Lui si grattò la fronte. Poi si chinò in avanti e accese il piccolo televisore portatile vicino alla radio. Forse se ne sarebbe andata senza bisogno di chiederglielo. Non aveva nulla contro di lei. In fondo si vergognava del suo umore nero, del suo comportamento scorbutico e scostante, ma il bisogno di restare solo cresceva di minuto in minuto.
Alicia ripose la balena di plastica sullo scaffale. «Posso farti una domanda personale?»
«Sei un makah?»
Per la sorpresa, quasi gli cadde la bottiglia dalle mani. Era quello che gli voleva chiedere. Voleva sapere perché somigliava a un indiano. «Cosa te lo fa pensare?» sbottò.
«Poco prima che l'aereo partisse, hai detto una cosa a Shoemaker e cioè che Greywolf avrebbe avuto dei problemi coi makah perché si era scagliato così violentemente contro la caccia alle balene. I makah sono indiani, vero?»
«Sì.»
«È la tua gente?»
«I makah? No. Non sono un makah.»
«Sei…»
«Senti… Non prendertela, ma non sono in vena di raccontare storie di famiglia.»
Lei strinse le labbra. «Okay.»
«Ti chiamo non appena Ford si mette in contatto.» Anawak fece un sorriso stentato. «O mi chiami tu. Forse chiamerà ancora te per non svegliarmi.»
Alicia scosse la chioma rossa e si avviò lentamente verso la porta. Lì si fermò. «Ancora una cosa», mormorò, senza voltarsi. «Deciditi a ringraziare Greywolf per averti salvato la vita. C'ero anch'io, ho visto cos'è successo.»
«Tu eri…» sobbalzò.
«Sì. Certo. Puoi detestarlo per tutto il resto, però merita di essere ringraziato. Senza di lui saresti morto», disse. E se ne andò.
Anawak la seguì con lo sguardo. Sbatté la bottiglia sul tavolo e respirò profondamente.
Ringraziare Greywolf.
Era sempre seduto e, facendo zapping, trovò una delle tante edizioni speciali trasmesse in quei giorni sulla situazione al largo della British Columbia. Dagli Stati Uniti si ricevevano trasmissioni analoghe. Gli attacchi avevano di fatto paralizzato il traffico navale regionale. Nello studio televisivo c'era una donna con indosso la divisa della Marina. Aveva i capelli neri e corti pettinati all'indietro. Il volto dai tratti asiatici denotava una bellezza severa. Forse la donna era cinese. No, era una mezza cinese. C'era un dettaglio decisivo che stonava col resto. Erano gli occhi: chiari, acquamarina, assolutamente non asiatici. In sovrimpressione c'era scritto: Generale comandante JUDITH LI, US NAVY.
«Dobbiamo considerare perse le acque della British Columbia?» stava chiedendo l'intervistatore. «Considerarle, come dire, restituite alla natura?»
«Non credo che dobbiamo rendere qualcosa alla natura», rispose Judith Li. «Viviamo in armonia con la natura, anche se ci sono alcune cose da migliorare.»
«Al momento, sembra che non ci sia molta armonia.»
«Siamo in stretto contatto coi più prestigiosi scienziati e istituti di ricerca. Senza dubbio è preoccupante il fatto che da un giorno all'altro gli animali abbiano modificato il loro comportamento, ma sarebbe comunque sbagliato drammatizzare la situazione e seminare il panico.»
«Non crede a un fenomeno di massa?»
«Speculare su quale tipo di fenomeno si tratti presuppone si abbia a che fare con un fenomeno. Al momento parlerei di un insieme di avvenimenti simili…»
«Di cui l'opinione pubblica non sa quasi nulla», la interruppe l'altro. «Come mai?»
«Io penso invece che sia informata.» Judith Li sorrise. «Per esempio in questo momento.»
«Cosa che ci fa piacere e ci sorprende nel contempo. Negli ultimi giorni, infatti, tanto nel suo Paese quanto nel nostro l'informazione è stata a dir poco scarsa. È quasi impossibile avere l'opinione di un esperto, perché i vostri uffici bloccano ogni contatto.»
«Eppure Greywolf le ha blaterate, le sue teorie. Non avete sentito?» ringhiò Anawak. C'era stato qualcuno che aveva chiesto un'intervista a John Ford? O a Ray Fenwick? Rod Palm era uno dei più importanti studiosi di orche, ma era stato forse sentito da qualche giornale o rete televisiva? Lui stesso, Leon Anawak, poco tempo prima aveva ricevuto il plauso di
Solo in quel momento Anawak si rese conto dell'assurdità della situazione. In ogni altra circostanza — attentati terroristici, disastri aerei, catastrofi naturali — nel giro di ventiquattr'ore ogni esperto, o chiunque si spacciasse per tale, veniva trascinato davanti alle telecamere per dare spiegazioni all'opinione pubblica. Loro, invece, lavoravano in silenzio.
Inoltre doveva prendere atto che, dopo l'intervista al giornale, non si era più sentito neppure Greywolf. Nei giorni precedenti, l'ambientalista radicale non si era lasciato sfuggire l'occasione per mettersi in mostra, ma ora non si parlava più dell''eroe di Tofino'».