«Le navi erano piccole, le provviste poche. Non sapevamo se davvero vi fosse qualcosa al di là dell’oceano, se avremmo trovato una terra da abitare, ma partimmo ugualmente. Per arrivare fin qui, voi avete rischiato la vita. Per noi non fu così, il mare ci accolse paterno e si mantenne calmo per tutto il tragitto. Ma passammo comunque momenti difficili. Chissà, forse gli dèi ci misero alla prova per vedere se il nostro spirito era abbastanza saldo, se eravamo degni di costruire il mondo nuovo. Quando giungemmo qui, eravamo allo stremo delle forze. Le isole ci parvero meravigliose, la natura sembrava invitarci a restare. Ci fermammo e iniziammo una nuova vita. Per molti anni vivemmo tranquilli, costruimmo la nostra città, crescemmo i nostri figli e coltivammo i nostri sogni. Poi iniziarono ad arrivare le navi.»
«Le navi?» ripeté Sennar.
«Sì. Navi armate, piene di uomini avidi e violenti, intenzionati a rubarci ciò che avevamo costruito con tanta fatica. Ci difendemmo. Combattemmo duramente. Sporcammo di sangue le nostre mani. Rivivemmo ciò da cui eravamo fuggiti. Fu allora che creammo la tempesta.»
«Allora avevi ragione, era opera di un mago» bisbigliò Rool a Sennar.
«Esatto, capitano. Un mago potente ci aiutò a proteggerci dai possibili invasori. Ci aiutò a non riprendere le armi.» Moni chiuse gli occhi, come se quel ricordo fosse troppo doloroso. «Ma ormai l’odio si era insinuato tra di noi. In molti dissero che queste isole non bastavano più, che bisognava creare un impero lontano dagli occhi famelici del Mondo Emerso. Un impero con un esercito, in grado di difendersi. Così nacque il regno che voi chiamate Mondo Sommerso.»
Sennar scosse la testa. «Non capisco. Come fecero a costruirlo? Come riuscirono a...»
Moni lo interruppe con un gesto della mano. «Lasciami proseguire, giovane mago» mormorò la donna. «I nostri compagni ripresero la via del mare, non più animati dalla speranza di tanti anni prima, ma colmi d’odio e di risentimento. Una tempesta li sorprese nel bel mezzo del viaggio e una delle loro navi colò a picco. Fu così che conobbero il popolo del mare, che da secoli abitava le profondità dell’oceano. Furono loro a salvarli dalla furia dei flutti e a mostrare ai nostri antichi compagni nuove isole da abitare. Per qualche tempo la soluzione sembrò accontentare i profughi, ma presto iniziarono a temere di nuovo gli assalti del Mondo Emerso. Nessun luogo sembrava loro abbastanza remoto da essere sicuro. Allora pensarono al mare. Se avessero vissuto sott’acqua, nessuno avrebbe più potuto insidiarli. L’oceano, ecco un luogo davvero sicuro. Fu il popolo del mare ad aiutarli a costruire il loro regno, ma quanto al come, io non ne sono a conoscenza. Qui arrivarono solo vaghe leggende, notizie confuse. Ormai abbiamo smesso di curarci di loro. Il Mondo Sommerso rappresenta il nostro fallimento. Un episodio buio del nostro passato che non amiamo ricordare.»
«Che cosa mi dici del tentativo di conquista da parte del Mondo Emerso?» chiese Sennar.
La vecchia sorrise. «Che cosa posso dirti, se non che neppure le profondità marine si dimostrarono sicure? Tutto quello che so è che fu allora che gli abitanti del mare scatenarono la loro ira. Resero la tempesta ancora più fatale e crearono un enorme gorgo per proteggere l’ingresso del loro regno. Poi...» Moni si interruppe.
«Poi?» chiese Sennar.
«Si dice che esista un guardiano, qualcosa di oscuro che vive sulla rotta del gorgo. Ma non posso dirti altro, la mia vista non arriva a tanto, non so chi o che cosa sia. Tutto quello che so è che da allora, e sono passati più di centocinquanta anni, nessuno di voi è mai riuscito a raggiungere vivo il Mondo Sommerso o le Vanerie. Per anni il mare ci ha portato in dono i cadaveri di uomini che avevano creduto di poterci conquistare.»
La vecchia guardò Sennar. «Voi non avete mai trovato la pace. Noi abbiamo dovuto costruirla sul sangue. Il nostro sogno non si è mai avverato. Questo è quanto, giovane mago.»
«Il Mondo Emerso non è più quello che conoscevate» mormorò Sennar. «Quando la guerra dei Duecento Anni finì, un re grande e magnanimo, Nammen, inaugurò un lungo periodo di pace. È a causa del Tiranno che...»
Moni lo interruppe di nuovo. «Sono tante le cose che non sai, Sennar, ma non sta a me rivelartele. Torna indietro.»
Sennar scosse la testa. «Non posso.»
«Ascoltami. So bene perché sei giunto fin qui. Ma nessuno ha mai violato le porte del Mondo Sommerso e nemmeno tu ci riuscirai.»
A Sennar parve che il proprio cuore avesse smesso di battere. «Hai... hai letto nel futuro la mia morte?» chiese in un soffio.
Persino Rool trattenne il fiato.
«No» rispose la donna «ma ho visto con chiarezza il gorgo inghiottire la tua barca e ridurla in pezzi.»
Quando Sennar si alzò, gli tremavano le gambe. Rool gli strinse un braccio.
«Che tu possa attraversare sano e salvo le più spietate delle acque, giovane mago, e tornare dai tuoi foriero di buone notizie» sussurrò Moni mentre si allontanavano.