Sotto la finestra c’era il tetto grigio del primo piano, e ancora più in basso un cortile interno con tettoie di mattoni e un’asciugatrice vecchio stile a fianco di due pattumiere. Oltre il muro che cingeva il cortile c’era un’altra fila di case a due piani, però la visibilità non ne risentiva perché, sulla sua sinistra, due delle case erano crollate, forse travolte in tempo di guerra dai bombardamenti. Attraverso quell’apertura Redpath scorgeva le ciminiere, le gru, le torri e gli alberi di Calbridge, vicini come in un quadro, splendidamente normali. Provò il desiderio fortissimo di essere là fuori, di fare cose normali come sedersi al bar o farsi tagliare i capelli o riportare un libro in biblioteca. Udì uno scricchiolio alle sue spalle, si girò. Betty si era seduta sull’orlo del letto.
— Materasso morbido — gli disse, fissando gli occhi nei suoi con espressione solenne. — Mi piacciono i materassi morbidi.
Redpath attraversò la stanza, le si fermò davanti, le mise le mani sulle spalle. Si sentiva febbricitante, malato. Lei cercò di rovesciarsi sul letto e di trascinare Redpath sopra di sé, ma lui strinse le dita sulle sue spalle e fece forza, costringendola a restare seduta.
— Allora è così, eh? — disse Betty, alzando gli occhi sulla cintura di Redpath che era allo stesso livello della sua faccia. Poi mise le mani sulla fibbia della cintura e cominciò a slacciarla.
Redpath restò immobile per un attimo. Il suo corpo era una colonna di sangue pulsante. Poi si liberò dalle mani di Betty e corse fuori dalla stanza, attraversò l’oscurità della casa con le gambe che tremavano, e fuggì come se stesse vivendo un incubo. Rallentò solo quando arrivò all’aperto, nella luminosità arancione della strada. Giunse all’angolo, svoltò nella strada che incrociava Raby Street senza mai guardare indietro, ansioso di interrompere il contatto visivo con la casa. Ma se la sentiva addosso, appiccicosa come una matassa di fili di ragnatela.
2
“Ti serva di lezione.” Redpath camminò per più di un chilometro e mezzo continuando a ripetere fra sé la stessa frase, facendone una specie di canto silenzioso. Più si allontanava dalla casa di Raby Street, più rallentava il passo. “Ti serva di lezione.” Tremante di sollievo, cominciò a guardare le vetrine dei negozi, a trovare interessanti cose di cui non si era mai occupato: i diversi modelli di radio a transistor, i prezzi della tappezzeria, le capacità cubiche dei frigoriferi. “Ti serva di lezione.”
Trascorse una mezz’ora prima che lui riuscisse a mettere a fuoco la morale degli ultimi avvenimenti, ed era una morale che riguardava Leila. Adesso capiva perfettamente che la amava, che l’ammirava e che aveva bisogno di lei; che litigare con Leila era stato un atto di stupidità monumentale; che la cosa più urgente in assoluto era trovare il modo di ristabilire la relazione. Scrutò intensamente la vetrina di una panetteria, quasi a cercare un significato nella disposizione di torte e biscotti, e decise che affrontare Leila nel suo ambiente era una necessità tattica. Aveva già avuto la dimostrazione di quanto fosse inutile cercare di parlarle in ufficio.
“Ha fatto male a ridere di me. Molto male. Forse devo insegnarle la lezione. Insomma, io sono sempre stato favorevole al movimento di liberazione femminile, ma a volte liberarsi significa castrare qualcun altro. C’è di che riflettere…”
Redpath guardò l’orologio. Se andava subito al parco a recuperare la bicicletta, poteva arrivare all’appartamento di Leila a Leicester Road prima di lei. Aveva detto che faceva un salto a casa solo per prendere delle carte; ma lui sarebbe riuscito a convincerla a preparare il caffè, e con un po’ di tempo a disposizione, nella calma assoluta del suo appartamento, avrebbe chiarito le cose. Avrebbe fatto tutto il possibile per convincerla che sarebbe stato lieto di tornare alle vecchie abitudini, che non si sarebbe mai più dimostrato geloso o possessivo.
“Ma è vero, John? È proprio vero? Se tu riesci a rifiutare altre donne, perché lei non deve rifiutare altri uomini? Perché non deve imparare la lezione come l’hai imparata tu?”
Quando Redpath tornò a prendere la bicicletta, la scarsa popolazione del Giardino Churchill era mutata. Le giovani signore con carrozzelle e bambini erano state sostituite dagli operai delle acciaierie e delle fabbriche vicine. Nell’aria c’era il profumo di cibi caldi e d’aceto, e Redpath ricordò di avere fame. Trovò la bicicletta, si chinò a slacciare la catena e s’immobilizzò in quella posizione, fissando il lucchetto. I quattro numeri della combinazione che usava praticamente tutti i giorni, da anni, erano svaniti dalla sua memoria.