Lionardo afferra con ambe le mani la picca, che in quei tempi le fanterie usavano lunghissima, ed aspetta a pi`i fermo il momento di spingerla nel collo del cavallo; dove ci`o gli venga fatto, il destriere stramazzer`a in un viluppo col suo signore, e mentre questi grave di armatura tenter`a sollevarsi, lui, stretta la spada, lo spaccer`a da questo mondo. E se il destriero non era pi`u sagace del suo signore, senza fallo gli riusciva; ma l’animale saltando destramente da parte, schiva la punta la quale sfior`o in passando la gamba al Sassatello. Lionardo subito si volge impetuoso per timore di essere preso alle spalle; la troppa previdenza e la troppa prestezza gli nocquero; forte tenendo pur sempre nelle mani la lunga picca, imbatte nelle groppe del cavallo, che un’altra volta girandosi offerisce campo al Sassatello di ghermire il suo nemico pel collo, e cos`i fece, e trattolo a s`i, lo lev`o da terra. Lionardo si sentiva strangolare; tent`o rompersi il collarino e non pot`e aiutarsi; allora si risovvenne avere la daga, la trasse fuori, e sollevato il braccio incise profondamente il cavallo nella spalla; inferocito l’animale dallo spasimo, imperversa per la campagna traendo in sua bal`ia cotesti due inferociti. Lionardo agita le gambe per l’aria e stretto alla gola non profferisce parola alcuna di resa; al Sassatello sbattuto dalla corsa non 'e concesso assestare un colpo; fuga d’inferno era quella.
N'e per`o alcuno si moveva di schiera; solo il Morticino degli Antinori, per ordinario pallido, adesso poi cosperso di pi`u spaventevole pallore, accorre come forsennato, e giungendo le mani gridava da lontano:
“Capitano Giovanni, deh! per Dio, lasciatelo, lui `i un fanciullo: non gli far male, in nome del tuo Cristo; bada.... rammentati che tu pure hai un figlio di et`a uguale alla sua… Lasciatelo, Giovanni, io vi verr`o prigione invece di lui…”
“Vedi il gagliardo! io lo tengo come un’oca… Forse dalle oche impar`o a gridare; da cui il combattere? Per avventura, Antinori, da te?”
“S`i, via, ma rendilo.”
“Io non lo tengo, per soldato, e ne voglio per riscatto mille fiorini d’oro”.
E disparve galoppando. L’Antinori cammina a capo basso e non profferisce parola.
Tornato a casa, chiese bruscamente alla serva: “Dov’`e mia madre?”
“Badate, Giovanfrancesco, – pensate ai comandamenti della legge di Dio; io vi sono madre di latte… ma madonna v’`e di sangue, non le mancate di rispetto…”
Il Morticino non l’ascoltava e prorompendo nella stanza della madre trov`o seduta sopra un seggiolone la vecchia madonna assopita di un sonno leggiero. La vecchia donna, altera del nobil sangue che le scorreva nelle vene, piena della reverenza dovuta alla materna autorit`a, si lev`o subito con tale una forza di cui si sarebbe riputata incapace, allontan`o da s'e la sedia, mosse un passo in avanti e sollev`o il braccio destro in sembianza d’imprecare; una striscia di fuoco le attravers`o le guancie; gli occhi le si dilatarono minacciosi e terribili: era una figura da Michelangelo.
“Tu tronchi la mia agonia, non la mia vita; per pochi momenti vuoi tu renderti parricida? Va… io…”
“Per Dio, arrestatevi, madre… Io! Qual demonio vi caccia questo pensiero nella mente? Conoscete voi Lionardo Frescobaldi… quel nobile giovanotto che sovente usa qui in casa? S`i, voi lo conoscete… or lui cadde test`e prigioniero, e gli hanno posto il riscatto addosso di mille fiorini d’oro: ora nel pensiero di torli in prestanza da altri la mia anima geme per immensa amarezza. Oh! casa Antinora decaduta, quanto t’era lieve un giorno trovare nei tuoi forzieri mille fiorini d’oro!… ”
La vecchia madonna declin`o il braccio e sciolse un sospiro; poi strinse in amplesso amorosissimo il Morticino esclamando:
“Sangue superbo – e figliuol mio! tu sei la mia consolazione… Aspetta… Prendi questo scrignetto, Giovanfrancesco; io gli aveva serbati per qualche estremo bisogno della vita… spero che basteranno; or volgono forse cinquanta anni che non gli ho annoverati, quanti essi sieno ignoro… ma spero che basteranno. Va… lasciami in pace… e non farmi pi`u cos`i paurosamente aprire le palpebre… le tengo chiuse per insegnare loro a morire”.
…Il Morticino degli Antinori aveva tolto seco un mulo ed un fante, portava in cima alla picca il pennoncello bianco e camminava, lieto cantando, verso il campo imperiale. Antinori, giunto ai piedi della bastite nemiche, vide ad un tratto abbattere meglio di venti archibugi ed accostare le corde fumanti ai foconi; onde, sollevato il pennoncello grid`o:
“Messaggero! – Rispetto al messaggero! Chiamatemi il capitano Giovanni da Sassatello, e ditegli che venga col prigione Perch'e il riscatto `e pronto”.
Il giorno toccava i gradini ultimi del crepuscolo; il cielo si era mantenuto pioviginoso e tinto in grigio: a qualche distanza appena vi si vedeva.
Mostrandosi da’ bastioni fino a mezzo petto, Giovanni da Sassatello domand`o:
“Chi `e che mi vuole?”
“Capitano Giovanni, ho qui meco i mille fiorini, rendetemi il prigioniero”.