Sennar si toccò la zazzera arruffata. «È una storia lunga. Diciamo che l’acqua di mare li aveva un po’ rovinati. Non ti piaccio così?»
Nihal lo squadrò in modo scherzoso. «Non so. Con i capelli lunghi eri più... mistico.»
Sennar guardò Oarf, poi spostò lo sguardo sull’armatura. «Ce l’hai fatta.»
«Cavaliere Nihal, per servirla, consigliere!» La ragazza si alzò in piedi e girò su se stessa. «E tu, ce l’hai fatta? Come è andata la missione?»
«Sono tornato con un ambasciatore. Ha già iniziato a trattare con il Consiglio.» Sennar la guardò negli occhi. «Ho lasciato la riunione per venire da te.»
Tra i due calò un istante di imbarazzo, poi Nihal prese Sennar per mano e lo trascinò verso Oarf. «Salta su, ti faccio fare il tuo primo giro su un drago e ti porto all’accampamento.»
Sennar esitò, sembrava che l’idea di volare non lo entusiasmasse. «Ma... la sella?» chiese titubante.
«Basta che tu ti regga forte a me» rispose Nihal, quindi salì in groppa con un balzo.
Dopo che si furono innalzati iniziarono a cadere i primi goccioloni. Sennar si strinse a Nihal e lei si sentì felice come non le accadeva da tempo. Quel giorno la pioggia le mise allegria.
Giunsero al campo per l’ora di pranzo e Nihal fece fare a Sennar un giro per l’accampamento. Sennar rimase di sasso quando scoprì che l’amica comandava un plotone. «Sapevo che eri brava, ma non ti sembra di aver esagerato?» la prese in giro.
L’impresa con Dola aveva fruttato a Nihal grande considerazione e il generale le aveva affidato delle truppe da comandare in pianta stabile. Dopo un primo momento di entusiasmo, però, la ragazza si era resa conto che quella promozione era più un onere che un onore: ora non doveva più rendere conto solo a se stessa delle sue azioni in battaglia, dai suoi ordini dipendeva la vita di molta gente. No, fare carriera nell’esercito non era davvero tra le sue aspirazioni.
Nihal arrossì. «Poi ti spiegherò tutto. Ora voglio farti conoscere una persona.»
Pranzarono nella mensa del campo insieme a Ido. All’inizio Nihal ebbe l’impressione che lo gnomo, a dispetto di quello che le aveva detto, fosse imbarazzato proprio come un padre alle prese con l’amico del cuore della figlia, ma durò poco. Sennar aveva tante cose da raccontare e il pranzo trascorse in un volo.
Solo nel pomeriggio Nihal e Sennar ebbero modo di parlare davvero, come ai vecchi tempi. Scelsero un posto tranquillo ai margini dell’accampamento, un declivio da cui potevano godersi il panorama della pioggia che scendeva lenta. Si sedettero sotto un albero fronzuto.
Sennar raccontò a Nihal del suo viaggio, della paura della morte, del terrore freddo che aveva provato nel gorgo, dello splendore di Zalenia. Le raccontò del mostro, della tempesta e della fatica che aveva fatto per convincere il conte ad ascoltarlo. Le parlò di come aveva sventato l’attentato al re e della gioia mista a tristezza con cui aveva vissuto la sua vittoria. Nihal lo ascoltava affascinata.
«Insomma, il mio amico è un eroe» disse alla fine.
Sennar alzò le sopracciglia. «Io? Non eri tu quella che voleva sempre per sé la parte dell’eroina?»
Nihal sorrise e gli diede una pacca sul braccio. «Come ti permetti di prendermi in giro, consigliere?»
«Raccontami di te, adesso» disse Sennar.
Nihal guardò le gocce di pioggia che cadevano poco distanti, oltre la tettoia di rami e foglie sotto la quale erano seduti. Erano accadute troppe cose di cui si vergognava, aveva sofferto troppo. Ora che lui era lì, desiderava solo godersi la sua presenza.
«Forza, voglio sapere della tua vittoria» insistette Sennar.
Nihal non incominciò da una vittoria, bensì da una sconfitta. Gli raccontò di quando Ido l’aveva allontanata dall’esercito, dei suoi tentativi di vivere una vita come quella di tutte le altre ragazze, della disillusione e della consapevolezza che la spada la chiamava inesorabilmente. Gli parlò del suo addestramento, del giorno in cui era diventata Cavaliere e di quanto Ido fosse importante per lei. Alla fine gli disse anche di Dola. Però non citò il nome di Megisto, né la formula proibita. Quando Nihal ebbe finito di parlare, iniziava a calare la notte.
«Ti ho pensata molto mentre ero via» disse Sennar, guardandola.
«Non sarò stata un bel ricordo.»
«Non dire idiozie. Sei stata il mio unico legame con il mondo che mi attendeva qui sopra. Mi sono chiesto mille volte dov’eri, come stavi, se eri cambiata. E poi...» Sennar si interruppe.
«E poi?» chiese Nihal.
«E poi sono arrivato e ti ho vista venirmi incontro correndo. Quant’è che ci conosciamo? Quattro anni? Be’, in quattro anni non l’avevi mai fatto.»
Nihal lo guardò interrogativa.
«Insomma, quello che voglio dirti è che... sono fiero di te e di ciò che stai costruendo.» Sennar sembrò sul punto di aggiungere qualcosa, ma poi scosse la testa e sorrise.