Читаем La missione di Sennar полностью

Nihal cercò di fare mente locale. Quel nome le diceva qualcosa. «Il soldato che ci ha accompagnato da tuo padre?»

«Proprio lui, ero sicuro che te lo ricordassi» continuò Laio.

Nihal sentì il sangue fermarsi nelle vene. Sì, se lo ricordava bene, e ancor meglio rammentava la sua fine per mano dei briganti. Uno spirito. Un morto. Come nei suoi incubi.

«Era lui, Nihal. Quando mi ha visto ha sorriso, ed era proprio lui, giuro. Ma poi quel sorriso è diventato un ghigno e io...» Laio si interruppe.

Non è possibile. Stai calma, non è possibile. Nihal chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Poi guardò il ragazzo. «Si chiama suggestione, Laio. Per quel che ne so, i morti stanno sotto terra.»

Laio sembrò sollevato. «Sì, lo credo anch’io» rispose con un sorriso.

Dopo quella sera non tornarono più sull’argomento.


Dola venne interrogato a lungo, ma a ogni domanda, a ogni intimidazione, opponeva sempre lo stesso sorriso: un sorriso da vincitore. «Siete già morti» ripeteva. «Siete tutti morti.»

Quando il Consiglio dei Maghi decise che fosse giustiziato, Sennar fu l’unico a votare contro, ma inviò comunque un messaggio a Nihal: Dola sarebbe stato decapitato pubblicamente a Laodamea, la capitale della Terra dell’Acqua, sede del Consiglio per quell’anno. Al campo Nihal fu la prima a saperlo e non poté impedire al suo cuore di esultare. Poi pensò a Ido. Non poteva fare finta di niente con il suo maestro. Doveva essere lei a dirglielo.

Lo raggiunse nella sua tenda al tramonto.

Lo gnomo era sdraiato sulla branda, immerso nella lettura di una relazione. Quando Nihal entrò, si alzò a sedere e si stirò sbadigliando rumorosamente. «Guarda chi si vede. Da quando hai le tue truppe fare due chiacchiere con te è impossibile. Questi novellini, appena fanno carriera non ti degnano più di uno sguardo» scherzò.

Nihal si guardò la punta degli stivali con un sorriso forzato.

Ido la squadrò. «Che cosa succede, Nihal?»

«Dola è stato condannato a morte» disse tutto d’un fiato.

Lo gnomo non mosse un muscolo. «Sei venuta per dirmi questo?»

«Non volevo che lo venissi a sapere da qualcun altro.»

«Lo apprezzo.»

«Ido, io...»

«Puoi andare.»

«Mi dispiace.»

«Puoi andare.»

Nihal uscì in silenzio e lasciò Ido da solo. Anche in quel momento era la gioia a prevalere: Dola avrebbe pagato col sangue, avrebbe scontato tutte le morti di cui era responsabile. Mi dispiace solo di non poter essere io a calare la scure. Mentre tornava alla sua tenda si ripeté che il suo atteggiamento era spregevole, ma la gioia non accennò a svanire.


Sennar non la lasciò neppure finire il discorso. «Non sono d’accordo» disse subito.

«Ho bisogno di andarci.»

«E allora vacci, ma non sperare che io ti accompagni.»

«Sennar, ti prego...»

Sennar alzò lo sguardo su Nihal. «Ma perché, perché vuoi farti del male?»

«Non voglio farmi del male» ribatté lei. «Ma devo essere lì, capisci? Lui era presente alla morte di Livon e ora io voglio essere presente alla sua. La tua vicinanza mi aiuterà a capire. Ho bisogno di averti al mio fianco.»

Alla fine Sennar dovette capitolare: avrebbe accompagnato Nihal all’esecuzione di Dola.

Laodamea non era lontana. Sul dorso di Oarf ci misero mezza giornata, ma solo perché la linea del fronte era avanzata.

A Nihal sembravano passati secoli da quando c’era stata la prima volta. La capitale della Terra dell’Acqua era una specie di grande villaggio popolato da ninfe e umani: le case degli uomini si addossavano le une alle altre come in una qualsiasi città, ma tra un quartiere e l’altro gli alberi, ovvero le abitazioni delle ninfe, crescevano liberi e rigogliosi.

L’esecuzione si sarebbe svolta nella piazza centrale.

Quando Nihal e Sennar la raggiunsero, la piazza era già gremita di persone, assiepate ai piedi della pedana rialzata su cui svettava il ceppo per il boia.

Nihal si accontentò di stare in mezzo alla folla invece che in prima fila. Sennar invece si sistemò con le spalle al palco.

«Non sei proprio d’accordo, eh?» chiese la ragazza.

«No, Nihal. Non ho mai assistito a un’esecuzione e non voglio farlo ora. Una decapitazione non è un intrattenimento» rispose lui in tono duro.

In quel momento due guardie nerborute condussero Dola sul palco. Lo gnomo era incatenato, aveva patito giorni e giorni di prigione e interrogatori, ma dal suo viso non traspariva neppure un’ombra di paura. Avanzava dritto, a fronte alta, con dignità. Quando fu di fronte al ceppo, gettò sulla folla uno sguardo carico di disprezzo e Nihal dentro di sé ritrovò intatto l’odio che l’aveva portata a imparare una formula proibita.

Перейти на страницу:

Все книги серии Cronache del mondo emerso

Похожие книги