— Probabilmente è meglio che vi segua, per dare un taglio a tutta questa storia. — Redpath si alzò, si trovò vicino a Leila, e impulsivamente le prese una mano. — Leila, per te non dev’essere stato molto divertente… Tutti quei miei incubi… Mi dispiace che sia andata così.
Lei gli rivolse uno sguardo caldo, diretto. — Non preoccuparti. Sono contenta che tu stia bene.
— Non quanto io sono contento che stia bene tu. — Redpath voltò gli occhi verso il cielo, come un santo di El Greco, e Leila sorrise, e il fatto di vederla sorridere, di essere stato lui a farla sorridere, gli diede una soddisfazione immensa.
— Voglio che tu torni entro le due, per una serie di test psicometrici — disse Nevison, togliendo il nastro dal registratore. — Dovresti avere il tempo di fare un salto a casa e darti una rinfrescata.
— Capito — rispose Redpath, toccandosi il mento ispido di barba. Uscì con Pardey fra chiacchiere e saluti, ormai sicuro che la vita era meravigliosa, che di tanto in tanto vale la pena di traversare un tunnel buio per apprezzare come si deve il sole che splende all’altro capo del tunnel. Era talmente euforico che per un attimo si chiese se non si trattasse di un altro preludio psicotropico, della dolcezza ingannevole che precedeva un attacco; ma decise, pensandoci, che quella sensazione era autentica e giustificata. Era un uomo normale, con tutti i difetti e i problemi di un uomo normale, ma niente di più. A metà scala si fermò a studiare il pavimento verde-crema dell’atrio, che non subì la minima metamorfosi.
— Cosa farete a Tennent? — chiese a Pardey quando furono in macchina, diretti verso il centro. — Dovete arrestarlo?
— Niente paura. — Pardey gli lanciò un’occhiata interrogativa. — Siete anche voi uno di quelli che non vogliono essere coinvolti in faccende del genere?
— Lo ammetto, non mi va di essere coinvolto.
— Be’, fino a un certo punto lo siete già, comunque se ci riesco vi tirerò fuori. È per questo che vi ho fatto venire con me a recuperare la bicicletta. A quella gente dovete dire soltanto che sono un amico che vi ha dato un passaggio. Se la fortuna ci assiste, potrò studiarmi per bene quel Tennent in via ufficiosa.
— E poi?
— Poi torno in ufficio, controllo le foto segnaletiche e mi accerto che sia lo stesso uomo. Dopo tutto, Tennent è un cognome piuttosto comune. E se non riesco a vederlo, voglio che più tardi facciate un salto da me a guardare qualche fotografia. Okay?
— Va bene — disse Redpath, sollevato. — Per così poco non ho problemi.
— In mancanza di aiuto attivo, accontentiamoci di un po’ d’assistenza — mormorò Pardey.
— Oh, non è niente. Basta che sulla medaglia scrivano il mio nome correttamente.
Redpath ammutolì. Non riusciva a decidere se era il caso o no di diventare più espansivo con Pardey. Il poliziotto, essendo amico di Leila, gli aveva già risparmiato un confronto lungo e difficile con la polizia. Era da sciocchi e da ingrati, decise, continuare a tenere i rapporti su un piano che poteva scatenare inimicizie. Restò tranquillo finché non arrivarono a Woodstock Road, poi diede a Pardey le istruzioni per raggiungere Raby Street.
— Che nome buffo per una strada — commentò Pardey. — Non fa venire in mente immagini piacevoli. Sembra quasi una malattia: Raby, rabbia.
— Penso proprio di sì. — Redpath identificò la casa numero 131 nella fila alla sua sinistra, continuò a guardarla finché la macchina non si fermò davanti all’ingresso. Ora gli sembrava ancora più tetra di quanto ricordasse. C’era qualcosa di buio, di definitivo, nelle finestre, come se la luce che entrava non potesse più uscirne. Lingue verdi di muschio che si insinuavano fra i mattoni divoravano l’intera superficie della casa. Redpath, gli occhi fissi sull’edificio, ebbe una sensazione di presagio del tutto indipendente da quello che era successo lì.
— Cerchiamo di sbrigarci — disse Pardey, e scese dall’auto. Redpath lo raggiunse alla porta d’ingresso. La cassetta della posta era parzialmente aperta, e ne sporgeva un volantino pubblicitario spiegazzato. Pardey afferrò il battente di ferro e picchiò vigorosamente sulla porta. Il suono riecheggiò all’interno della casa, fortissimo.
— Aprite, signora — disse il poliziotto a Redpath, sorridendo. — Sono di “Case e Giardino”. Vogliamo fare un servizio fotografico per il numero di Natale.
Redpath annuì, gli restituì il sorriso, La casa sembrava deserta. Andò fino al bovindo, che aveva le tendine dischiuse, appoggiò la fronte al vetro e guardò nella stanza dove, la sera prima, era rimasto per ore coi quattro membri della sua nuova “famiglia”. Nella stanza non c’era nemmeno un mobile. Era completamente vuota. Lui cominciò a sentirsi male.
— Su, coraggio, signora — disse Pardey, e bussò più forte di prima, così forte che i vetri di una finestra vibrarono. Il poliziotto si girò a fissare Redpath, sembrò leggere qualcosa nei suoi occhi; poi, improvvisamente, si inginocchiò a scrutare attraverso la cassetta delle lettere.
Redpath gli si avvicinò. — Dev’essere successo qualcosa di strano…