Читаем La casa che usside полностью

Charlie le andò incontro sulla porta del bagno, l’abbracciò e le annusò i capelli bagnati. «Sei tutta corrugata come un’uva passa» le disse infine allontanandosi per guardarla meglio. «Stai bene?»

«Più o meno come puoi immaginare che stia un’uva passa. Cosa stai facendo?»

Le valigie erano sui letti, alcuni vestiti erano stati piegati malamente e riposti già nelle valigie mentre altre cose erano semplicemente ammonticchiate lì accanto.

«Leviamo le tende» rispose, e guardò mestamente il caos che era riuscito a fare. «Non dormiremo più a Smart House, ci trasferiamo in un albergo o in un motel.»

Come riuscivano i suoi occhi a fare quello che facevano, si domandò Constance. Alcune volte sembravano diventare inespressivi, opachi come una roccia levigata. «D’accordo» disse senza discutere. «Farò i bagagli, ma a una condizione, che prima mangiamo un boccone.»

«Non qui però.» "Pessima mossa mangiare nella casa in cui qualcuno ha tentato di ucciderti" pensò Charlie. «Infilati qualcosa che saltiamo in macchina e andiamo in un posto dove si possano ordinare frutti di mare al vapore, birra e raffinatezze di questo tipo.» Guardò i fogli sulla scrivania. «Effettivamente è una buona idea toglierci di qui per un po’. Quelli li porto con me e non torneremo prima delle sei e mezzo.»

Incrociarono Dwight nel corridoio del piano terra. Il capitano diede loro le indicazioni per un ristorante specializzato in molluschi e disse che se tra un paio d’ore, intorno alle cinque e mezzo, fossero stati ancora lì, li avrebbe raggiunti.


I frutti di mare erano perfetti, considerò Charlie con soddisfazione dopo che ebbero terminato anche il secondo piatto da portata. Anche il tavolo era perfetto, con una bella vista sull’oceano e, cosa ancora più importante, una bella luce. La signora di mezza età dalla faccia simpatica che li aveva serviti ritornò con il caffè e i menù per il dolce, gli stessi a cui avevano già dato una scorsa all’inizio del pranzo. Charlie domandò se a qualcuno dispiaceva il fatto che occupassero il tavolo ancora per un po’, ma la donna, sorpresa, domandò perché avrebbe dovuto dispiacere a qualcuno. Avevano a disposizione un tavolo ben illuminato e del caffè, cominciarono a sparpagliare i documenti che avevano portato. Constance si dedicò a quelli che Charlie aveva già letto, come l’assetto societario, le perizie del medico legale su Gary e Rich, le previsioni finanziarie… Sperò ardentemente che tra quei fogli ci fosse anche l’inventario stilato da Bruce e mormorò: «Dannazione!»

«Sono d’accordo con te, ma a che proposito?»

«Bruce ha preso nota di eventuali oggetti spariti dalla sua stanza, giusto? La balena blu che dice essere scomparsa, per esempio.»

«Ho paura di sì. L’inventario offre una scappatoia a chiunque in quella casa. Supponiamo che scompaia il leone marino di ghisa. Se Bruce dicesse: "Non so di cosa stiate parlando. Non l’ho mai visto" chi potrebbe provare il contrario?»

«Ma perché darsi la pena di scambiare i soprammobili? Perché non lasciare semplicemente l’oggetto in questione nella camera di Milton, dove già si trovava?» Constance si fermò poi disse: «Oh, capisco, hai ragione. Dev’essersi trattato per forza del portacenere. Sappiamo che Milton l’ha usato. Sarebbe risultato mancante anche se non fosse stata rilevata la scomparsa di nessun altro oggetto.»

Charlie rise nel vedere lo sguardo annoiato di Constance. Il cibo aveva avuto un effetto prodigioso sull’umore di Charlie, e la distanza da Smart House aveva contribuito. Ritornò nuovamente sull’orario che lui e Constance avevano elaborato riguardo agli spostamenti avvenuti durante il gioco la notte in cui c’erano state le due prime vittime.

Constance osservava il luccichio dell’oceano che saliva e scendeva in un eterno movimento. Il problema era che chiunque avrebbe potuto uccidere Milton e poi rimettere tutto in ordine, mentre nessuno aveva avuto modo di uccidere Gary e Rich. Constance annuì, era esattamente quello il problema. Perché Rich Schoen non aveva reagito, non aveva lottato per difendersi? Perché Gary si era fatto spingere nella vasca idromassaggio senza trascinare con sé anche l’altra persona? Forse l’ipotesi di Dwight dei due aggressori era l’unica plausibile. Forse, invece, alla fine i due corpi erano stati spostati, così come era accaduto per Milton. Le indagini della polizia avrebbero potuto essere state compiute in modo approssimativo, poteva essere stato commesso uno sbaglio. Constance aggrottò le sopracciglia rivolta verso l’oceano Pacifico. Per quanta approssimazione ci potesse essere, nessuno avrebbe potuto scambiare una morte per annegamento per qualcos’altro. Borbottò a bassa voce un altro "dannazione", e Charlie le prese la mano.

«Andiamo a fare una passeggiata sulla spiaggia» le propose. «Torneremo alle cinque e mezzo per incontrare Dwight.» Il tono della sua voce era basso, estremamente tranquillo, tanto da farle pensare che fosse affaticato.

«Charlie! L’hai capito!»

«Non ancora, non ancora. Voglio rifletterci su. Camminiamo un po’.»

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