorrà del tempo. La diminuzione è progressiva, e…
— Quanto?
— Forse sei mesi… Dipende.
— Ma questo mi pone in una situazione insostenibile. Cosa dirà il Presidente?
— Non so pensarci… però possiamo consolarci.
— E come?
— Tutte le nazioni del mondo si trovano di fronte allo stesso problema. Voi vi preoccupate per un numero limitato di missili a breve raggio… Pensate a come devono sentirsi i russi, gli americani, e gli altri. — Rasch parlava con una calma sognante, filosofica, che irritò al massimo Abram.
— E voi, dottor Rasch? — tuonò. — Voi non siete preoccupato?
— Preoccupato, generale, preoccupato? — Rasch guardò dalla finestra il deserto che tremolava scintillando nella crescente calura. — Se avete tempo di ascoltarmi, vi spiegherò in che cosa queste frivolezze scientifiche, come dite voi, influenzeranno il futuro dell’umanità.
Cominciò a spiegare con voce sottile e monotona, e, mentre lo ascoltava, il generale Abram scoprì che cosa significava realmente aver paura…
Nelle notti limpide, specie se c’era la luna, si poteva notare una finestra aperta all’ultimo piano della casa più alta di Ridgeway Street.
I nottambuli scorgevano una macchia chiara e indistinta che si muoveva nel rettangolo buio e sapevano di aver scorto Willy Lucas che li guardava. E Willy Lucas, con la faccia foruncolosa, cosparsa di peluria e contratta dal panico, si ritraeva dalla finestra, atterrito perché lo avevano visto.
Le donne che abitavano di fronte avevano spesso pensato che Willy cercasse di spiare nelle loro camere da letto, e lo avevano punito lamentandosene con suo fratello. Ma a Willy non interessavano le massaie dalle labbra sottili e dagli occhi maligni di Ridgeway Street: e neppure le femmine attraenti e strane che talvolta si accompagnavano a lui nei sogni.
La verità era che Willy si divertiva a guardare la città immersa nel silenzio, quando tutti gli altri dormivano. In quelle ore preziose era come se tutti quanti fossero morti e lo avessero lasciato solo, e non c’era più nessuno a sgridarlo o a guardarlo con esasperazione…