Durante tutto il tragitto di ritorno, Ido si lamentò e ripeté che la riunione era stata una scocciatura. Nihal, ancora preda dei dubbi sulla Lacrima, lo ascoltava distrattamente e Laio, carico com’era delle boccette e delle erbe che aveva comprato al mercato, era troppo impegnato a cercare di non cadere da cavallo.
Quando arrivarono, la base era tranquilla come sempre. Nulla sembrava essere cambiato durante la loro breve assenza. Non fecero però in tempo a oltrepassare il cancello, che una sentinella li chiamò. «Fermatevi! C’è un messaggio per lo scudiero.»
Laio, incredulo, prese il rotolo che la guardia gli porgeva. Quando vide il sigillo impresso sulla pergamena, impallidì e si lasciò sfuggire un gemito.
«Che cosa succede?» chiese Nihal.
«Mio padre» rispose il ragazzo con un filo di voce.
7
Le vanerie.
Sennar percepiva solo la morbidezza delle coltri. Era come essere avvolti nella bambagia e quel tepore gli ricordò la sua infanzia. Socchiuse gli occhi. Si aspettava di vedere sua madre china su di lui, pronta a svegliarlo con un bacio sulla fronte, come faceva quando era piccolo. Ma l’immagine che si insinuò tra le sue ciglia fu ben diversa: una profonda scollatura, l’incavo di un seno bianco come il latte e un paio di occhi scuri.
Il mago si svegliò del tutto con un sobbalzo e si alzò a sedere.
«Era ora» disse Aires con un sorriso.
Mentre lei andava a scostare le tende, Sennar si rese conto di trovarsi niente meno che nella cabina del capitano.
«Due giorni interi a dormire.» Tornò verso di lui e si sedette sul letto. «Non ti vergogni?»
Sennar si stropicciò gli occhi. «Dove siamo?» chiese con voce roca.
Aires si esibì in un inchino. «Benvenuto alle Vanerie, signor mago.»
«Le Vanerie?» ripeté Sennar confuso.
«Sì, le isole sconosciute segnate sulla mappa. Gli abitanti le chiamano così. Sono in tutto quattro; una più grande abitata, che per inciso è quella in cui ci troviamo, e tre isolotti che sono poco più di meri scogli. Dovresti vedere come ci guardano. Non hanno mai incontrato gente del Mondo Emerso, siamo i primi» disse Aires con orgoglio.
Sennar si lasciò ricadere sul cuscino.
«A pezzi, eh?» Lei ridacchiò.
Sennar annuì. «È sempre così quando un mago compie una magia molto faticosa.»
«Ci hai fatto spaventare, sai? Quando sono salita in coffa eri bianco come un cadavere. Poi ho capito che dormivi e mi è quasi venuta voglia di prenderti a schiaffi.»
«Proprio quello che mi mancava...» Sennar sospirò.
Aires gli scostò i capelli dal viso. Ora aveva uno sguardo serio. «Devo ringraziarti. Tutti dobbiamo ringraziarti. Se non fosse stato per te saremmo morti, Sennar. Certo, se non fosse stato per te non saremmo neanche partiti...»
Il mago si accorse di essere arrossito.
«Ora pensa solo a riposarti» disse Aires mentre si alzava. «La nave è piuttosto malconcia, ci vorrà qualche giorno per ripararla. Poi faremo il punto della situazione.» Quando fu sulla porta, però, si fermò e tornò indietro. «Ah, dimenticavo» disse, con uno strano sorriso stampato sul volto. «È bella?»
Sennar rimase spiazzato. «Chi?»
«Non fare il finto tonto.»
«Non capisco cosa intendi» balbettò lui.
Aires scoppiò a ridere. «Mago e bugiardo! Per due giorni hai ripetuto sempre lo stesso nome. Allora, chi è questa Nihal?»
Sennar ebbe un tuffo al cuore.
«Avanti, non farti pregare» insistette Aires. «Se un uomo chiama una donna nel sonno, vuol dire solo una cosa: che ne è innamorato.»
Sennar era sempre più imbarazzato. «Io... cioè, non è...»
Lei si risedette sulla sponda del letto e lo guardò maliziosa. «Guarda che non sono mica gelosa.»
«È un’amica» capitolò Sennar.
Aires sollevò un sopracciglio. «Amica come?»
«Amica e basta» rispose lui in un tono che voleva essere neutro.
Aires non si lasciò ingannare «Sbaglio o in quel “e basta” c’è una punta di rammarico?»
«È un’amica d’infanzia» sbottò Sennar. «Abbiamo avuto la stessa maestra di magia. Tutto qui.»
«È una maga?»
«No. Sta per diventare Cavaliere di Drago.»
«Un Cavaliere donna» disse Aires interessata. «Mi piace questa ragazza. Ed è bella?»
Sennar abbassò lo sguardo. «Non so. Credo che sia bella. Sì, è bella. Possiamo finirla con questo interrogatorio, ora?»
Aires non gli diede retta. «E lei ti ama? Perché è evidente che tu la ami.»
Sennar alzò gli occhi al cielo. «Aires, ti prego...»
«Allora?»
«No, non mi ama. Ama un altro, un Cavaliere morto in battaglia. Contenta?»
«Un morto non è granché come rivale in amore» rispose Aires ironica. «Sai qual è il tuo problema, Sennar? Che ti sottovaluti.» Quindi si alzò e gli diede un buffetto sulla guancia. «Pensaci.»
Nei giorni seguenti, la cabina del capitano fu meta di pellegrinaggio. Un pirata dopo l’altro, tutta la ciurma andò a far visita a Sennar per ringraziarlo di persona. Il più prodigo di attenzioni e complimenti fu Dodi, che ormai lo considerava il suo eroe. Gli portava pranzo e cena a letto, lo guardava con occhi adoranti, lo serviva come un signore.