Читаем Il quinto giorno полностью

«Si rivolga al Medio Oriente», gridò Vanderbilt.

«Lo stiamo facendo», disse Judith Li di fianco a lui.

Senza guardarla, Vanderbilt sospirò.

«Ovviamente è possibile colpirsi in faccia da soli per dare l'impressione di essere stati picchiati», riprese Judith Li. «Ma è credibile? Se pensiamo che gli ultimi avvenimenti catastrofici abbiano avuto origine in Paesi ai quali non andiamo a genio, allora rimane il problema del perché quei Paesi si siano danneggiati da soli. Ci hanno preso di mira? Be', spargere un po' di terrore in tutto il mondo ha senso, serve a depistare, a far credere che gli Stati Uniti non siano l'obiettivo primario. Ma non è questo il caso.»

«La nostra idea è diversa», disse il direttore della CIA.

«Lo so. Questa è la mia: noi non siamo l'obiettivo primario. Sono successe troppe cose, e quello che è accaduto è troppo orribile. Prendere il controllo di migliaia di animali, allevare milioni di nuovi organismi, provocare uno tsunami nel mare del Nord, sabotare la pesca, far invadere l'Australia e il Sudamerica dalle meduse, distruggere navi… Come si può ricavare un vantaggio politico ed economico da tutto ciò? Che piaccia o no a Jack, la catastrofe ha colpito anche il Medio Oriente. E dobbiamo prenderne atto. Io mi rifiuto di scaricare la responsabilità sugli arabi.»

«Nel Medio Oriente sono affondati un paio di cargo», ringhiò Vanderbilt.

«Ben più di un paio.»

«Forse abbiamo a che fare con un folle?» suggerì il segretario di Stato. «Con un criminale?»

«Forse», ammise Judith Li. «Qualcuno — un individuo assai ricco — potrebbe muovere di nascosto grandi somme e utilizzare strumenti tecnologici all'avanguardia. Credo che dovremmo prestare più attenzione a questa categoria. Qualcuno ha inventato qualcosa. Allora inventiamoci anche noi qualcosa da contrapporre. Qualcuno ci scaglia addosso i vermi? E noi inventiamo qualcosa contro i vermi. Qualcuno alleva granchi killer, alghe e sostanze velenose? E noi adottiamo delle contromisure.»

«Quali contromisure ha adottato?» chiese il segretario di Stato.

«Abbiamo…» iniziò il segretario alla Difesa.

«Abbiamo isolato New York», lo interruppe Judith Li. Non tollerava di farsi rubare la scena. «E ho appena sentito che l'allarme granchi a Washington è da prendere sul serio. Dobbiamo dichiarare lo stato di emergenza. Metteremo in quarantena anche Washington. Il personale della Casa Bianca deve seguire l'esempio del presidente e cercare un'altra sede per tutta la durata della crisi. Ho fatto piazzare nelle vicinanze di tutte le città costiere varie unità coi lanciafiamme. Stiamo anche valutando l'uso di rimedi chimici.»

«E che cosa ne è di batiscafi, robot e cose simili?» volle sapere il direttore della CIA.

«Nulla. Da qualche tempo, qualsiasi cosa caliamo in mare sparisce senza lasciare tracce. Là sotto non abbiamo la minima possibilità di controllo. I ROV sono collegati al mondo esterno solo attraverso cavi, che regolarmente tiriamo fuori dall'acqua in pezzi e subito dopo che le telecamere hanno ripreso una luce bluastra. Non sappiamo dove siano andati a finire gli AUV. Quattro coraggiosi scienziati russi, nelle scorse settimane, sono andati sott'acqua con un batiscafo MIR, ma a mille metri di profondità qualcosa li ha afferrati e inghiottiti.»

«Ciò significa che abbiamo ceduto il campo.»

«Al momento, cerchiamo di ripulire le zone infestate dai vermi con reti a strascico. Vengono tese delle reti anche davanti alle coste, una misura aggiuntiva per evitare invasioni della terraferma come quella di Long Island.»

«Mi sembra un metodo piuttosto antiquato.»

«Siamo stati attaccati in modo antiquato. Inoltre abbiamo messo alle strette coi sonar i cetacei di Vancouver Island. Qualcosa manovra gli animali, e allora noi li colpiamo finché il rumore non fa scoppiare loro la testa. Vedremo chi vincerà l'ultima mano.»

«Sembra una cosa orribile, Judith.»

«Se ha un'idea migliore, sarà la benvenuta.»

Per un momento rimasero tutti in silenzio.

«La sorveglianza satellitare ci aiuta?» chiese poi il presidente.

«Parzialmente.» Il vice direttore per le operazioni scosse la testa. «L'esercito è in grado di rilevare panzer mimetizzati sotto i rami, ma ci sono pochi sistemi che possano rilevare qualcosa delle dimensioni di un granchio. È vero, abbiamo KH-12 e i satelliti Keyhole di nuova generazione. Inoltre Lacrosse e gli europei ci permettono l'accesso a Topex/Poseidon e SAR-Lupe, che però lavorano col radar. Il problema è che cose di quel genere possiamo riconoscerle solo con lo zoom. Cioè ci dobbiamo concentrare su una piccola sezione. Finché non sappiamo che cosa esce dal mare e dove, osserviamo disperatamente in tutte le direzioni. Il generale Li ha proposto di mettere a disposizione i satelliti spia che pattugliano sopra le coste. Mi sembra una buona proposta, ma anch'essi non vedono tutto. Gli NRO e gli NSA fanno del loro meglio. Probabilmente riusciremo a fare qualche passo avanti con l'analisi delle informazioni che abbiamo ottenuto. Le stiamo tentando tutte con SIGINT.»

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