Parlarono per tutta la sera. Nihal raccontò di Oarf e delle sue battaglie, Sennar dell’interminabile viaggio a Zalenia, ma le molte cose non dette aleggiavano tra loro. A Nihal continuavano a risuonare in testa le parole pronunciate da Megisto l’ultima volta che si erano visti: “La tua ricerca della verità è prossima a una svolta, Nihal. Ma spesso la verità è un bene terribile”.
Si ritirarono nelle stanze che erano state preparate per loro solo molto tardi. Nihal stava per chiudere la porta, quando incrociò lo sguardo dubbioso di Sennar.
«C’è qualcosa che non va?» chiese il mago.
«Sì» ammise lei.
«Non sei contenta che Soana sia tornata?»
«Sì, però...» Nihal esitò. Come faccio a dirglielo?
«È per il palazzo? Ti risveglia ricordi tristi?»
Nihal sospirò. Aveva sbagliato a tacere fino a quel momento. «Vieni dentro, Sennar.»
Gli raccontò tutto: di Megisto, della formula proibita, di quella specie di profezia. Nihal non aveva mai visto Sennar così infuriato.
«Sei ammattita? Ti rendi conto di quello che hai fatto?»
«Sennar, ti prego, non metterti a farmi la morale.»
«Non ti faccio la morale, maledizione!» inveì lui. «Le formule proibite sono pericolose. Per te come per chiunque altro! Hai corso un grosso rischio, Nihal. E per cosa?»
«Non voglio discutere di questo, ora» disse Nihal.
«Ah, no? E di che cosa vuoi discutere, di grazia?» Era davvero infuriato. «Parliamo un po’ dei tuoi sogni, allora!»
Nihal scosse la testa.
«Invece sì, Nihal!» insistette il mago a voce più alta. «Raccontami come vanno i tuoi sogni.»
Nihal dovette ammettere che, da quando aveva appreso la formula dell’Ombra Inestinguibile, gli incubi si erano fatti più insistenti. «Ma non è questo il punto, Sennar, è un’altra la cosa che mi preoccupa. Che cosa intendeva dire Megisto? Perché la verità dovrebbe essere terribile? È tutta la vita che mi chiedo qual è il senso della mia sopravvivenza...»
Sennar si diresse alla porta senza rispondere. Prima di uscire la guardò con occhi severi. «Non puoi far dipendere la tua vita da verità che sono in mano ad altri, Nihal. Sei tu che devi trovare la via. Credevo che lo avessi imparato.»
Il giorno dopo, Nihal bussò alla stanza di Soana molto presto. Il sole non era ancora sorto e una bruma d’inizio inverno avvolgeva il palazzo.
«Ho bisogno di sapere» le disse semplicemente.
Soana annuì e prese il mantello. «Vieni, usciamo.»
Il giardino pensile si trovava esattamente sopra la cascata. Soana si appoggiò al parapetto e osservò l’acqua che scrosciava. «Mi hai perdonata?»
Non era facile rispondere: la scoperta che Ido e Dola erano fratelli aveva costretto Nihal a ripensare a tutto quello che Soana le aveva taciuto. Aveva sempre saputo delle sue origini e dello sterminio dei mezzelfi, ma non le aveva mai raccontato niente. Aveva atteso così a lungo, che alla fine Nihal aveva scoperto tutto nel peggiore dei modi, alla morte di Livon. Ma ora era passato così tanto tempo...
Nihal si rese conto in quel momento che sì, l’aveva perdonata. La guardò negli occhi e annuì.
Soana rispose con un sorriso. «Sono fiera di quel che sei diventata, Nihal. Sei una donna forte, te lo leggo in viso. Sei un bravo guerriero. È per questo che sono tentata di tacere.»
Nihal non capiva: Soana aveva lasciato l’incarico di consigliere per ritrovare Reis, la sua antica maestra, l’unica che sapesse la verità sulle origini di Nihal. «Perché? Io non...»
«Aspetta. Lascia che ti racconti» la interruppe Soana. «Il mio è stato un lungo viaggio. Reis non aveva lasciato alcuna traccia dietro di sé e ho creduto a lungo che fosse morta. Per più di un anno non ho fatto altro che cercare indizi, ma sembrava non ci fosse nulla. Poi ho incontrato qualcuno che sosteneva di averla vista. La notte ho iniziato a fare strani sogni: immagini confuse, panorami sconosciuti. E una specie di richiamo, come un lamento...»
Nihal ebbe un sussulto: era esattamente quello che capitava a lei.
«Più trovavo notizie sul suo conto, più sentivo quel richiamo nella mia mente.
Ho vagato per tutto il Mondo Emerso, ho parlato con centinaia di persone, ho attraversato luoghi di cui ignoravo l’esistenza.» Soana tacque per un istante e il sole le salutò con i primi raggi. «L’ho trovata tre mesi fa.»
A Nihal tremò la voce. «Ti ha detto qualcosa?»
«Vuole che tu vada da lei.»
«Dimmi dov’è» disse Nihal decisa.
Soana sospirò. «Non voglio che tu lo faccia. Non andare.»
Quelle parole caddero come pietre nella quiete dell’alba. Nihal sentì il sangue affiorarle al viso. «Ma perché? Tu non sai quello che ho passato, quante domande mi rimbalzano nel cervello!» Era agitata, Soana invece manteneva la solita calma ieratica.
«Reis è cambiata, Nihal. Quando era la mia maestra era una donna sicura, forte, ma ora... In lei c’è qualcosa di malvagio. Temo per te.»
Nihal ebbe un moto di ribellione. «Ho il diritto di sapere la verità.»
«Ci sono verità che è meglio non conoscere» disse Soana in tono grave.
Quelle parole colpirono Nihal.