Читаем La missione di Sennar полностью

Qualcosa, in quella figura, fece fremere Nihal di ribrezzo. Anche per essere una gnoma, Reis era piccolissima, rinsecchita come un fiore avvizzito, e aveva il volto segnato da rughe profonde. Sotto le palpebre pesanti gli occhi sembravano non avere sguardo: al posto dell’iride c’era un cerchio biancastro, privo di espressione. Il viso era incorniciato da capelli di un grigio ingiallito, che scendevano dritti fino al suolo, serpeggiando per un tratto del pavimento. Eppure si intuiva che doveva essere stata molto bella in passato: nei tratti traspariva ancora una delicatezza dolente, ma il tempo era stato impietoso.

Quanti anni poteva avere? Sembravano centinaia, ma a detta di Soana non doveva averne più di una settantina.

«Fatti toccare, Sheireen» gemette Reis. Allungò verso Nihal una mano raggrinzita.

La ragazza rimase ferma a guardarla, impietrita, finché non si sentì afferrare il polso e tirare verso il basso.

Gli occhi velati di Reis le scrutarono il viso, mentre le sue dita le sfioravano gli zigomi e le guance. «Sei proprio tu, giovane Sheireen.»

«Non mi chiamo Sheireen» disse Nihal. «Io sono Nihal della Torre di Salazar.»

La vecchia annuì e sorrise. «Certo, certo, Nihal... Ma il tuo vero nome è Sheireen, la Consacrata, ultima dei mezzelfi, unica speranza di questo mondo.»

Nihal d’istinto si voltò e cercò Sennar. Il mago si fece avanti, silenzioso.

Reis spostò di scatto la testa. «Chi è il giovane con te?» Sembrava preoccupata.

«Mi chiamo Sennar, sono...»

«Oh, Sennar... il consigliere della Terra del Vento, l’allievo della mia amata Soana» cantilenò la vecchia, poi tornò a rivolgere lo sguardo su Nihal.

«Soana ha detto che volevi vedermi» mormorò Nihal.

«Ti ho attesa a lungo, Sheireen, ma sapevo che un giorno saresti venuta da me. Non potevi fare altrimenti» chiocciò la vecchia.

Nihal ebbe un brivido lungo la schiena. Che cosa significava quell’ultima frase?

«Siediti, mezzelfo» disse Reis. «Sono tante le cose che ti devo rivelare.»

Nihal si sedette su uno sgabello di legno e Sennar le rimase a fianco, una mano sulla spalla.

La vecchia si alzò a fatica e si trascinò verso uno scaffale, da dove prese un piccolo braciere che posò in mezzo al tavolo. Dopo che l’ebbe riempito con una manciata di erbe sconosciute, recitò una breve formula.

Sul fondo del braciere si accese un piccolo falò e si alzò un fumo denso, che Reis sembrava guidare con le mani. Dalle volute iniziarono a emergere immagini confuse, che a poco a poco si fecero sempre più precise e dettagliate. Nihal sgranò gli occhi: davanti a lei stava prendendo forma una cittadina. Le case erano costruite per lo più in legno. C’era un via vai di persone, bambini che giocavano per le strade, donne che facevano acquisti al mercato della piazza centrale. Una cittadina come tante. Una cittadina di mezzelfi.

Nihal rimase incantata. Non aveva mai visto altri mezzelfi e ora li guardava muoversi, parlare, vivere. La sua attenzione si spostò su una ragazza. Era molto giovane, lunghi capelli blu, occhi viola. Sembrava allegra e piena di vita.

«Tua madre era nata nella Terra dei Giorni» iniziò a narrare Reis. «Non erano bei tempi, quelli, ma a lei non importava. Quando la sua gente dovette fuggire per scampare alla persecuzione del Tiranno, lei partì senza voltarsi indietro. Aveva tutto ciò che desiderava: la sua famiglia e il suo compagno.»

Un secondo mezzelfo si avvicinò alla ragazza e sorrise. Era un ragazzo, poco più grande di lei.

Mia madre. Mio padre.

«I tuoi genitori si sposarono appena giunsero nella Terra del Mare, con la benedizione del capo del villaggio e il favore delle stelle» continuò la vecchia.

La quiete di quelle immagini fu interrotta dall’irruzione di un contingente di fammin. Il fumo che usciva dal braciere si scurì e sul villaggio sembrò essere calata la notte.

«Ma la sciagura li seguì fin là. Mentre le creature maledette del Tiranno seminavano morte e disperazione, tua madre si nascose e pregò. Pregò perché il suo giovane sposo fosse risparmiato, perché lei non fosse uccisa. Quel giorno giurò che se fossero sopravvissuti avrebbe consacrato il frutto del suo grembo a Shevrar, dio del Fuoco e della Guerra.»

Il fumo si dissolse e Nihal tese la mano come per afferrarlo. Avrebbe desiderato poter continuare a vedere il viso di sua madre.

Reis aggiunse una manciata di erbe al braciere e dalle fiamme emerse l’immagine di una famiglia: la ragazza, il giovane e, tra loro, una bimba.

«Shevrar ebbe pietà e salvò entrambi. Tua madre rimase incinta poco dopo e tuo padre insistette perché si spostassero in un villaggio più piccolo e più sicuro. Ripartirono, di nuovo profughi ma felici di essere ancora insieme. Nacque loro una bambina: le misero nome Sheireen, la Consacrata, e decisero che avrebbe dedicato la propria vita alla spada e alla battaglia, perché lodasse il nome di Shevrar e vendicasse i morti della sua Terra. La divinità accettò l’offerta. Sheireen sarebbe stata la sua sacerdotessa e non le sarebbe mai successo nulla di male.»

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