Читаем La missione di Sennar полностью

Lo gnomo fece una pausa. Si alzò in piedi e bevve un lungo sorso d’acqua da una caraffa. La porse anche a Nihal, ma la ragazza non mosse un muscolo.

Ido appoggiò la caraffa a terra e si risedette sulla branda. «Non mi sono più separato dalla mia spada. Ho fatto altre incisioni, ho scritto sull’elsa il nome dei compagni caduti in battaglia, ma il segno più importante rimane sempre quella cancellatura.» Accese con calma la pipa e aspirò finché il tabacco non ebbe preso. «A quella battaglia ne seguirono altre e altre ancora. Raven mi mise i bastoni fra le ruote in mille modi. Arrivò ad accusarmi di tradimento. Aveva trovato un paio di disperati disposti a giurare di avermi visto complottare con un fammin. Ne uscii bene, ma da allora Raven non è tra le persone che mi piace incontrare. Sono in questo esercito da vent’anni, ho combattuto centinaia di battaglie, sono diventato un altro. Non ho dimenticato il mio passato, però so che ogni palmo di terreno che conquisto, ogni battaglia che vinco è un passo verso la redenzione. La strada del riscatto è infinita, Nihal. Non salderò mai il mio debito con la vita. Ma ho la presunzione di credere che anche il poco che faccio è qualcosa.»

Ido tacque e nella tenda scese un silenzio pesante come una cappa di piombo.

Nihal era ancora seduta sulla branda, immobile. Non riusciva a guardarlo, non riusciva a pensare a niente. «Perché non me l’hai mai detto?» sussurrò.

Ido alzò le sopracciglia. «Secondo te, perché?»

«Lo chiedo a te!» disse Nihal, alzando la voce. Era infuriata e sentì gli occhi riempirsi di lacrime di rabbia. «Io ti ho raccontato tutto di me! Il mio passato, i miei incubi, cose che non ha mai saputo nessuno! E l’ho fatto perché mi fidavo, perché mi stavi insegnando la vita. Mi fidavo, Ido, e tu invece mi tenevi nascosta una cosa simile!»

Lo gnomo si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro per la tenda. Poi anche lui alzò la voce. «Ma cosa volevi che facessi? Quando sei arrivata alla base, con quelle orecchie e quei capelli, ho visto il passato precipitarmi addosso. Sapevo che era stato Raven a mandarti da me, sapevo che era l’ennesimo sgambetto che mi faceva. Per me eri solo una rogna, Nihal. Ma poi ho pensato che addestrarti, mostrarti cosa vuol dire combattere, insegnarti a vivere, fosse un modo per ripagare il tuo popolo di quel che avevo fatto.»

«Tu per me sei stato come un padre, Ido, e per te invece non sono stata niente. Tutto quello che mi hai insegnato è una menzogna! Tu sei una menzogna!» Nihal si alzò di scatto dal letto e cercò di raggiungere le stampelle, ma era ancora debole. Si aggrappò al telone della tenda e cadde in ginocchio.

Ido si avvicinò e le tese una mano, ma Nihal lo allontanò bruscamente. «Non mi toccare» disse, con occhi pieni di risentimento.

Ido si alzò lentamente e uscì.


Nihal si chiuse nella sua tenda e non ne uscì fino al giorno dopo. La ferita al costato si era riaperta. Si lasciò cambiare la medicazione da Laio, ma quasi non gli rivolse la parola.

Il pensiero che Ido avesse partecipato al massacro della sua razza la faceva impazzire. Ma non era solo quello. Era delusa. Per lei Ido era un uomo straordinario, aveva piena fiducia in lui, e ora scopriva che non era affatto come aveva sempre creduto.

I giorni passarono e Nihal si rimise in forze, ma non riusciva a perdonare Ido.

Pensava a lui in continuazione, ma ogni volta che lo incontrava alla mensa o in giro per l’accampamento, Nihal voltava la testa.

Una mattina, lo gnomo fece irruzione nella sua tenda in tenuta da battaglia, la spada in pugno.

«Ti sfido, Nihal» disse serio.

Nihal rimase di sasso, senza capire.

«Prendi la tua spada e vieni fuori» continuò Ido. «Ti do l’occasione di vendicare il tuo popolo.»

«Cosa diavolo...»

Ido afferrò la spada di cristallo nero e gliela gettò contro. «Prendi questa maledettissima spada ed esci, dannazione!»

Nihal lo seguì, confusa.

Il sole brillava basso sull’orizzonte e Ido raggiunse un piccolo spiazzo tra le tende, la spada pronta in mano. Non ci volle molto perché si radunasse una piccola folla.

«Sì, avanti, venite!» li incitò Ido. «Venite a vedere il traditore e la ragazzina che si fanno a fette.»

Nihal era disgustata da quella scena. «Ido, smettila» disse piano.

«E perché? Finiamola una volta per tutte. Hai sempre voluto vendetta, no? Bene, eccola: dopo Dola, ora puoi far fuori anche me. Impugna la spada e combatti. E ricorda: stavolta faccio sul serio. Se ti colpisco, ti ammazzo.»

Tutto intorno c’era un silenzio irreale. Nihal sentiva decine di occhi fissi su di loro. Era assurdo. Perché era lì? Perché Ido la fissava con quello sguardo feroce?

«Non fartelo ripetere! Mettiti in guardia!» ruggì Ido.

Nihal però restava imbambolata al centro dello spiazzo. Non era quello che voleva, non era quello...

Ido le si gettò contro e la disarmò in un lampo. «Non ho intenzione di batterti così. Riprendi la spada e combatti.»

«No» disse Nihal.

«Prendi la tua arma.»

«Non voglio battermi con te, Ido.»

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