Читаем La missione di Sennar полностью

La barca iniziò a girare in tondo. Prima lentamente, poi con impeto sempre maggiore. Sennar urlò con quanto fiato aveva in gola, nella speranza di sfogare il terrore che lo attanagliava, ma il fragore dell’acqua sovrastava qualsiasi altro suono. Devo ragionare! Si appiattì sul fondo della barca. Se voglio salvarmi devo rimanere lucido!

Continuò a girare per un tempo che gli parve infinito. Poi, dopo un’ora, un anno o forse tutta una vita, la corsa della scialuppa si fece inarrestabile. Sennar la sentì inclinarsi. Si affacciò e vide la bocca del vortice che si spalancava sotto di lui.

Fu allora che innalzò la barriera. Il rombo delle onde cessò, i battiti del suo cuore iniziarono a rallentare. Sì, il gorgo era terrificante, ma lui poteva mantenere la barriera almeno per un paio d’ore.

La barca scendeva rapidissima. Va tutto bene. Continuava a scendere. È tutto sotto controllo. Ben presto la luce del sole si ridusse a un bagliore lontano. Ogni cosa si tinse di azzurro. Era nel ventre del mare.

A un tratto Sennar sentì di avere i piedi bagnati. Ebbe un tuffo al cuore. Come era possibile? La cupola della barriera circondava intatta i fianchi della barca, ma sotto di lui l’acqua gorgogliava. Guardò con più attenzione. Una falla! La barca aveva una falla! Sennar ebbe appena il tempo di ripensare alle parole di Benares, quella sera, sulla spiaggia delle Vanerie: “Con te i conti non sono chiusi, mago”. Poi il mare spinse con prepotenza contro la chiglia, la falla si allargò e il fondo della scialuppa si aprì come un guscio di noce.

Sennar fu investito dalla violenza delle onde. Il colpo lo stordì e, quando si riprese, tutto ciò che vide furono i suoi capelli volteggiare nell’acqua.

Sentì l’irrefrenabile impulso di respirare.

Spalancò la bocca.

Acqua. Sale.

Sto annegando.

L’acqua gli invase i polmoni.

Il sale gli bruciò la gola e le narici.

È proprio come avevo immaginato.

Un istante prima di perdere i sensi, vide Nihal. Era bella. Sorrideva. Era libera.

Poi si sentì soffocare e sprofondò nel buio.

I PRIGIONIERI.

Decimo anno dalla Discesa, sotto il regno di Teoni.

Nel primo mese dell’anno, innanzi al suo popolo e ai dignitari, Sua Maestà delibera su quelli di Sopra: «Vista la pervicacia dei loro attacchi alla nostra libertà, ordino che chiunque di loro venga trovato a Zalenia, con qualsiasi incarico e sotto qualsivoglia scusa, venga imprigionato e ucciso.

Che per sempre Zalenia sia disgiunta dal loro Regno Empio.

Che l’orrore della loro guerra mai più ci tocchi.

Che possiamo per sempre vivere liberi e in pace.

Questo io ordino».

Dal Codice Nuovo di Zalenia, norma XXIV

10

Il Mondo Sommerso.

La luce era abbagliante, terribile. Sennar cercò di muoversi, ma gli pareva di non avere più un corpo. Provò a parlare, ma era come se qualcosa lo soffocasse. Rimase lì, immobile, gli occhi serrati, ad ascoltare due voci infantili. Un ragazzo e una bambina, almeno così sembrava.

«Che cos’è?»

«Stupida, non lo vedi? È un uomo.»

«Ma è... strano!»

Il loro accento ricordò a Sennar quello di Moni, ma in questo caso il senso di alcune parole gli sfuggiva del tutto.

«Forse viene da Sopra.»

«Tu lo sai come sono fatti gli uomini di Sopra?»

«No. Però questo non è come noi.»

«Io ho paura, Cob.» La bambina aveva un tono sempre più spaventato. «Andiamo via.»

«Aspetta, voglio vedere se è morto.»

«No! Non lo toccare. Andiamo a chiamare qualcuno.»

«Oh, insomma, Anfitris! Sei proprio una fifona. E se è vivo?»

«Ti prego, vieni via.»


Adesso era un uomo a parlare.

«Hai fatto bene a venire a chiamarmi, Cob.»

«Pensi che sia uno di Sopra?»

«Non lo so. Comunque sta male, bisogna curarlo.»

«Ma se è uno di Sopra...»

«Se è uno di Sopra, se la vedrà con la legge quando sarà il momento. Ora non possiamo abbandonarlo qui.»

Sennar si sentì sollevare. Riaprì gli occhi e l’unica cosa che distinse furono due figure sfocate.

«Chi sei?» chiese la voce più adulta.

Sennar si sforzò di rispondere, ma dalla sua gola non uscì alcun suono.

«Non ti preoccupare» sentì sussurrare, poi perse conoscenza.


Dormiva quasi sempre. Quando si svegliava, intravedeva una forte luce. Non sapeva più chi era, né da dove veniva.

La coscienza tornò a poco a poco. Ricordò il suo nome, poi ricordò Nihal.

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