Si sentiva male. Gli occhi non erano più abituati alla luce e solo dopo parecchio tempo riuscì a tenerli aperti abbastanza a lungo da poter distinguere qualcosa. Si trovava in una strana stanza ovale, con il soffitto a volta. Su un lato c’era una cassapanca in legno chiaro. Le pareti erano ruvide e dorate, sembravano fatte di sabbia bagnata. Di fianco al suo letto, largo e basso, si apriva una finestra, anch’essa ovale.
Una donna robusta, con la pelle bianchissima e i capelli candidi, si chinò su di lui e lo guardò con occhio clinico. «Ti senti meglio?»
Era sulla quarantina e aveva un viso largo, con lineamenti marcati. Gli occhi chiarissimi avevano qualcosa di spaventoso; l’iride quasi non si distingueva dal bianco della cornea e la pupilla spiccava nera e profonda. Indossava un camicione azzurro e portava una collana di pietre rosse piccole e irregolari, simili a rametti.
Sennar aprì la bocca per parlare, ma ancora una volta non riuscì a dire nulla.
La donna lo guardò con dolcezza. «Non ti agitare. Fammi dei cenni. Stai meglio?»
Sennar annuì.
«Vieni da su?» La donna alzò il dito al soffitto.
Sennar la guardò senza capire.
«Sei uno del Mondo fuori dall’acqua?»
Sennar non sapeva che cosa rispondere. Sapeva che laggiù gli abitanti del Mondo Emerso non erano ospiti graditi.
La donna dovette intuire il suo dubbio e sorrise. «Puoi dirmelo. Finché sarai mio ospite non ti succederà nulla.»
Sennar annuì di nuovo e cercò di mettersi seduto. Quando si mosse, si rese conto di non avere più i capelli. Si toccò la testa. Erano cortissimi.
«Te li ho tagliati, erano pieni di nodi e di robaccia...» rispose la donna.
Si interruppe quando Sennar iniziò ad agitarsi.
In una tasca della tunica teneva la pergamena con le firme di tutti i membri del Consiglio. Era protetta da un incantesimo e l’acqua non poteva averla intaccata, ma se l’aveva persa era stato tutto inutile. Quando fece per alzarsi, lo sforzo gli mozzò il respiro.
«Stai calmo. Sei ancora convalescente.»
Il mago si toccò il petto e le braccia con uno sguardo supplice, nel tentativo di farsi capire.
«I tuoi vestiti?»
Sennar annuì.
«Li abbiamo messi ad asciugare. Non abbiamo toccato niente, stai tranquillo.»
Il mago si lasciò ricadere sul letto con un sospiro di sollievo.
Gli abitanti del Mondo Sommerso erano diversi da qualsiasi razza Sennar avesse mai visto. Avevano la pelle e i capelli di un bianco innaturale, traslucido, e occhi quasi luminescenti. Sennar non aveva mai incontrato nessuno con gli occhi più chiari dei suoi, era una cosa di cui andava abbastanza fiero; gli piaceva l’aspetto inquietante che gli conferiva l’azzurro pallido delle sue iridi. Quella gente, però, lo superava.
Per qualche giorno, Sennar fu ospite della donna pallida e di suo marito. Quando li vedeva girare per casa, gli sembravano presenze demoniache.
La prima parola che disse fu il suo nome, la seconda fu un sincero “grazie” a chi l’aveva salvato.
«Dovere» rispose l’uomo con noncuranza.
Il mago parlava a fatica. «Sono un’autorità del Mondo Emerso. Devo parlare con il re di questa Terra. Se foste così gentili da indicarmi come raggiungerlo...»
La donna sgranò gli occhi. «Vuoi andartene in giro per Zalenia?»
«Zalenia?» ripeté Sennar.
«È il regno in cui ti trovi» disse l’uomo.
«Sono in missione diplomatica. In missione di pace» spiegò il mago.
L’uomo scosse la testa. «Tu sei tutto pazzo.»
La cosa cominciava a diventare noiosa: gli davano tutti del pazzo.
«La legge vieta a quelli di Sopra di entrare a Zalenia» intervenne la donna. «Noi ti abbiamo nascosto perché eri mezzo morto, non ce la siamo sentita di lasciarti lì. Ma adesso...»
Sennar iniziava a perdere la pazienza. «Forse non mi sono spiegato. Sono un ambasciatore...»
«Senti, qui nessuno riconosce le vostre cariche» lo interruppe l’uomo. «L’unica cosa che puoi fare è andartene. E in fretta. Ti spiegheremo noi come fare. Altrimenti sei nei guai, ragazzo.»
«Che genere di guai?» chiese Sennar.
L’uomo esitò e la moglie gli rivolse uno sguardo supplichevole. «Diglielo. Deve sapere.»
«Non ci è mai capitato un caso come il tuo, però...»
«Però?» gli fece eco Sennar.
«Per chi arriva qui dal Mondo Emerso è prevista la pena di morte» rispose l’uomo tutto d’un fiato.
A Sennar venne quasi da ridere.
«Forse non hai capito» lo interruppe l’uomo. «Qui, quelli di Sopra sono considerati criminali. Puoi essere anche il re in persona, per noi sei un invasore.»
Quando capirono che Sennar non si sarebbe lasciato dissuadere, i suoi ospiti gli diedero poche e sbrigative informazioni sulla strada da prendere e lo costrinsero a partire il più presto possibile.