«Troppe. Ho ucciso molte persone. Ho combattuto su molti fronti. Eppure è sempre la solita guerra, che si trascina ormai da tempo immemore.»
«Ed eri un bravo guerriero?»
«Uno fra tanti, né migliore né peggiore degli altri.»
Rispondeva sempre così, a mezze parole, in modo sfuggente. Aveva il sorriso perennemente stampato sulla faccia, sebbene dovesse soffrire. I polsi e le caviglie erano ulcerati per le catene e spesso sanguinavano. Nihal capì che il vecchio aveva vissuto intensamente e di certo non solo belle esperienze. Sembrava un naufrago che avesse visto molte tempeste e trovato infine la pace.
L’ultima sera, Nihal si fece spiegare con precisione dove fosse il covo dei briganti. Il vecchio fu prodigo di informazioni preziose. Non solo sapeva dove si trovavano, ma sembrava conoscere molto bene le loro abitudini.
La ragazza iniziò a oliare la spada e il vecchio si sedette davanti a lei e la osservò. Lo faceva spesso; sembrava particolarmente interessato a Nihal.
«Vedo che conosci il popolo dei folletti» disse il vecchio di punto in bianco.
«Da cosa l’hai capito?» chiese Nihal, cercando di dissimulare lo stupore.
Il vecchio levò un dito verso l’elsa. «Dalla pietra che hai incastonata nella spada. Non avevo mai incontrato un umano che la possedesse, tanto meno un mezzelfo.»
«Mi è stata regalata da un folletto, molto tempo fa» rispose Nihal. Poi sentì la vecchia curiosità fare capolino. «Che cosa sai di questa pietra? La conosci? Sai che poteri ha?»
Il vecchio sorrise. «Sarebbe davvero strano se uno come me, che ha vissuto tanto nel bosco, non conoscesse le Lacrime. Sono pietre fatte con la resina essiccata dei Padri della Foresta e sono il simbolo del popolo dei folletti.»
«Sì, questo lo so» disse Nihal impaziente. «Quello che vorrei capire, però...» Si morse le labbra, indecisa. Non sapeva se poteva fidarsi di quell’uomo.
Alla fine gli raccontò l’avventura che aveva vissuto con Laio nella Terra del Mare e di come la Lacrima li avesse salvati dall’attacco dei fammin.
Il vecchio ascoltò, assorto ma per nulla stupito. Quando parlò, la sua voce era calma e pacata come sempre. «Le Lacrime sono in grado di assorbire la forza vitale della natura e di amplificarla. I folletti però non sfruttano questa prerogativa, usano le pietre come ornamenti e le venerano, perché sono il frutto del pianto dei loro alberi protettori. Forse non ne sei consapevole, ma quello che hai ricevuto è un dono importante. Certo, in mani umane la Lacrima è del tutto inerte.»
Nihal restò interdetta. «In che senso?»
«Nessuna delle stirpi che calcano questa terra è in grado di sprigionare il potere della Lacrima.»
«Allora perché in mano mia si è... risvegliata?»
Il vecchio sorrise. «Siamo abituati a considerare solo la storia più recente di questo mondo martoriato, ma le razze che popolano ora il Mondo Emerso non sono le uniche a essere esistite su questa terra. Prima di noi vi furono altri.»
«Gli elfi» sussurrò Nihal.
«Già. Gli elfi non concepivano la magia come la intendiamo noi. Erano più simili alle ninfe che agli uomini: esseri così vicini alla natura da saperne cogliere ogni sfumatura. Alle altre creature la loro capacità di guidare il corso della natura sembrava magia. Sì, gli elfi erano in grado di utilizzare appieno i poteri della Lacrima. Era un tramite tra loro e i segreti più nascosti del mondo, e grazie a quella pietra la loro comunione con gli spiriti diventava ancora più profonda.» Il vecchio si interruppe e scosse la testa. «Poi il loro popolo si indebolì. Gli elfi emigrarono verso terre lontane, abbandonarono il Mondo Emerso e l’unica traccia del loro passaggio fu la tua stirpe. Voi mezzelfi, nati dall’unione tra elfi e uomini, avete perso parte della vicinanza con gli spiriti primigeni. Per i tuoi avi, i poteri più profondi della Lacrima divennero inaccessibili, ma impararono comunque a sfruttare quelli più blandi. I mezzelfi usavano la pietra per aiutarsi nella magia, così per voi la resina dei Tomren divenne una sorta di catalizzatore.»
Nihal rifletté in silenzio per qualche istante. «Ma io non ho pronunciato nessuna formula. La pietra ha agito da sola, come di sua volontà.»
«Non devi stupirti, Nihal. Nelle tue vene scorre sangue elfico e ciò fa sì che la Lacrima possa svegliarsi in tutta la sua potenza. Quella sera nel bosco è accaduto proprio questo. Il tuo desiderio di vivere ha attivato la pietra ed essa ti ha protetta, ha reagito contro creature nate dalla violenza sulla natura: i fammin.»
Nihal guardò con stupore la sua spada. «Come si fa ad attivarla?»
«Questa è una domanda difficile. Forse un giorno imparerai, ma dovrai farlo da sola. Sei tu il mezzelfo, non io.»
Nihal fece una smorfia di disappunto. Un potere così grande ed era inutilizzabile. Chissà perché Phos le aveva fatto quel regalo. «Non sai dirmi altro?» chiese con un pizzico di speranza.