«Ora, Gary. Sediamoci un attimo e parliamo. Sei fuori dal gioco.»
«La sola cosa che importa è che tu sia tornata a casa. Sapevo che l’avresti fatto. Lunedì sera saranno partiti tutti e allora avremo tutto il tempo che vuoi.»
«Sarò partita anch’io, Gary. Non intendo restare. Dobbiamo parlare!»
«Non adesso» gridò con una voce stridula. «Perché mi stai facendo questo? Accidenti a te, non te ne andrai! Non hai visto Smart House? Sei proprio una stupida, non capisci cosa ho creato? Ti darò un lavoro. Da adesso in poi tutti avranno da lavorare. Non ci saranno più pasti gratis per te né per nessun altro. A lunedì!» Si voltò di scatto e se ne andò.
Beth si appoggiò stancamente al bancone del bar. Stringeva i pugni con forza e aveva il corpo completamente contratto. Di colpo sentì qualcosa avvolgersi intorno al collo e istintivamente lo afferrò.
«Scusa, Beth. Temo di averti ucciso.»
Il cuore le batteva nel petto all’impazzata, le ginocchia le cedettero. Se non fosse stata appoggiata al bancone sarebbe caduta. La striscia intorno alla gola venne sfilata via e, voltatasi, vide Jake Kluge che la guardava preoccupato. Jake le mostrò un nastro con del velcro alle estremità. «È una garrotta» disse. «Harry?»
«L’hai uccisa» rispose Harry con un tono carico di irritazione e persino di rabbia.
Beth non li aveva sentiti entrare. Si toccò il collo poi annuì. «Mio Dio» sussurrò «questo gioco è folle!»
Jake annuì e le diede l’impressione di essere turbato e scontento del gioco quanto lei, ma poi si rese conto che il suo volto era troppo rigido e che dietro alla sua apparente preoccupazione in realtà celava un sorriso. Quel folle gioco lo divertiva. Beth guardò Harry la cui rabbia e impazienza perlomeno erano evidenti e sincere. Per la prima volta da quando lo conosceva lo sentiva suo alleato più di chiunque altro all’interno della società. Jake la scavalcò, si portò sull’altro lato del bar e digitò le informazioni al computer. Le fece segno di avvicinarsi alla tastiera e Beth silenziosamente confermò che era stata strangolata con la garrotta. A sua volta Harry confermò l’omicidio. La suadente e profonda voce femminile del computer li ringraziò, si congratulò con Jake e manifestò a Beth il suo dispiacere per essere divenuta una vittima chiamandoli tutti per nome.
Beth si mise a leggere nella sua stanza finché l’inquietudine che provava le impedì di rimanere seduta. Aveva già esplorato tutta la casa e non aveva voglia di vedere nessuno ma si sentiva la pelle troppo riarsa dal vento per scendere nuovamente alla spiaggia. Alla fine uscì passando dal balcone e sì diresse verso la serra. Appena vi entrò, Jake e Gary si affrettarono a uscire dall’altra parte.
La serra misurava dodici metri per diciotto e aveva innumerevoli file di verdura, fragole, meloni e piante ornamentali. La struttura conteneva al suo interno altri ambienti costituiti da pareti di vetro che sconcertarono Beth. Erano come delle piccole serre all’interno di una grande serra. In quel momento era completamente sola. Percorse lentamente i vari corridoi avanti e indietro. C’erano frutti estivi, pomodori in maturazione, cetrioli. Era un ambiente senza stagioni, tenuto sotto controllo in ogni senso. Vide una zona su cui aleggiava una leggera nebbiolina e si avvicinò per capire cosa fosse. Si trattava di una vaschetta a circolazione d’acqua in cui veniva coltivato del crescione acquatico.
Quella sera la cena fu orribile. Beth si accorse che erano tutti nervosi, persino le vittime. Gary rispose male a Maddie e Bruce, e quando Laura rise e incominciò a raccontare qualcosa Harry la zittì. Gary guardava torvo Beth. Bruce parlò solo con Jake e Rich ignorando gli altri commensali. Milton aveva un’aria afflitta, come se avesse voluto essere in qualsiasi altro posto tranne che lì, e per questo non disse nulla e mangiò molto poco. Maddie non fece altro che bere per tutta la cena. Persino Laura si fece dimessa e, d’un tratto, la sua prorompente bellezza parve solo una maschera mal truccata. Studiandola, Beth pensò che i segni del tempo sul suo volto sarebbero comparsi all’improvviso. Le rughe avrebbero cominciato a evidenziarsi, la pelle ad afflosciarsi, e questo sarebbe accaduto di colpo. Laura rientrava esattamente in quella tipologia di donna. Beth giocherellava con il cibo nel piatto senza il minimo interesse, e fu un sollievo per lei quando Gary si alzò di scatto e lasciò la sala da pranzo senza dare spiegazioni. Dopo che Gary se ne fu andato nessuno si trattenne oltre a tavola.
«Andiamo a vedere un film» annunciò Maddie. «Prenderemo il caffè nella stanza della televisione.»
«Quale film?» domandò Laura.
«Che importanza ha?» rispose Maddie con un’alzata di spalle, e uscì portandosi via il bicchiere.
Era vero, e Beth lo sapeva, a nessuno importava di quale film si trattasse. Se fossero riusciti a far trascorrere la serata e il giorno seguente, finalmente sarebbe finito tutto. Qualsiasi cosa fosse stata proiettata sarebbe servita a questo scopo.