«Non annegherà.» Anawak si diresse verso di lei a lunghe bracciate. «Non può annegare. La tuta la sostiene.»
Ma la donna non gli diede retta. «Mi aiuti! Mio Dio, non lasciarmi morire! Non voglio morire!»
«Non abbia paura, io…»
Improvvisamente gli occhi della donna si spalancarono e lei fu trascinata sott'acqua. Il suo urlo finì in un gorgoglio.
Qualcosa sfiorò le gambe di Anawak.
Fu preso da un terrore indicibile. Si sollevò un poco e lanciò uno sguardo all'intorno, riuscendo a individuare lo zodiac che galleggiava, capovolto. Tra il gruppo di naufraghi e l'isola della salvezza c'erano solo poche bracciate. Solo pochi metri… e tre siluri neri che stavano piombando sulle persone in acqua.
Come paralizzato, Anawak fissò le orche che attaccavano. Una voce nella sua testa diceva:
Era così sconcertato che, benché avesse sentito il rumore, non capì subito che cosa fosse. Era un rombo, un ruggito che si avvicinava e diventava sempre più forte. Poi fu afferrato da un cavallone e qualcosa di rosso scivolò tra lui e le balene. Venne preso e trascinato a bordo.
Greywolf non gli prestò la minima attenzione. Guidò l'imbarcazione verso il resto del gruppo, si chinò di nuovo e afferrò le braccia tese di Alicia. Senza sforzo la sollevò dall'acqua e la sistemò su una panca. Anawak si sporse e afferrò un uomo ansimante, tirandolo su a fatica. Poi scrutò la superficie dell'acqua alla ricerca degli altri. Dov'era Susan?
Infine la vide. «Là!» urlò.
Emergeva tra due creste di onde, sorreggendo una donna semisvenuta. Le orche avevano circondato lo zodiac rovesciato e si avvicinavano da tutte le parti. Le loro lucide teste nere solcavano l'acqua. Nelle bocche appena aperte splendevano file di denti color avorio. Di lì a pochi secondi avrebbero raggiunto Susan e l'altra donna. Ma Greywolf era di nuovo al timone e manovrava la barca con sicurezza.
Anawak cercò di afferrare Susan.
«Prima la donna», gridò lei.
Aiutato da Greywolf, portò la donna al sicuro. Susan cercò d'issarsi a bordo con le proprie forze, ma invano. Dietro di lei, l'orca s'immerse. Nel mare deserto e apparentemente privo di vita era rimasta solo Susan. Non c'era nessuno oltre lei.
«Leon?»
Allungò le braccia, negli occhi il terrore. Anawak le afferrò la mano destra.
Nell'acqua verde-azzurra, qualcosa di molto grande e veloce stava riemergendo. La mandibola si spalancò, file di denti chiari sullo sfondo di un palato rosa, e si richiuse appena al disotto della superficie. Susan gridò, poi si mise a picchiare il pugno sulla bocca che la teneva stretta. «Vattene!» urlava. «Via, animale di merda!»
Anawak strinse con forza il giubbotto della donna. Susan lo guardava. Nei suoi occhi c'era un terrore mortale.
«Susan! Dammi l'altra mano.»
La teneva stretta, deciso a non cedere, ma l'orca aveva afferrato Susan alla vita e la tirava con una forza incredibile. Susan emise un grido, prima soffocato, poi acuto, e smise di colpire la bocca dell'orca. Poi fu strappata dalle mani di Anawak con una violenza inaudita. Lui vide la sua testa sparire sott'acqua, le sue braccia, le dita tese. L'orca spietata la stava trascinando sotto. Per un istante, si vide ancora scintillare la tuta, sfaccettata come in un caleidoscopio, poi essa sbiadì, si dissolse, sparì.
Anawak fissò l'acqua, sbalordito. Dal fondo salì qualcosa di luccicante. Un getto di bolle d'aria. Scoppiarono sulla superficie producendo schiuma.
Tutt'intorno l'acqua era colorata di rosso.
«No», sussurrò.
Greywolf lo prese per le spalle e lo trattenne. «Non c'è più nessuno», disse. «Andiamocene.»
Anawak era stordito. Quando l'imbarcazione si mise in moto, rombando, lui barcollò e si rimise in equilibrio. La donna che Susan aveva salvato sedeva su una delle panche laterali e gemeva, mentre Alicia le parlava con voce tremante. L'uomo che aveva tirato fuori dall'acqua fissava davanti a sé. A una certa distanza, Anawak sentì un rumore tumultuoso, girò la testa e vide la nave bianca circondata da pinne e dorsi. A quanto pareva, la
«Dobbiamo tornare indietro», gridò Anawak. «Non ce la fanno.»
Greywolf lanciò la barca a tutta velocità verso la costa. Senza voltarsi, disse: «Scordatelo».
Anawak gli si avvicinò, strappò il walkie-talkie dal supporto e chiamò la
«Non se ne parla! Con la mia barca non abbiamo la minima possibilità. Possiamo considerarci fortunati di essere ancora vivi.»
E il peggio era che aveva ragione.