Читаем La missione di Sennar полностью

Nihal agguantò il vestito, lo buttò sul letto e ci si sedette sopra in fretta e furia. «Sì... vieni pure...»

Ido fece capolino dall’ingresso e la squadrò. «Che cosa succede?»

«Niente, tutto a posto» rispose lei con noncuranza.

Ido vide un pezzo di stoffa colorata spuntare da sotto le gambe di Nihal. «Che cosa ci fai seduta su quell’abito?»

Nihal arrossì. «È che... non so cosa mettermi...» confessò alla fine.

Ido le rivolse un’occhiata divertita. «Fammi capire: non sai se presentarti come un guerriero o come una donna?»

«Più o meno...» Nihal era sempre più rossa.

Ido sorrise e si ficcò la pipa in bocca. «Mi dispiace, Nihal, ma questi sono consigli che esulano dal mio ruolo di maestro. Ti lascio al tuo dilemma.»

Dopo che lo gnomo si fu allontanato, Nihal rimase a contemplare le due possibilità ancora per un po’ e alla fine, esasperata dalla propria indecisione, prese l’armatura.


Prima di partire Nihal dovette chiedere una licenza; il generale fu abbastanza comprensivo e gliela diede senza troppe storie. Però le chiese il motivo.

«Il ritorno di un amico» disse lei vaga.

Uscita dal comando, fu quasi tentata di tornare nella tenda a cambiarsi, ma poi si vergognò di se stessa. Basta, Nihal. Non fare la stupida e parti, una buona volta!

Mentre volava con Oarf sentì la tensione sciogliersi a poco a poco. In groppa al suo drago si sentiva bene e l’emozione di rivedere Sennar ebbe il sopravvento sui dubbi e le insicurezze.

Quando fu in vista del confine, decise di fermarsi in una prateria sterminata. L’erba era grigia e zolle di terra brulla affioravano qua e là. Non sembrava neppure la steppa della sua infanzia, tanto era desolata. Il periodo trascorso in quella Terra ancora non l’aveva abituata a certi panorami.

Nihal si distese a terra e fissò il cielo: c’era qualche nuvola e l’aria era fresca. L’autunno avanzava.

Oarf le si acciambellò accanto e lei posò il capo sulla sua spalla squamosa. Non sapeva da che parte avrebbe visto comparire Sennar, né come, né quando. Le tornò in mente l’ultima immagine che aveva di lui: i suoi occhi tristi, il sangue che colava lento dalla ferita sulla guancia... Con che parole si sarebbe potuta scusare?

Nihal si mise a sedere e scrutò l’orizzonte: nulla, solo prateria. Tornò a sdraiarsi e a osservare la corsa delle nuvole. Il tempo stava cambiando, il vento soffiava veloce. Chissà se a Sennar sarebbe piaciuta la persona che era diventata. Chissà se anche lui era cambiato, se aveva trovato nuovi volti sulla sua strada, nuovi amici, nuove donne...Che razza di pensiero! Che cosa c’entrano le donne?

Si tirò di nuovo su. Non c’era più il sole a illuminare la prateria. Vento, vento, solo vento. La sterpaglia si piegava ora da un lato ora dall’altro e disegnava onde sulla superficie di quel mare d’erba riarsa.

Uno squarcio di cielo si aprì fra le nubi e un raggio di sole fece scintillare l’armatura. All’improvviso si sentì ridicola, tutta in ghingheri come per una parata. Se davvero fosse tutto come prima, non avrei avuto bisogno di mettermi questa roba e sarei corsa da lui con quel che avevo addosso. Non può essere più come prima. Però non voglio perderlo.

Quando furono trascorse due ore, iniziò a pensare che Sennar non sarebbe mai arrivato. L’aria profumava di pioggia, il cielo era livido. Nihal distolse lo sguardo dalle nuvole che si ammassavano sulla sua testa e lo vide, che arrancava all’orizzonte. Era solo un puntino, ma era lui, non poteva sbagliarsi. Il cuore iniziò a batterle forte. Si alzò in piedi per guardare meglio. Aveva una lunga palandrana nera, la solita, quella con l’occhio, quella che le faceva paura.

Rimase immobile a osservarlo avanzare, ad assaporare l’immagine di Sennar che arrivava da lei sano e salvo. Ora lo vedeva bene.

Nihal iniziò a correre a perdifiato, strillando il suo nome. La figura si fermò, appoggiò a terra una grossa bisaccia e guardò nella sua direzione.

Nihal continuò a correre, senza fermarsi, anche se le mancava il fiato, anche se sotto il peso dell’armatura le dolevano i muscoli delle gambe. Quando fu a pochi passi da lui gli saltò letteralmente addosso, travolgendolo. Caddero entrambi a terra, mentre Nihal lo abbracciava con tutta la forza che aveva. Era lui, era proprio lui, e sentire il suo corpo tra le braccia la commosse. «Sennar» mormorò. Continuava a stringerlo come se non potesse credere che fosse davvero lì, davanti a lei. Gli accarezzò la cicatrice. «Perdonami, sono stata una sciocca, perdonami.»

Sennar rise. «Non hai bisogno di scusarti» disse con voce soffocata. «Però ora ti spiacerebbe spostarti? Con quella roba addosso pesi un accidente.»

Scoppiarono a ridere e si rotolarono sull’erba, felici.

«Che fine hanno fatto i tuoi capelli?» chiese Nihal, mentre si asciugava le lacrime col dorso della mano.

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