L'elicottero virò. Con un movimento circolare, il Super Stallion si mosse verso il punto di atterraggio e si posò. Attraverso i finestrini laterali, Samantha vide un uomo con una tuta da lavoro gialla che dava indicazioni al pilota. Qualcuno dell'equipaggio la aiutò a slacciarsi la cintura e a indossare casco, cuffie, jacket e occhiali protettivi. Il volo era stato sgradevole e Samantha si sentiva malferma sulle gambe. Con passi incerti scese dall'elicottero, passò sotto la coda del Super Stallion e si guardò intorno.
Sulla pista d'atterraggio c'erano poche persone. Quel vuoto aumentava l'impressione di un posto surreale: una distesa asfaltata, pressoché infinita, punteggiata di fortificazioni, lunga 257,25 metri e larga 32,6. Samantha Crowe lo sapeva con precisione. Era una scienziata col debole per i numeri esatti, quindi aveva cercato di sapere tutto il possibile sulla
Non era un luogo per viaggi di piacere.
C'erano uomini con giubbotti colorati e cuffie antirumore che correvano da tutte le parti. Uno le andò incontro, mentre alcuni soldati scaricavano il suo bagaglio. Avevano un giubbotto bianco. Samantha cercò di ricordare. Il bianco era il colore dei responsabili della sicurezza. Quelli in giallo dirigevano il traffico degli elicotteri sul ponte, quelli vestiti di rosso si occupavano del carburante e delle armi. E in marrone non c'era nessuno? E in lilla? Di che cosa si occupavano quelli in marrone?
Il freddo le entrò fin sotto la pelle.
«Mi segua», gridò l'uomo per sovrastare il fragore dei rotori che si stavano fermando. Indicò l'unica costruzione della portaerei. Pareva un condominio ed era sormontata da antenne e da enormi parabole. Mentre seguiva il suo accompagnatore, Samantha si toccò meccanicamente il fianco con la mano destra. Poi le venne in mente che, con indosso la tuta, non poteva prendere le sigarette. Non aveva potuto fumare neanche sull'elicottero. Volare sull'Artico col vento forte per lei non era un problema, ma l'astinenza da nicotina non riusciva a reggerla.
L'uomo aprì un portellone e lei entrò nell'«isola», come veniva chiamato quell'edificio nel gergo della Marina. Dopo avere oltrepassato una doppia paratia, si trovò a respirare aria fresca e pulita, ma non riuscì a cancellare la sensazione di soffocamento che quel luogo le comunicava. L'uomo della sicurezza la affidò a un gigantesco uomo di colore, che indossava un uniforme e che si presentò come maggiore Salomon Peak. Si strinsero la mano. Peak sembrava molto rigido, come se non fosse abituato a trattare coi civili. Nelle ultime settimane, Samantha aveva parlato spesso con lui, ma solo per telefono. Attraversarono un corridoio tortuoso e scesero attraverso ripide scalette nella parte più interna della nave, seguiti da due soldati col bagaglio. Su una parete spiccava a grandi lettere l'indicazione LIVELLO 2.
«Sicuramente vorrà darsi una rinfrescata», disse Peak, aprendo una porta identica alle numerose altre che si allineavano sui due lati del corridoio. Apparve così una stanza incredibilmente spaziosa e ben arredata, quasi una piccola suite. Samantha aveva letto che, su una portaerei, lo spazio privato era ridotto al minimo e che i soldati dormivano in camerate.
Interpretando l'espressione della donna, Peak sollevò le sopracciglia. «Aveva forse creduto di finire coi marinai?» disse, accennando un sorriso. «La Marina sa come comportarsi coi propri ospiti. Questa è la zona degli ammiragli.»
«La zona degli ammiragli?»
«È il nostro Hotel Excelsior. Sono gli alloggi per gli ammiragli e per il loro stato maggiore quando vengono a bordo. Attualmente l'equipaggio non è al completo, così abbiamo tutto lo spazio del mondo. La parte femminile della spedizione è sistemata negli alloggi per gli ammiragli; la parte maschile in quelli degli ufficiali. Posso?» Le passò davanti e aprì un'altra porta. «Bagno personale e WC.»
«Sono impressionata.»
I soldati portarono dentro il bagaglio.
«Sotto il televisore c'è un minibar», spiegò Peak. «Analcolici. Le basta una mezz'ora per sistemarsi prima della prossima riunione?»
«Eccome.»
Samantha attese finché Peak non ebbe chiuso la porta alle proprie spalle, poi si mise freneticamente alla ricerca di un portacenere. Lo trovò in una credenza, armeggiò per sfilarsi la tuta e frugò nella giacca sportiva alla ricerca delle sigarette. Tornò a sentirsi un vero essere umano soltanto dopo aver preso una sigaretta dal pacchetto schiacciato, averla accesa e aver inalato il fumo.
Si accomodò sul bordo del letto.