Sennar partì qualche giorno dopo, con la solenne promessa che sarebbe tornato presto. Il dovere lo chiamava, la sua presenza era richiesta al Consiglio, per continuare le trattative con Zalenia.
Nihal tornò alla vita di sempre. Mentre l’autunno colorava gli alberi e stingeva il cielo, la guerra diventò una triste abitudine, le battaglie un susseguirsi sempre uguale di stragi e sudore. Nihal sentiva che le mancava uno scopo e iniziava a sospettare che la chiave della sua vita non fosse sui campi di battaglia.
25
La morte del traditore.
Sennar si era buttato a capofitto nelle trattative per gli aiuti militari da Zalenia. C’era bisogno di qualcuno che mediasse tra Pelamas e i consiglieri. Dopo le avventure che aveva vissuto durante il suo viaggio, la cauta diplomazia del Consiglio lo annoiava, ma sapeva che la via della pace passava anche per quel sentiero. Quando vide che i negoziati erano arrivati a un punto morto, decise di portare l’ambasciatore del Mondo Sommerso con sé nella Terra del Vento. Voleva che toccasse con mano cos’era la guerra, che vedesse quanto bisogno avevano del loro aiuto.
Sennar scelse l’accampamento dove si trovava Nihal, così ebbe anche una scusa per andare da lei. Pelamas fu molto colpito: non aveva mai conosciuto altro che la pace dorata del suo mondo e sembrava un bambino messo di fronte a qualcosa che non è in grado di capire.
La mossa di Sennar si rivelò efficace e in poche settimane gli accordi furono finalmente raggiunti: metà dell’esercito di Zalenia sarebbe salita in soccorso del Mondo Emerso prima della fine dell’inverno. La missione di Sennar si era conclusa con successo e il Consiglio lo lasciò tornare al suo incarico nella Terra del Vento.
Di tanto in tanto Sennar ripensava a Ondine e si chiedeva se aveva fatto davvero bene a lasciarla. Ogni volta che rivedeva Nihal, però, i dubbi venivano fugati. Gli piaceva guardarla muoversi per il campo, dare ordini con piglio deciso. Era bello vederla così sicura, così forte. Sennar aveva sempre saputo che lo era, ma ora lo sapeva anche lei. Se pensava agli occhi di Ondine, capiva la distanza tra il suo amore marino e Nihal: Ondine aveva occhi limpidi in cui ogni pensiero si rifletteva come su una lastra d’argento puro. Gli occhi di Nihal erano profondi, imperscrutabili, erano gli occhi di chi non conosce ancora la propria strada. E Sennar ormai sapeva di amare quello sguardo pieno di incognite.
Sul fronte della Terra del Vento le cose erano migliorate. La cattura di Dola aveva gettato nel panico le file nemiche e l’esercito delle Terre libere poté approfittarne e riconquistare parte del territorio perduto. L’impresa di Nihal aveva provato che neppure i migliori guerrieri del Tiranno erano invincibili. Un’ondata di speranza aveva investito le truppe e benché l’inverno fosse alle porte, negli accampamenti sembrava che fosse arrivata la primavera.
Era una giornata di battaglia. Il reparto di Nihal si era spostato in una zona contigua all’accampamento per dare man forte all’esercito che attaccava un contingente nemico isolato. Mentre combatteva a terra, all’improvviso Nihal notò Laio, in piedi sul limitare del campo di battaglia: aveva lo sguardo perso verso un punto nel mezzo della mischia.
«Laio! Laio, vai via!» gli urlò mentre gli andava incontro.
Il ragazzo si riscosse e cominciò ad arretrare lentamente, senza smettere di fissare il vuoto con occhi allucinati. Nihal seguì il suo sguardo. Per un istante, in mezzo agli altri soldati, intravide un’ombra fugace e una sensazione di paura gelida le strinse le viscere.
La sera, nella sua tenda, Nihal volle tornare su quello strano episodio. Laio era seduto per terra e stava lucidando l’armatura, mentre Nihal puliva la sua spada.
«Che ti ha preso oggi?» chiese diretta.
«Mi sono solo un po’ spaventato, tutto qui» rispose lui con noncuranza.
«Per che cosa?»
Laio tacque.
«Laio, sto parlando con te. Cosa guardavi?»
Laio alzò gli occhi dai gambali e fissò Nihal. Era pallido. «Tu cosa hai visto?»
«Io...» Nihal scrollò le spalle. «Niente, Laio, non ho visto niente.» Non ho visto niente. È stata un’illusione.
«C’era qualcosa» disse Laio. Gli tremava la voce. «C’era qualcosa in mezzo alla mischia, qualcosa che... Oh, forse sto diventando matto! Lasciamo perdere.»
«Che cosa hai visto?» insistette Nihal, ma non era sicura di voler sentire la risposta.
Laio deglutì. «C’era un uomo in mezzo alla mischia. Era un soldato, ma sembrava... non so come spiegarti, diverso. E io mi sono sentito come catturato, ecco. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Allora ho continuato a guardarlo e... lo so che può sembrare assurdo, probabilmente mi sono sbagliato, ma in quel momento ero sicuro... insomma, ti ricordi Mathon?»