Читаем La missione di Sennar полностью

«E glielo permetti ancora? Non sei più un bambino. Devi dirgli quello che vuoi fare della tua vita. Tua, hai capito? Se non è d’accordo, che se ne vada al diavolo!»

Il ragazzo non rispose. Stringeva la pergamena tra le mani e aveva le lacrime agli occhi.

Nihal non si capacitava. Perché Laio non la faceva finita e non si opponeva alle assurde imposizioni del padre? «Che cosa pensi di fare, startene qui ad aspettare che venga a prenderti per un orecchio come un bambino disobbediente?»

«Non lo so, va bene? Non lo so!» urlò Laio all’improvviso. «Per ora voglio restare solo, nient’altro» aggiunse in un sussurro.


Nihal si catapultò nella capanna di Ido.

«Devi fare qualcosa! Dobbiamo aiutarlo!» esclamò, rossa in viso.

Ido non si scompose. «Invece non farò proprio niente.»

Nihal rimase impietrita. Dopo tutto l’aiuto che Laio aveva dato a lei e a Ido in quei mesi, il suo maestro non poteva tirarsi indietro. «Stai scherzando, vero?»

Lo gnomo scosse la testa.

«Forse non ti rendi conto della situazione» continuò Nihal, ancora più arrabbiata. «Laio non è fatto per la guerra e quel pazzo di suo padre vuole gettarlo nella mischia. Il giorno della sua prima battaglia, se non fosse stato per me, sarebbe morto.»

«Non è affar mio, Nihal.»

«Però era affar tuo quando ti lucidava le armi e ti serviva. Cos’è, hai paura di quel pallone gonfiato del padre?»

Ido strinse la mano sulla pipa e Nihal percepì la sua irritazione. «Per tua norma e regola, non mi preoccupo né di Pewar né di Raven. Ho tenuto testa a gente del genere da molto prima che tu nascessi. Chiaro?»

Nihal abbassò gli occhi. «D’accordo» mormorò. «Ma allora perché non vuoi dargli una mano?»

Ido trasse un respiro profondo. «Ascolta, Nihal. Quante volte ancora bisognerà salvare Laio, da se stesso o da qualcuno che lo minaccia? Hai impedito che ci lasciasse le penne in battaglia, lo hai recuperato da una catapecchia sperduta nel profondo della foresta, me l’hai portato qui... È ora che impari a cavarsela da solo. Un uomo deve sapersi tirare fuori dai guai. E anche una donna.»

«Ma tu ci sei sempre stato quando ho avuto bisogno di una mano.»

«Però sei stata tu, non io, a decidere di cambiare. Ci sono cose che dobbiamo fare da soli.»

Nihal restò in silenzio per qualche istante. «Ma lui non è in grado di cavarsela. È come mandare un bambino da solo in giro per il mondo.»

«Non fare la mamma apprensiva, adesso. Primo, non ti si addice, secondo, Laio ha bisogno di tutto tranne che di questo. Se davvero vuole fare lo scudiero, deve dirlo al padre e lottare per la propria indipendenza. Punto.»

«E il mio compito quale sarebbe? Stare a guardare?»

«Sì, Nihal. Nei tre mesi in cui hai provato a vivere lontana dal campo di battaglia, io ho aspettato. A volte non si può fare altro.»


Laio restò solo nella sua stanza. Immaginò Nihal che andava da Ido e faceva il diavolo a quattro. E lui? Che cosa avrebbe fatto? Guardò la lettera e non intravide neppure un briciolo di speranza. Conosceva bene suo padre: era un uomo severo, un soldato fino al midollo, abituato a farsi obbedire. Se fosse venuto a prenderlo, l’unica strada possibile sarebbe stata lo scontro. Forse doveva fuggire di nuovo, darsi alla macchia. Il Mondo Emerso era vasto, suo padre avrebbe impiegato anni a trovarlo, se mai ci fosse riuscito. Così, però, che vita lo attendeva? Un eterno vagare da un posto all’altro, costretto a guardarsi sempre le spalle.

Nel poco tempo trascorso alla base, aveva capito che voler fare lo scudiero non era un capriccio. Quel lavoro gli piaceva. Non era portato per le armi, però sapeva prendersi cura di quelle degli altri. In guerra non sarebbe mai stato utile, ma poteva dare il suo contributo all’abbattimento del Tiranno aiutando i guerrieri. Non ci vedeva niente di disonorevole.

Guardò la spada che l’aveva accompagnato in tutti quei mesi di vagabondaggio, abbandonata in un angolo della stanza. Fissò la lama. Non era ben affilata e iniziava ad arrugginirsi. Aveva lucidato con amore la spada di Ido, ma non gli era mai piaciuto occuparsi della propria. Ora invece avrebbe dovuto riprenderla in mano.

In un lampo gli apparve la sua vita futura. Una vita breve. Al primo combattimento, durante una missione qualsiasi, sarebbe morto. Una fine sciocca per una vita inutile. Qualcosa in lui si smosse. No, non andrà così! In quei mesi aveva scoperto che c’era un’alternativa. Poteva aspirare a qualcos’altro.

Era deciso. Non avrebbe rinunciato senza lottare a tutto ciò che aveva conquistato. Questa volta per niente al mondo sarebbe scappato.


Quando l’indomani Nihal mise piede nella stanza di Laio, rimase di stucco. Il suo amico stava preparando i bagagli.

«Non intendo sottostare agli ordini di mio padre» le disse. «È vero, non sono ancora un uomo, ma non sono neppure un ragazzino e voglio fare lo scudiero. Andrò da lui e gli spiegherò le mie ragioni.»

Nihal sorrise. «E come farai?» chiese, mentre lo guardava ammassare roba sulla branda.

«Semplice: parto, vado da lui e gli dico quel penso.»

«Parlavo del viaggio.»

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