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Breton si era dimenticato che esistessero i giorni della settimana. Aprendo gli occhi a un sole burroso, si stupì nel rendersi immediatamente conto che era sabato. Indugiò nel letto, tra la veglia e il sonno, pensando al significato recondito di quella sua conoscenza “a priori".

Fra le quattro principali suddivisioni del tempo, e cioè giorno, settimana, mese e anno, la settimana era la sola inventata dall’uomo. Tutte le altre si basavano su ricorrenti fenomeni astronomici, ma la settimana era una misura umana, la distanza fra i giorni di mercato. Un animale attento, svegliato bruscamente dal sonno, poteva conoscere la posizione del sole, la fase della luna, o la stagione… ma avrebbe intuito che era sabato? No, a meno che il suo subcosciente non possedesse un orologio che segnava i sette giorni, o che avesse captato la diversità, nei rumori del traffico che arrivavano attraverso la finestra socchiusa…

Breton si svegliò del tutto. Chissà come aveva passato la notte John… ma scacciò subito questo pensiero. La sera prima era stato costretto da Kate a recitare la parte del gentile e ragionevole amico di famiglia, ma era stato uno sbaglio non consumare subito il suo nuovo “matrimonio". Così Kate aveva modo di rimuginare sui suoi pensieri e di riflettere freddamente lontana dalla forza della passione. L’unione sessuale invece era molto importante perché l’avrebbe costretta a valutare le cose secondo un diverso metro di giudizio. Non avrebbe più potuto permettersi di percorrere col pensiero certe strade, che Breton voleva sbarrare al più presto possibile.

Jack si alzò e andò ad aprire la porta. Il ronzio disuguale dell’aspirapolvere gli rivelò che Kate si era già alzata. Si lavò, si rase e si vestì più in fretta che poteva e scese dabbasso. Il ronzio dell’aspirapolvere era cessato, ma si sentivano dei rumori in cucina. Dopo aver sostato un momento dietro la porta, per ripassare la tattica che intendeva seguire, Jack entrò in cucina.

— Oh, il signor Breton — lo salutò una donnina dai capelli azzurri. — Buongiorno, signor Breton.

Jack la guardò stupefatto. Quella strana donna stava bevendo il caffè insieme a Kate, seduta al tavolo. Era sulla sessantina, aveva le labbra cariche di rossetto e una lente degli occhiali incrinata.

— La signora Fitz è venuta a vedere come ce la caviamo senza di lei — spiegò Kate. — E quando ha visto il disordine che c’era in giro, ha insistito per dare una ripulita. Mi ha fatto la predica perché ti trascuro.

— Molto gentile da parte vostra, signora Fitz — borbottò Breton. La donna tuttofare! Accidenti a lei, se l’era completamente dimenticata. La signora Fitz lo guardava con aperta curiosità, mentre lui girava intorno al tavolo per andare a sedersi.

— Il signor Breton è dimagrito — osservò, rivolgendosi a Kate, come se lui non fosse presente. — È giù… E questo mi pare che tagli la testa al toro. Neanche più un giorno senza di me!

— Devo confessare che, senza di voi, le cose non sono andate molto bene — disse Kate. — John non apprezza la mia cucina.

— Quante stupidaggini! — disse lui, lanciandole uno sguardo disperato, e cercando di mascherare la sua collera. — Sai benissimo che apprezzo i tuoi manicaretti. Non mi pare il caso di privare per questo la signora Fitz della sua libertà!

— Ma sentitelo! — esclamò la signora Fitz, mettendo in mostra una dentatura incredibilmente bianca. — Come se avessi di meglio da fare!

— Come sta vostra nipote? — le chiese con calore Kate. — Ha avuto il bambino?

— Non ancora.

La signora Fitz si alzò per servire la colazione a Breton. Lui mangiò in silenzio, mentre l’anziana donna continuava a riversare un torrente di parole, interrotto di tanto in tanto da un commento di Kate. Si domandò se Kate faceva apposta a dar esca alla governante con il suo atteggiamento; lui comunque non ne poteva più, appena finito di mangiare si alzò e andò in soggiorno, a fingere di leggere qualche rivista.

Dopo aver rigovernato in cucina, la signora Fitz rimise in moto l’aspirapolvere e fece il giro di tutta la casa. Breton era talmente nervoso e irritato che, a volte, aveva l’impressione di vederla in due stanze contemporaneamente. Kate continuava a farla chiacchierare, ed entrò nel soggiorno solo una volta, per portare un vaso di fiori.

— Per l’amor del cielo, liberati da quella donna — disse lui. — Devo parlarti.

— Ho tentato… ma la signora Fitz è fatta a modo suo.

Kate pareva sincera, e Breton cercò di rilassarsi. La mattinata si trascinò lentamente, e, con grande disappunto di Jack, la signora Fitz rimase a preparare il pranzo. Dopo mangiato, impiegò un sacco di tempo a mettere in ordine la cucina, e poi ricominciò a girare con l’aspirapolvere. Breton stentava a credere alle proprie orecchie. Gettò via la rivista che aveva in mano e si precipitò di sopra, seguendo la direzione del ronzio. Kate stava sulla soglia della camera da letto, e fumava una sigaretta, parlando con la signora Fitz, che riordinava la camera.

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