Il banditore lesse la condanna: «Il Consiglio dei Maghi, riunito nella Terra dell’Acqua, ha deliberato di giustiziare per decapitazione Dola della Terra del Fuoco, traditore delle Terre libere, per i molti innocenti che ha ucciso, per il dolore che ha causato e per aver attentato alla libertà». Sulla piazza scese un silenzio carico di tensione, di soddisfazione, di odio, di gioia. Nel vedere il boia avvicinarsi al ceppo con la scure in mano, Nihal sentì il cuore accelerare. Contò i passi che separavano la scure dalla testa di Dola come se la sua morte potesse cambiare qualcosa, come se gli uomini, le donne e i bambini che Dola aveva ucciso potessero rinascere dal suo sangue.
La mano di Sennar le strinse un braccio. «Guardalo, Nihal. Guardalo bene. Davvero toglie qualcosa al tuo dolore questo spettacolo meschino?» le sussurrò in un orecchio.
Poi la scure calò, a suggellare l’ultimo sorriso beffardo di Dola in quel mondo.
Nel pomeriggio, Sennar ricevette un messaggio da parte di Dagon: era una chiamata per il Consiglio. L’assemblea era stata fissata per il giorno successivo e il fatto che fosse stata anticipata non lo stupì. Da quando era tornato, le riunioni si erano susseguite a ritmo serrato. Con l’imminente arrivo delle truppe da Zalenia, le questioni da pianificare sembravano non finire mai.
Ciò che invece lo stupì fu che Dagon chiedesse espressamente che anche Nihal fosse presente.
«Io? E che cosa ci vengo a fare io? Non so un accidente né di politica né di strategia» commentò Nihal.
«A dire il vero, non ne ho idea» rispose Sennar pensoso.
Al calar del sole si recarono al palazzo reale, dove aveva sede la sala del Consiglio. Nihal c’era già stata una volta, quando Sennar aveva sostenuto la prova per diventare mago, ma aveva visto la sala solo di sfuggita. Il palazzo sorgeva sul ciglio di una cascata e il rumore dell’acqua che si gettava nel lago sottostante riportò alla memoria di Nihal immagini dolci e dolorose. Ricordava con spietata nitidezza ogni momento passato con Fen, ogni sua espressione, ogni mossa dei loro duelli d’allenamento.
Fu Dagon in persona ad accoglierli. «Benarrivato, Sennar. E salute anche a te, Cavaliere. Le tue gesta ti hanno preceduta.»
Nihal era confusa. Non era abituata a tutti quei convenevoli e si limitò ad arrossire e ad abbassare il capo.
«Sua maestà Astrea vi prega di perdonarla se non è qui a darvi il benvenuto, ma la difesa della sua Terra la impegna ogni notte» disse Dagon, mentre li precedeva lungo il salone vetrato dell’ingresso.
Nihal sgranò gli occhi. «Anche la regina mantiene la barriera magica?» sussurrò a Sennar. Il mago annuì.
Il palazzo sembrava disabitato. Camminarono a lungo, percorsero corridoi dalle volte altissime e saloni silenziosi. Infine imboccarono una scala e scesero un’infinità di gradini.
Quando Dagon si fermò di fronte a un grosso portone di bronzo, Sennar gli rivolse un’occhiata interrogativa. «Questa non è la sala del Consiglio.»
Dagon socchiuse la porta e fece loro cenno di seguirlo.
Sennar e Nihal entrarono, esitanti.
La stanza era grande e spoglia. Al centro c’era un tavolo di pietra.
La donna che vi era seduta si alzò lentamente. Era alta e armoniosa e indossava una semplice tunica di lana nera che sfiorava il pavimento. I capelli corvini erano raccolti in una treccia che le lasciava scoperto il viso e metteva in risalto gli occhi scuri. Sorrise. «Ne è passato di tempo, vero?» disse Soana.
Soana era stata la maestra di Sennar, e per un po’ aveva addestrato alla magia anche Nihal, di cui era zia. Erano trascorsi più di due anni da quando aveva lasciato il Consiglio. Da allora, Sennar e Nihal non avevano avuto sue notizie. Durante la sua assenza erano accadute un’infinità di cose. Ma ora era lì e non sembrava cambiata di molto. Aveva il viso tirato e qualche capello bianco, ma la maestosità dei tratti, la soggezione che ispirava a Nihal erano le stesse di prima.
Mentre Sennar le correva incontro, Nihal rimase ferma sulla soglia, incredula.
Soana tese una mano verso di lei. «Non vieni a salutarmi?»
Solo allora Nihal si avvicinò e la abbracciò.
Esaurita la commozione, Nihal e Sennar ebbero un momento di imbarazzo.
«Non temete» disse Soana con un sorriso triste. «So che cosa è accaduto a Fen. L’ho saputo prima dal mio cuore e in seguito da chi ho incontrato...»
Soana tacque per un istante, poi scosse la testa e riprese la sua espressione serena, ma Nihal percepì che soffriva ancora e che forse non avrebbe mai smesso.
«Dove sei stata in tutto questo tempo?» chiese Sennar.
«Ho viaggiato. Ho cercato persone, luoghi, certezze...» La maga guardò Nihal. «E risposte.»
«Le hai trovate?» chiese la ragazza.
«Sì, Nihal, e ne parleremo. Ma non ora. Adesso voglio godermi il piacere di avervi di nuovo con me. E sapere tutto di voi» disse con un sorriso.