Johanson alzò le braccia in un disperato gesto di difesa. «Ma chi è felice senza limiti? Non mi faccio illusioni su me stesso e sugli altri. Voglio i miei flirt, il mio vino, i miei divertimenti e voglio decidere finché devono durare. Tendo alla discrezione, ma non alla compensazione. Ogni psichiatra con me si annoierebbe a morte, perché io voglio solo la mia tranquillità. Tutto sommato, mi va alla grande. Ma io sono io. La mia felicità dipende da circostanze diverse dalle tue. L'affido solo a me stesso. Tu devi ancora impararlo, e lo devi imparare in fretta. Kare non è né un luogo né una casa. Non aspetterà in eterno.»
Tina annuì. Si era alzato il vento e giocava coi suoi capelli. Johanson si rese conto di quanto gli era cara. Era contento che al lago non fossero arrivati a quel tipo di rapporto che portava impressa una data di scadenza, determinando così la durata del suo affetto.
«Se Stone andrà sulla scarpata continentale, potrò entrare a Stavanger», ragionò Tina. «Questo va bene. La
«Lavorare, certo», sorrise Johanson. «Perché no?»
Lei strinse le labbra. «Devo riflettere e parlarne con Skaugen.»
«Fallo», la spronò Johanson. «E pensa in fretta.»
Di ritorno alla sua scrivania, Johanson guardò le e-mail in arrivo. Nulla che gli fornisse qualche indicazione. Soltanto l'ultima suscitò il suo interesse non appena ebbe dato uno sguardo al mittente: kweaver@deepbleusea.com
Johanson la aprì.
Salve dottor Johanson, grazie per la sua mail. Sono appena tornata da Londra e, al momento, posso soltanto dire che non ho la minima idea di che cosa sia successo a Lukas Bauer e alla sua nave, perché abbiamo perso ogni contatto. Se vuole possiamo incontrarci tra qualche giorno… Magari ci aiuteremmo a vicenda. A metà della prossima settimana sarò nel mio ufficio di Londra. In caso volesse incontrarmi prima, sappia che, al momento, sono in visita alle isole Shetland. Magari potremmo incontrarci qui. Mi faccia sapere cosa preferisce.
«Guarda un po' come sa essere cooperativa la stampa», mormorò Johanson.
Lukas Bauer era sparito?
Forse doveva incontrare un'altra volta Skaugen. Al massimo, se avesse presentato la sua teoria, si sarebbe reso ridicolo. Ma era davvero una teoria? Di fatto l'unica prova che aveva era la brutta sensazione che il mondo fosse in bilico e che la colpa fosse del mare.
Se voleva sviluppare seriamente quel pensiero, era tempo di preparare un dossier.
Rifletté. Doveva incontrare Karen Weaver il più presto possibile. Perché non alle isole Shetland? Sarebbe stato un po' complicato per gli aerei, ma non rappresentava un gran problema, visto che pagava la Statoli.
Skaugen non aveva forse detto che si sarebbe fatto mettere in croce per lui?
Non era necessario arrivare a tanto.
Sarebbe bastato mettere a disposizione un elicottero.
Era una buona idea! Un elicottero di servizio. Non uno di quelli che sembravano una specie di autobus di linea volanti, no. Uno di quelli usati dai manager, veloci e confortevoli. Visto che Skaugen lo aveva reclutato con la forza, doveva fare qualcosa per lui.
Johanson si appoggiò allo schienale e guardò l'orologio. Di lì a un'ora aveva lezione e poi un incontro in laboratorio coi colleghi per discutere un'analisi del DNA.
Aprì una nuova cartelle e scrisse il nome del file:
Gli era venuto così, d'istinto. Forse era un nome po' troppo poetico, però non riuscì a pensare a nulla di meglio. Secondo la Bibbia, il quinto giorno era quello in cui Dio aveva creato il mare e i suoi abitanti. E adesso erano proprio il mare e i suoi abitanti a creare problemi.
Iniziò a scrivere.
E, di minuto in minuto, tutto gli apparve più chiaro.
2 maggio
Vancouver e Vancouver Island, Canada
Da ventotto ore, Ford e Anawak stavano studiando quell'unica sequenza.
Prima soltanto nero. Poi l'emissione di un potente impulso sonoro oltre il limite dell'udito umano. Tre volte.
Quindi la nuvola.