Sulla faccia grigia di Nevison apparve una smorfia di disappunto, ma le sue mani rivolsero un cenno d’invito al poliziotto. — Sono sicuro che a John non dispiace.
— Grazie. — Pardey consultò gli appunti, prima di guardare Redpath. — Questa vecchietta con la stanza piena di roba… Avete idea del cognome?
— No. — Redpath si accorse all’improvviso di essere tornato nel mondo normale, dove ogni persona ha le proprie preoccupazioni. — Per me era solo la signorina Connie.
— E questo Albert?
— Era solo Albert.
— Capisco. Avete idea di cosa faccia questa gente per vivere?
— Assolutamente no. Sono rimasto in quella casa per poche ore, e non se n’è mai parlato. Secondo me, Albert faceva l’operaio, tempo fa. — Per la seconda volta in due minuti Redpath capì che Pardey, col suo senso pratico, aveva toccato un punto cruciale. Il giorno prima era martedì, giornata lavorativa, ma nella casa di Raby Street nessuno era andato al lavoro. Come facevano a mantenersi?
— Mi pare un po’… — Pardey fece scorrere la penna contro la spirale di plastica del blocchetto, e quel rumore sembrò quasi frastornante. Gli occhi blu del poliziotto erano meditabondi. — C’è un telefono? Vorrei chiamare l’ufficio.
— Sul pianerottolo, seconda porta a destra — disse Nevison. Aspettò che Pardey se ne fosse andato, poi rivolse a Redpath un sorriso stranamente comprensivo. Redpath si girò a guardare la finestra. Non voleva arrendersi così in fretta.
— John, ti prego, non pensare che vogliamo abbandonarti a te stesso — disse Nevison. — Hai passato un’esperienza molto brutta, e come direttore del reparto me ne sento responsabile. Nessuno aveva previsto esattamente gli effetti del Composto Centottantatré sulle tue percezioni, e…
— Però tu hai detto che il Composto non c’entrava niente — ribatté Redpath. — E hai detto che sono io a essere uscito di testa.
Nevison sorrise di nuovo. — Io ho solo detto che il Composto Centottantatré non ti ha dato allucinazioni. Sono sempre convinto che tu stia ricevendo emanazioni telepatiche di cui ignoriamo la fonte, e che tu non sia ancora in grado di interpretarle correttamente.
— Ma che interpretazione e interpretazione! Se vedi una cosa, la vedi.
— Non è così semplice, John, credimi. Se prendi la fotografia di un televisore e la mostri a un aborigeno che in vita sua non ha mai visto un televisore o una fotografia, non avrà la più pallida idea di cosa sia. Vedrà solo un foglio di carta pieno di macchie colorate. Per estendere l’esempio, il diagramma dei circuiti elettronici di quello stesso televisore a te non direbbe niente, mentre per un tecnico sarebbe una miniera d’informazioni chiarissime. Capisci?
— Io ti capisco, ma sei tu che non capisci me.
— Andiamo un po’ oltre. — Nevison ostentava una pazienza estrema. — Quando hai sognato di trovarti negli Stati Uniti, come si chiamava la città?
— Gilpinston.
— E lo stato qual era?
— Credo l’Illinois. — Redpath era restio a rispondere. Sapeva che Nevison gli stava preparando una trappola.
— Bene. Per quanto tu ne sappia, hai mai sentito parlare di Gilpinston, nell’Illinois?
— No, ma non capisco cosa…
— Guarda, tiro a indovinare — disse Nevison, poi si alzò e si avvicinò a uno scaffale della libreria — ma è solo per una buona causa. — Prese un atlante, lo aprì all’indice e lo mise davanti a Redpath. — Forza, John, cerca Gilpinston.
Redpath ubbidì, lasciò scorrere il dito sulla pagina, poi si fermò di colpo, irrequieto. Aveva trovato le parole “Gilpinston, Ill., U.S.A.”, seguite dal numero della pagina e dalle coordinate della mappa.
— Cosa vorresti dimostrare? — chiese, fissando Nevison con una smorfia. — Come facevi a sapere che la città esiste davvero?
Prima di rispondere, Nevison tornò a sedere dietro la scrivania. — Non lo sapevo. Non ho mai sentito nominare Gilpinston prima di stamattina.
Leila si alzò, andò a sedersi sulla poltrona accanto a quella di Redpath, gli mise una mano sulla spalla, guardò l’atlante. — Secondo te, questa sarebbe la prova che si è trattato di un fenomeno telepatico?
— Non è così semplice. — Nevison era pensoso. — Potrebbe essere telepatia, o il ricordo inconscio di una località. A John cercavo solo di dimostrare che il rapporto fra la sua coscienza e la sua mente è più complesso di quanto lui non creda. Ti farò un altro esempio utilizzando lo stesso sogno… John, sei mai stato in America?
— Mai. — Redpath rispose automaticamente. La cosa che gli interessava di più era che Leila fosse rimasta al suo fianco. Sentiva il profumo che lei usava sempre.
— Come pensavo… Eppure, quando hai descritto quella cantina, hai detto che l’interruttore era abbassato, e che per accendere la luce hai dovuto alzarlo.
Redpath scrollò le spalle. — E allora?
— In America gli interruttori sono fatti così. Per accendere la luce bisogna tirarli su.
— Ma non è possibile. È logico che la luce si accenda abbassando la mano. Insomma… — Redpath, sempre più incerto, si interruppe. Cominciava a capire che lui e Nevison, fin dall’inizio, stavano discutendo su due livelli diversi.