«E invece non puoi, perché questo è un Paese libero. Non lasciamo che nessuno stabilisca per noi quando possiamo uscire con le nostre barche e dove dobbiamo andare. Capisci? L'azione è preparata e decisa, ma, se tu ci vieni incontro, potrei ripensarci e annullarla», ribatté Greywolf.
Anawak lo fissò. Poi si girò e se ne andò. «Tanto le balene non arrivano», disse.
«Perché le avete costrette ad andarsene», fu la risposta di Greywolf.
«Noi non abbiamo fatto nulla.»
«Ah, già, è vero, l'uomo non è mai colpevole. La colpa è degli stupidi animali. Sono loro a nuotare verso gli arpioni, oppure a mettersi in posa perché vogliono una foto per l'album di famiglia. Ma ho sentito che ritornano. Negli ultimi giorni non sono forse ricomparse alcune megattere?»
«Solo un paio», disse Anawak.
«I vostri affari potrebbero mettersi male. Vuoi rischiare che le nostre azioni li facciano crollare definitivamente?» insinuò Greywolf.
«Vaffanculo, Jack.»
«Ehi, questa è la mia ultima offerta.»
«Era ora.»
«Accidenti! Leon! Almeno metti una buona parola per noi! Abbiamo bisogno di soldi. Ci finanziamo solo con le offerte, Leon! Fermati. È per una buona causa, non capisci? Noi vogliamo la stessa cosa.»
«No, non vogliamo la stessa cosa. Buona giornata, Jack.»
Anawak accelerò il passo. Avrebbe voluto correre, ma non voleva dare a Greywolf l'impressione che stesse fuggendo. L'ambientalista rimase fermo. «Carogna cocciuta!» gli gridò dietro.
Anawak non rispose. Superò deciso il delfinario e si diresse verso l'uscita.
«Leon, sai qual è il tuo problema? Forse io non sarò un vero indiano, ma il
«Io non sono un indiano», borbottò Anawak.
«Ah, scusa», gridò Greywolf come se l'avesse sentito. «Tu sei un caso particolare. Perché non sei nella tua terra, dove c'è bisogno di te?»
«Bastardo», sibilò Anawak. Tremava di rabbia. Prima quella capra cocciuta, poi Jack Greywolf. Avrebbe potuto essere una giornata magnifica, iniziata con un esperimento coronato da successo. E invece lui si sentiva svuotato e infelice. «
Una donna gli passò vicino e lo fissò, sbalordita. Anawak si guardò intorno. Era fuori, in strada. Sempre tremando di rabbia, salì in auto, diretto all'imbarco per Tsawwassen, e lì prese il traghetto per Vancouver Island.
Il giorno seguente si alzò presto. Alle sei era sveglio e, dopo essere rimasto per un po' a fissare il basso tetto della cuccetta, aveva deciso di andare alla Davies Whaling Station.
Nuvole rosa sfilavano lungo l'orizzonte e il cielo cominciava lentamente a schiarirsi. Nell'acqua, liscia come uno specchio, si riflettevano le montagne vicine con tonalità scure, le case, le barche. Di lì a poche ore sarebbero apparsi i primi turisti. Anawak andò sino alla fine del pontile dov'era ormeggiato lo zodiac, si appoggiò al parapetto di legno e guardò per un po' il mare aperto. Amava quella piacevole sensazione della natura che si sveglia prima degli uomini. Lì non c'era nessuno che lo infastidisse. Quelli come l'insopportabile fidanzato di Susan Stringer erano a letto e tenevano la bocca chiusa. Verosimilmente anche Alicia Delaware dormiva… il sonno dell'ignoranza.
E poi c'era Jack Greywolf.
Le sue parole riecheggiavano nella mente di Anawak. Forse Greywolf era un perfetto idiota, ma purtroppo era riuscito ancora una volta a mettere il dito nella piaga.
Osservando due piccoli pescherecci, Anawak rifletté se era il caso di chiamare Susan e convincerla a uscire in mare con lui. Greywolf non aveva mentito: erano state avvistate le prime megattere. Evidentemente arrivavano alla spicciolata, con grande ritardo. La cosa in sé era positiva, però non spiegava dove si fossero cacciate per tutto quel tempo. Forse sarebbero riusciti a identificarne qualcuna. Susan aveva fiuto, senza contare che la sua compagnia gli piaceva. Era una delle poche persone che non tirava mai in ballo la storia delle sue origini, indagando se era indiano oppure asiatico. O chissà cosa.
Samantha Crowe l'aveva fatto. Strano, a lei avrebbe potuto raccontare tutto. Ma la ricercatrice del SETI stava per partire.
Anawak decise di non svegliare Susan e di andare da solo. Entrò nella stazione e mise in una borsa impermeabile il laptop, la telecamera, il binocolo, il registratore, l'idrofono, le cuffie e un cronometro. Poi prese una barretta di müesli, due lattine di tè freddo e portò tutto sul