Читаем La missione di Sennar полностью

Le giornate scorrevano lente e il tempo per riflettere era troppo. A Sennar sembrava di essere chiuso in una gabbia di acqua e cielo. Ormai sapeva cosa serbava l’oceano per loro e la paura divenne una fedele compagna di viaggio. Si trovava spesso a immaginare la morte alla quale poteva andare incontro: l’acqua che invadeva i polmoni, il sale che bruciava la gola e le narici, il senso di soffocamento e di impotenza, l’aria che mancava, minuti interminabili di agonia e infine l’incoscienza, come una liberazione. Poi il suo corpo mangiato dai pesci, consumato dalle correnti, sfigurato dalle onde. Si imponeva di non pensarci, ma quelle immagini lo tormentavano.


L’atmosfera non era pesante solo per Sennar. Il timore che aleggiava sulla nave non risparmiava nemmeno Rool e Aires.

Più di un pirata aveva cercato di convincere il capitano a lasciar perdere. «Il milione di dinar lo abbiamo intascato, che ragione c’è di andare avanti? Buttiamo in mare il mago e torniamocene a casa.»

Rool però li aveva rimessi al loro posto. «Sennar ci ha salvato la vita e noi lo porteremo fino al gorgo. Così mi sono impegnato a fare e così farò.»

Una mattina, dopo due settimane di navigazione, la superficie dell’acqua si fece stranamente densa e il mare iniziò a essere percorso da venature violette, prima evanescenti, poi sempre più definite e compatte. Nonostante il forte vento, la nave rallentò fino ad arrestarsi quasi del tutto.

«Ritirate le vele, maledizione!» gridò Rool. «E chiamatemi il mago.»

A bordo tutto parve fermarsi. L’intero equipaggio era affacciato alle murate, gli occhi fissi su quel magma bluastro.

«Che cos’è?» chiese Rool, quando Sennar lo ebbe raggiunto.

«Non lo so, capitano» mormorò lui.

«Pensaci! Dev’essere una diavoleria magica.»

Sennar scosse la testa. «Nessuna magia può creare una cosa del genere» rispose calmo.

«Che facciamo?»

Se anche Sennar avesse avuto la risposta, non avrebbe avuto il tempo di darla. All’improvviso la nave cominciò a muoversi da sola. Un mormorio percorse la ciurma. Uno strattone in avanti, poi un altro. Nonostante le vele ammainate, la nave accelerò come se avesse il vento in poppa. Il mare si trasformò in un’unica massa viscida e pulsante.

Sotto la chiglia, la melma aveva preso consistenza e ora si mostrava per ciò che era: una pelle coriacea.

Sennar ricordò le parole di Moni: un guardiano oscuro sulla rotta del gorgo. E capì. Un mostro marino. Aveva letto qualcosa in proposito, ma aveva sempre creduto che si trattasse di leggende: strane creature che popolavano gli abissi, esseri immani che attaccavano le navi. Si erano imbattuti in una di quelle bestie. Forse un mago del Mondo Sommerso l’aveva vincolata alla protezione del regno con qualche incantesimo.

Il mostro, o almeno una parte di esso, si manifestò in tutto il suo orrore. Era una massa informe grande quattro volte la nave, diversa da qualunque essere vivente avessero mai visto: un’immensa coltre di carne circolare, al centro della quale si apriva una voragine putrescente. Stavano navigando sul suo corpo e ovunque volgessero lo sguardo non vedevano altro.

Intorno alle fauci della creatura, il viola del corpo virava al nero: una bocca enorme, irta di denti, dalla quale si levavano miasmi di putrefazione. Al suo interno si intravedevano pesci semidigeriti, tronchi d’albero, resti di imbarcazioni. E poi cadaveri e teschi, umani e non, trascinati fin lì dalla corrente. Ecco la fine di chi naufragava durante la tempesta che proteggeva le Vanerie.

Non esistevano più né mare né onde. Non c’era via di fuga.

Un mugghiare cupo invase l’aria e giganteschi tentacoli coperti di ventose si alzarono e si contorsero contro il cielo. Per un istante sembrarono oscurare il sole, poi si abbatterono sulla nave.

Fu il panico. Un alberò si spezzò e crollò fragorosamente sul ponte. I lamenti dei pirati travolti si aggiunsero ai comandi di Rool, alle urla di terrore di Aires, agli incitamenti di Benares.

«Fai qualcosa! Fai qualcosa!» gridò Dodi a Sennar.

Sennar non era meno spaventato degli altri. Cercava di ragionare, ma il filo dei suoi pensieri gli sfuggiva di continuo. Tutto quello che riusciva a fare era erigere la sua barriera a ogni colpo.

L’imbarcazione filava ormai a una velocità innaturale. Sotto la pelle coriacea e viola cupo del mostro, le contrazioni dei muscoli erano sempre più potenti e ravvicinate.

A mano a mano che la nave correva verso la gola del mostro, il mugolio affamato della creatura aumentava di volume. Era un suono spaventoso e raccapricciante, che si univa alle grida dell’equipaggio in una melodia grottesca.


Sennar era attaccato all’albero maestro. Si imponeva di restare calmo, ma senza successo. Il suo cuore sembrava impazzito. Cercò il capitano e sua figlia, ma invano.

Benares gli si parò davanti all’improvviso. «Datti una mossa, mago!»

Sennar lo guardò stralunato. «Non so cosa fare.»

Перейти на страницу:

Все книги серии Cronache del mondo emerso

Похожие книги