«Questo lo sapevo, gente, volevo solo…» sbuffò Roscovitz.
«Sui fianchi dei pesci ci sono degli organi», continuò Rubin, impassibile. «Se un corpo cambia la propria posizione, al suo vicino arriva la pressione di un'onda e automaticamente si sposta nella stessa direzione, e così via finché tutto il banco partecipa allo spostamento.»
«Ho detto che lo so!»
«Ma certo!» Alicia s'illuminò. «È così!»
«Che cosa?»
«La pressione delle onde. La grande massa di gelatina può guidare facilmente i banchi con la pressione delle onde. Ci siamo chiesti per quale stregoneria i banchi di pesci non finiscono più nelle reti, e questa potrebbe essere una spiegazione.»
«Guidare un intero banco?» chiese Shankar, dubbioso.
«Certo, ha ragione», esclamò Greywolf. «Ha maledettamente ragione! Se gli yrr guidano milioni di granchi e possono trasportare miliardi di vermi sulle scarpate continentali, possono dirigere anche i banchi con la pressione delle onde. Una cosa del genere si può fare, eccome. La sensibilità alla pressione è la più importante protezione di un banco.»
«Vuol dire che quegli organismi unicellulari nella cisterna reagiscono alla pressione?»
«No.» Anawak scosse la testa. «Sarebbe troppo semplice. I pesci possono generare una pressione, ma qui parliamo di organismi unicellulari…»
«Eppure ci deve essere qualcosa che innesca la fusione.»
«Aspettate», disse Sue. «Ci sono forme simili di comunicazione nei batteri. Il
«In cosa consiste il segnale?»
«È una sostanza che rilasciano.»
«Quindi un odore?»
«In un certo senso, sì.»
La discussione si bloccò. Qualcuno aggrottò la fronte, altri congiunsero la punta delle dita, altri ancora si mordicchiarono il labbro inferiore.
«Bene», disse Judith Li. «Sono impressionata. Questo è un grande successo. Non dobbiamo sprecare tempo a scambiarci conoscenze da dilettanti. Quali sono i prossimi passi?»
«Avrei una proposta», disse Karen.
«Parli pure.»
«Allo Château, Leon ha avuto un'idea, ricordate? Si trattava delle ricerche della Marina sul cervello dei delfini. E d'impianti che non erano semplici microchip, ma cellule nervose artificiali strette l'una all'altra, che riproducevano fin nel dettaglio una parte del cervello e che comunicavano tra loro con impulsi elettrici. Se la gelatina è davvero un'associazione di singole cellule e se queste cellule assumono le funzioni delle cellule cerebrali e le sostituiscono, allora possono comunicare tra loro. Addirittura devono farlo. Altrimenti non sarebbero in grado di fondersi e di cambiare forma. Forse creano davvero un cervello artificiale con tanto di messaggeri chimici. Forse…» Esitò. «… Forse assorbono addirittura le emozioni, le caratteristiche e il sapere del loro ospite e in questo modo imparano a governarlo.»
«Per farlo dovrebbero avere una notevole capacità di apprendimento», borbottò Sue. «Ma come possono imparare degli organismi unicellulari?»
«Leon e io potremmo creare artificialmente al computer una colonia di questi organismi unicellulari e dotarli di caratteristiche. Finché non comincia a comportarsi come un cervello.»
«Un'intelligenza artificiale?»
«Con basi biologiche.»
«Sembra utile», affermò Judith Li. «Fatelo. Altre proposte?»
«Cercherò di frugare nella preistoria per trovare una forma di vita imparentata con questi esseri», disse Rubin.
Judith annuì. «Lei ha qualche novità, Sam?»
«Non proprio.» La voce di Samantha uscì da una nuvola di fumo. «Stiamo lavorando per decifrare il vecchio segnale
«Forse dovreste mandare ai vostri yrr qualcosa di più impegnativo di una verifica di matematica», ironizzò Peak.
Samantha lo guardò. Il fumo si diradò, rivelando il suo bel viso e le numerose piccole rughe tirate in un sorriso. «Con calma, Sal.»
«Sbaglio o lei è maledettamente ottimista?»
«Ho pazienza.»
Ponte a pozzo
Roscovitz era una di quelle persone che hanno trascorso tutta la vita in Marina e non era disposto a cambiare. Pensava che ciascuno dovesse impegnarsi a fondo nelle cose che sapeva fare e, dato che gli piaceva andare sott'acqua, aveva scelto la carriera di sommergibilista e aveva ottenuto diversi comandi.