Читаем La missione di Sennar полностью

L’indomani mattina, il mago indossò la tunica e il medaglione del Consiglio dei Maghi e raccolse le sue poche cose. Controllò più di una volta di avere ancora con sé tutto ciò che gli occorreva, in particolare la pergamena, poi varcò la soglia di casa con timore.

«Tu non ci conosci, non ci hai mai incontrati. Se sanno che ti abbiamo ospitato, siamo finiti» gli dissero prima di chiudergli la porta alle spalle.

Sennar rimase a bocca aperta nel vedere il Mondo Sommerso, o Zalenia, come aveva scoperto che lo chiamavano i suoi abitanti. Il villaggio in cui si trovava era all’interno di un’immensa ampolla, di un materiale che ricordava il cristallo. Sembrava di essere in una bizzarra cittadina di mare sulla terraferma. Le case erano rotonde, costruite di sabbia e massi e decorate con conchiglie cangianti. L’aria odorava di salsedine come nella sua Terra, ma era un profumo più intenso e vivo. Regnava un ordine esemplare. Le vie erano dritte e spaziose e tutto aveva un aspetto curato.

Sennar si avvicinò incredulo alla parete di vetro e osservò i banchi di pesci multicolori che nuotavano nell’acqua di un blu intenso, a un soffio da lui. Alzò gli occhi. L’ampolla si trovava ad almeno un centinaio di braccia dalla superficie e il sole appariva come un alone indistinto. Sennar si chiese come potesse esserci tanta luce, sebbene fosse di un’insolita tonalità azzurrina che gli feriva gli occhi.

Toccò la parete. Era fredda, proprio come il vetro. Quando ritirò la mano, si accorse con stupore che la palma brillava debolmente. Studiò con più attenzione quello strano materiale. Solo allora si rese conto che era rivestito di una sostanza oleosa fluorescente. Aguzzò la vista e cercò di scorgere il fondo dell’oceano. Vide le alghe che si cullavano pigre al soffio delle correnti. Ce n’erano di vari tipi, ma da quell’altezza era difficile distinguerle. Molte, però, brillavano come la sua palma. Sennar fu stupefatto dall’ingegno degli abitanti di quel luogo: era la stessa ampolla a emanare luce; amplificava i pochi raggi che provenivano dall’esterno grazie alla sostanza oleosa fornita dalle alghe.

In mezzo alla distesa di alghe era sprofondata una massiccia colonna trasparente, la base dell’ampolla, mentre una seconda colonna cava si slanciava dal centro dell’ampolla verso l’alto, probabilmente per prendere aria dalla superficie. Sennar avvistò in lontananza altre ampolle sospese, collegate le une alle altre da lunghe gallerie trasparenti. Scosse la testa. Era quanto di più straordinario avesse mai visto: gli uomini di Zalenia avevano creato una rete sottomarina di villaggi sospesi tra acqua e cielo, piccoli mondi racchiusi nel vetro. Ancora frastornato da tanta meraviglia, ficcò le mani nelle tasche della tunica e si mise in cammino.

Se al di fuori dell’ampolla pullulava la vita, al suo interno tutto era avvolto dal torpore del primo mattino. La cittadina in cui aveva trascorso quei primi giorni era piccola, ma l’ampolla era enorme. Fuori dall’abitato si apriva una distesa ordinata di campi, irrigati da una fitta rete di canali. Le piante coltivate sembravano del tutto simili a quelle del Mondo Emerso, ma quelle asciutte non erano le sole piantagioni del regno. C’erano campi anche sul fondo del mare, più irregolari e rari, ma molto vasti: alghe.

Sennar procedeva come intontito, senza stancarsi di guardare. In alto poteva scorgere il riflesso del sole sull’acqua. Era lontanissimo, eppure non faceva freddo, anzi, c’era un piacevole tepore e dalle colonne proveniva una brezza fresca e costante.

Continuò a camminare senza meta, mentre la gente iniziava a uscire dalle case per recarsi al lavoro nei campi. Tradito dalla bellezza del paesaggio, non si accorse di essere osservato.

Quando sentì una voce prepotente che gli intimava: «Fermo, straniero!» ebbe la spiacevole sensazione di essere svegliato nel mezzo di un bel sogno.

Il mago si arrestò. Un uomo con una lunga lancia e una leggera armatura gli si avvicinò di corsa e gli puntò l’arma alla gola. «Chi sei?» chiese minaccioso.

Una piccola folla si radunò sul ciglio della strada.

«Sono un ambasciatore del Mondo Emerso» rispose Sennar con voce calma.

Dalla folla si alzò un mormorio confuso e si fece avanti una giovane donna. Era agitata. «Lo sapevo! Non ci ho voluto credere e invece...»

«Di cosa stai parlando?» chiese la guardia.

«Mio figlio. Mi ha detto che Anfitris, una sua amica, aveva trovato uno di Sopra. Pensavo che fosse una fantasia da bambini.»

Il mormorio aumentò e il volto della guardia si fece serio. «Andate a chiamare la bambina.»


Anfitris aveva circa sei anni, portava due lunghe trecce bianche ed era molto spaventata.

«Hai già visto quest’uomo?» chiese la guardia.

La bambina sembrò sul punto di mettersi a piangere. «Sì, ma era morto» piagnucolò. Due lacrimoni le scesero lungo le guance.

«Dov’era?» continuò la guardia.

«Sotto il gorgo. Io e mio fratello stavamo giocando, abbiamo sentito un tonfo e siamo andati a vedere» disse, tra i singhiozzi.

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