— Davvero? — Redpath guardò i polsini della camicia dell’altro, immacolati, coi gemelli d’oro, e si sentì improvvisamente inquieto. I suoi vestiti erano sporchi, forse puzzavano. “Ma cosa diavolo succede, qui? Come fa a sapere che entrerò a far parte della famiglia? E che razza di famiglia può desiderare uno come me?”
— Ho un cavallo sicuro al cento per cento nell’ultima corsa di Aintree, e ti cedo l’informazione per dieci sterline — disse Tennent, sorridendogli con un’aria di amicizia sconfinata. — Che te ne pare?
Redpath scosse la testa. Cominciava a capire. — Non ho soldi.
Il sorriso di Tennent era imperturbabile. — Facciamo così, John. Io scommetto i soldi per conto tuo e poi dividiamo la vincita a metà. Naturalmente mi riprenderò le dieci sterline. Tanto per darti il via. Mi sembra una buona proposta, no?
— Io non gioco.
— Ma questo non è giocare, John. Si tratta solo di spillare un po’ di soldi agli allibratori, di fargli sganciare qualcosa per una buona causa. Allora, dieci sterline su Swordsmith, d’accordo?
— Senti, ti ho già detto… — Redpath s’interruppe a metà della frase, irritato, improvvisamente conscio della mostruosa ingiustizia di quello che gli stava succedendo. Aveva un bisogno estremo di prendere fiato, di nascondersi anche solo per un giorno o due, di pensare e di venire a patti con se stesso. Un omicidio non è una sciocchezza, e un omicida, perdio, ha diritto a un po’ di solitudine, di riflessione, senza essere disturbato dal primo cretino che passa. Redpath soffocò il desiderio di scappare, alzò gli occhi sulle scale e vide due donne che lo scrutavano dal pianerottolo.
Una era Betty York, vestita esattamente come quando si erano incontrati al parco, con la giacca di velluto e i jeans stinti. L’altra, per quanto non la vedesse molto bene, era una vecchietta molto alta e curva, col vestito lungo fino alle caviglie. I suoi capelli bianchi erano raccolti a crocchia. Aveva un paio di occhiali senza montatura, assicurati al collo da un nastro di stoffa nera. Dava l’idea di essere una donna fragile, dolce; eppure nel suo aspetto c’era qualcosa di sottilmente sbagliato, qualcosa che Redpath. per quanto confuso, trovò pauroso.
“Non può essere un uomo travestito. Non può essere Anthony Perkins che si prepara a uccidere Janet Leight. Sarebbe troppo, persino in questa casa balorda.”
— Ma guarda chi c’è — disse Betty York, scendendo verso di lui. — Sei andato a fare le valigie, tesoro? — Nel suo comportamento non c’era proprio niente che lasciasse intendere che fra di loro, di sopra, era successo qualcosa di strano. Redpath ne fu profondamente sollevato.
— Non ho valigie — mormorò. — Ho solo la bicicletta.
— Dirò ad Albert di sistemarla sul retro della casa.
— Grazie.
— Sei arrivato al momento giusto, sai. — Betty lo prese per il gomito, lo trascinò su per le scale. — Una stanza così carina, in una zona come questa, va a ruba. Se avessi messo un annuncio sul giornale l’avrei già affittata una decina di volte. E a un prezzo molto alto.
“Soldi” pensò Redpath. “La gente usa ancora quei pezzi di carta che si chiamano soldi.”
— Volevo proprio parlare dell’affitto — disse. — Temo di non avere…
— Non preoccuparti per l’affitto, figliolo. — Tennent gli rivolse un cenno d’intesa, una strizzatina d’occhi incredibilmente lenta. — Il tuo affitto lo pago io. Domani avrai tutti i soldi che vuoi.
— Lascialo in pace — disse Betty. — Non gli interessano i tuoi sistemi per arricchire in fretta. Vieni, John.
Redpath annuì, remissivo. “Ha cambiato ruolo. Non è più l’adescatrice, è la chioccia. Cos’è successo?” Seguì Betty su per le scale, arrivò al pianerottolo, fece in tempo a vedere la vecchietta che scompariva nella prima camera da letto a destra. La vecchietta non chiuse la porta. Restò a guardare Redpath che passava, con la faccia incartapecorita coperta di cipria che spuntava da dietro il battente.
— La signorina Connie — disse Betty, sottovoce. — Non farle caso.
Redpath, che stava tentando di distogliere lo sguardo dalla signorina Connie, lanciò una occhiata involontaria nella sua direzione. La stanza della vecchietta era coloratissima, un insieme di rettangoli dai colori abbaglianti e di scintillii metallici. La scena scomparve prima che lui avesse il tempo di interpretarla; ma quando cominciò a salire la seconda rampa di scalini capì che la stanza della signorina Connie era piena zeppa di cibi in scatola, in quantità sufficiente a riempire un negozio di dimensioni modeste. Sul letto c’erano dei cartoni vuoti, e l’aria lì attorno aveva gli stessi odori di un negozio d’alimentari: pancetta, caffè, arance, detersivi.
“Forse è un negozio sul serio. Ricordi la signora Crangle, che aveva messo un bancone in soggiorno e vendeva mele cotte? E Gus Minihan, che aveva cercato di trasformare il suo garage in una birreria? Però la signorina Connie dovrebbe mettersi a vendere al pianterreno…”