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Non sapeva quanto tempo Kate sarebbe rimasta dai Palfrey, ma doveva rincasare prima di lei, se voleva persuaderla che John se n’era andato di sua spontanea volontà. Il capanno da pesca si trovava a una quarantina di miglia a nord. Non era una gran distanza, disponendo della Turbo-Lincoln, ma una volta arrivato là avrebbe avuto alcune cose da fare e non poteva correre il rischio di attirare l’attenzione della stradale andando a rotta di collo. Si sentiva infatti abbastanza sfortunato da pensare che si sarebbe imbattuto nell’equivalente mobile del tenente Convery.

La macchina fu scossa da un leggero tremito quando lui premette il pulsante che serviva a mettere in moto la turbina; poi seguì un silenzio che pareva carico d’attesa. Solo la posizione degli indici sui quadranti stava a indicare che il motore era avviato. Breton portò l’auto in strada e puntò verso nord, col piede sull’acceleratore. Il balzo della Lincoln in conseguenza del cambio di velocità gli fece sbattere violentemente la testa all’indietro, e Jack sollevò il piede, con un senso di timore per la potenza che aveva tra le mani.

Guidò con cautela, dirigendosi a nord, finché non fu sull’autostrada per Silverstream, dove con un movimento appena accennato del piede la velocità salì a centoventi, senza che il motore cambiasse tono. “Una buona macchina” osservò fra sé. Il pensiero che era già sua gli passò rapido per la mente, ma non ci si soffermò.

Alla periferia della città, Breton si distrasse cercando le differenze percettibili fra il mondo del Tempo B e la stessa zona del Tempo A. Ma non ne trovò nessuna. Ai lati della strada correva lo stesso panorama di magazzini di legname, capannoni, trattorie, depositi di macchine usate, piccole agenzie bancarie, e, di tanto in tanto, qualche gruppo di case che parevano fuori posto. Era lo stesso panorama desolato che conosceva bene e che aveva sempre detestato. Alterando la vita di qualche essere umano, non aveva modificato l’aspetto della città.

Quando la macchina si fu lasciata alle spalle le ultime case della periferia e si trovò a correre in mezzo alle praterie del Montana, Breton aumentò la velocità; gli insetti cominciarono a spiaccicarsi sul parabrezza. Un sole color rame stava tramontando sulla sinistra portando via con sé la luce verde pavone del cielo. Lontanissimo, verso est, un punto luminoso brillava tremulo, appena al di sopra dell’orizzonte. Jack si coprì istintivamente con la mano l’occhio destro, sicuro di essere vittima dei fenomeni di teicopsia che precedevano abitualmente gli attacchi di emicrania. Ma questa volta non si trattava di fenomeni ottici, e quando tolse la mano capì che lo scintillio nel cielo era stato provocato dalla caduta di una meteorite. “Così” pensò “la pioggia di stelle continua. E cos’altro sta succedendo?

“Alcuni individui si sono scoperti doti telepatiche, i satelliti non funzionano ed escono dall’orbita, le radiazioni solari influiscono sulle comunicazioni radio, fanatici religiosi predicano la fine del mondo…”

Breton accese la radio.

“…della NASA ha raccomandato che tutte le aviolinee che effettuano trasporti supersonici abbassino il loro tetto operativo a quindicimila metri fino a nuovo avviso. Questa limitazione è stata imposta dal crescente aumento delle radiazioni cosmiche, che gli scienziati considerano dannose alla salute di chi effettua lunghi voli ad altissima quota. Washington, D.C. Questa mattina…”

Breton si affrettò a spegnere, con la strana sensazione che il suo futuro e quello di Kate fossero minacciati. Il desiderio di lei gli provocò un fremito. Quella notte sarebbero stati soli. Ricordi del primo bacio; la visione dei seni di Kate che sgusciavano vivi e liberi dal reggiseno di nylon, delle sue cosce che avevano la compatta levigatezza dell’avorio… un’ondata di sensualità riempì la mente di Breton, che non fu più capace di pensare ad altro che al supremo miracolo dell’esistenza di Kate.

Con uno sforzo, si costrinse a concentrarsi sulle necessità immediate, facendo attenzione che la linea bianca spartitraffico si mantenesse sempre alla sua sinistra, e ripulendo di tanto in tanto il parabrezza dagli insetti schiacciati. Ma l’immagine di Kate era lì davanti ai suoi occhi, e lui sapeva che non l’avrebbe mai più lasciata andare.

Il sole era sceso sotto l’orizzonte, quando Jack raggiunse le rive del Lago Pasco e svoltò dall’autostrada nell’arteria più stretta che si tuffava in una folta macchia di pini. Calava il crepuscolo, e l’oscurità avvolse la macchina non appena questa si addentrò fra gli alberi. Breton rimase incerto a un bivio, perché erano dodici anni che non tornava in quella zona. Sulla riva meridionale c’era un villino coperto d’edera, che aveva sempre ammirato, anche se, a quei tempi, era molto al di sopra delle sue possibilità finanziarie. Pensava che su quello si sarebbe fermata la scelta di John Breton, una volta arricchito. Ma questa era una delle sfaccettature del Tempo B… E se i gusti di John fossero cambiati?

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