«Sì, dopo che abbiamo esaminato tutto. La maggior parte è roba noiosa. Prima che tu venga qui, è meglio se ci guardiamo il resto. Forse potresti risparmiarti la strada.»
«Va bene, quando finirete?»
«Non ne ho idea. Siamo qui in quattro a guardare i nastri. Dacci un paio d'ore. No, tre. È meglio se mando un elicottero a prenderti oggi nel primo pomeriggio. Elegante, vero? Questo è il vantaggio dell'unità di crisi. C'è sempre un elicottero a disposizione.» Ford rise. «Però non ci dobbiamo abituare a questi lussi.» Fece una pausa. «In compenso ho un'altra cosa per te. Adesso non ho il tempo di raccontartela, ma sarebbe meglio che tu chiamassi Rod Palm.»
«Palm? Perché?»
«Ha parlato un'ora fa con Nanaimo e con l'Istituto di scienze oceanografiche. Puoi parlare anche con Sue Oliviera, ma visto che Palm è a due passi da casa tua…»
«Maledizione, John! Perché, quando c'è qualcosa da raccontare, non mi chiama mai nessuno?»
«Volevo aspettare che ti svegliassi.»
Anawak chiuse bruscamente la chiamata e telefonò a Palm. Il direttore della stazione di ricerca sulla Strawberry Island rispose subito.
«Ah!» esclamò. «Ford ti ha parlato.»
«Sì, l'ha fatto. A quanto pare, avete trovato qualcosa che scuoterà il mondo. Perché non mi hai chiamato?»
«Lo sanno tutti che hai bisogno di riposo.»
«Ah, sciocchezze.»
«Va bene, va bene, volevo aspettare che ti svegliassi.»
«È la seconda volta nel giro di un minuto che me lo sento dire. No, è la terza, se si conta anche la preoccupazione permanente di Alicia. Sto bene, maledizione.»
«Perché non fai un salto qua?» propose Palm.
«Con la barca?»
«Sono soltanto poche centinaia di metri. E poi nella baia non è ancora successo nulla.»
«Va bene, sarò lì tra dieci minuti.»
«Fantastico. A presto.»
Alicia lo guardò da sopra il bordo della tazza e aggrottò la fronte. «Qualche novità?»
«Tutti mi trattano come un invalido», brontolò Anawak.
«Non mi pare.»
Lui si alzò, aprì il cassetto sotto la cuccetta e frugò alla ricerca di una camicia pulita. «Evidentemente a Nanaimo hanno scoperto qualcosa», borbottò.
«E cosa?» chiese Alicia.
«Non lo so.»
«Ah.»
«Vado da Palm.» Esitò, poi disse: «Se hai voglia e tempo puoi venire anche tu, okay?»
«Mi vuoi con te? Quale onore!»
«Non essere sciocca.»
«Non lo sono.» Arricciò il naso. I bordi dei suoi incisivi sfregavano il labbro inferiore.
«L'avresti anche tu se…» s'interruppe.
Alicia lo guardò. «C'ero anch'io sull'idrovolante», mormorò.
«Mi dispiace.»
«Sono quasi morta dalla paura. Un'altra sarebbe corsa subito a casa dalla mamma. Ma tu hai perso la tua assistente, quindi io non corro dalla mamma e ti rimango a fianco, stupido musone. Cosa mi volevi raccontare?»
Anawak si toccò il bernoccolo sulla testa. Faceva male e diventava sempre più grande. Anche il ginocchio faceva male.
«Nulla. Ti sei calmata?»
«Non sono affatto nervosa.»
«Bene. Allora vieni.»
«Comunque vorrei farti una domanda personale…»
«No.»
Andare alla piccola isola col
Si chiese ancora per quanto.
Lo zodiac si accostò al molo di attracco dell'isola. La stazione di Palm era proprio di fronte. Si trovava all'interno di un vecchio veliero, che un tempo era il
Anawak si sforzava di non zoppicare. Alicia taceva. Evidentemente era arrabbiata con lui.
Poco dopo tutti e tre erano davanti alla nave, seduti intorno a un piccolo tavolo adornato con corteccia di betulla. Alicia beveva una Coca-Cola con la cannuccia. Intorno si vedevano le palafitte. Benché Strawberry Island fosse soltanto a poche centinaia di metri da Tofino, era molto più tranquilla. I rumori si sentivano solo in lontananza. In compenso era possibile sentire i suoni prodotti dalla natura.