Читаем La missione di Sennar полностью

«Vieni avanti» disse il conte.

Era la prima volta che gli chiedeva udienza una persona così giovane. Avrebbe potuto essere sua figlia. La fanciulla giunse fin sotto il blocco di marmo su cui poggiava lo scanno, mentre un silenzio di piombo scendeva sull’uditorio.

«Il mio nome è Ondine, conte» disse ansimando «arrivo da Eressea, il villaggio nei pressi del gorgo. Vengo a implorarvi di risparmiare la vita di una persona.»

Il conte vide che tremava. «Un tuo familiare?»

«No, signore. È un prigioniero.»

«E qual è il suo reato?»

La fanciulla esitò. Ai piedi del trono sembrava ancora più piccola. «È... è uno di Sopra, signore» disse a mezza voce.

La folla si allontanò da lei ancora di più e iniziò a mormorare. Il conte assunse un’espressione accigliata.

«Ha rischiato la vita per arrivare quaggiù» continuò lei. «È un giovane ambasciatore.»

«Ti ha detto perché è venuto?»

«Sì, signore. Un tiranno sta cercando di conquistare il Mondo Emerso. Il ragazzo dice che potrebbe estendere il suo dominio fin qui.»

Il conte sorrise. «Mia cara fanciulla, sai bene quanto siano infidi quelli di Sopra.»

«No, conte» sbottò la ragazza. «So cosa state pensando: che sono solo una ragazzina ingenua. Ma quel ragazzo non ha fatto niente di male. Tutto quello che chiede è di poter parlare con voi. Mi ha detto di mostrarvi questo.»

Estrasse da sotto il corpetto un medaglione, che il banditore le strappò dalle mani per passarlo al conte.

Su una faccia era inciso un grande occhio, sull’altra un simbolo che il conte riconobbe subito come quello della Terra del Vento. Non l’aveva dimenticato, i suoi antenati provenivano da lì.


Era la prima volta che Varen metteva piede in una prigione. Di solito i carcerati venivano condotti al suo cospetto durante le udienze, all’aperto. L’odore di muffa che stagnava tra quelle pareti lo prese alla gola.

Al suo arrivo la guardia si inchinò rispettosamente.

«Mi spiace che vi siate dovuto scomodare, conte. Non credevamo di contrariarvi, condannando a morte quell’infiltrato...»

Varen interruppe il soldato con un cenno infastidito. «Ebbene? Di che si tratta?»

La guardia fece rapporto. «L’hanno trovato due bambini nei pressi del gorgo, signore. Io l’ho sorpreso a girovagare per Eressea e appena l’ho riconosciuto come uno di Sopra l’ho sbattuto in cella. Credo che qualcuno l’abbia ospitato per qualche tempo; nessuno attraversa illeso il gorgo. Sto indagando. I colpevoli verranno presto assicurati alla giustizia.»

Il conte annuì, annoiato. «Sì, sì. Portami da lui.»

Davanti alla cella li attendeva un vecchissimo mago con lunghi capelli bianchi. Il conte lo conosceva, si chiamava Deliah.

«Il prigioniero è un mago, signore, ma non ho avuto modo di saggiarne i poteri» disse il vecchio con voce roca. «Ho preferito imporgli la formula di privazione prima che potesse nuocere. Adesso la formula è ancora attiva, ma tra qualche giorno egli riacquisterà i poteri. Suggerisco che venga giustiziato prima che ciò accada.»

«Questo sta a me deciderlo» tagliò corto il conte Varen. «Ora voglio conoscerlo.»

La guardia aprì le sbarre della cella buia e il conte intravide una figura seminascosta nell’oscurità.

«Che cosa fai lì impalato, bastardo? Prostrati!» urlò il soldato.

Il conte lo fulminò con lo sguardo. «Non osare mai più trattare così un prigioniero, o dovrai trovarti un altro lavoro» disse in tono fermo. «Andate pure, voglio parlargli da solo.»

«Ma, conte...» iniziò la guardia.

«Andate» ripeté, in un tono che non ammetteva repliche.

La guardia si dileguò, seguita dal venerabile Deliah.

Il conte osservò con attenzione il prigioniero, ritto al centro della cella. La fanciulla gli aveva detto che era giovane, ma quello che si trovava davanti era un ragazzino. Represse un moto di istintivo ribrezzo per la sua pelle scura, i capelli rosso fuoco e la lunga tunica sdrucita. «Parlate. Vi ascolto.»

«Vi ringrazio per avermi concesso udienza, conte» esordì il ragazzo con voce sicura. «Il mio nome è Sennar e rappresento la Terra del Vento all’interno del Consiglio dei Maghi. Devo raccontarvi una storia lunga e dolorosa. Spero di non tediarvi, ma è indispensabile perché possiate capire la situazione in cui versa il mio mondo...»


Dopo che Sennar ebbe finito di parlare, il conte si lasciò andare a una risata di scherno. «Mi state dicendo che dovremmo dare aiuto militare a chi ha cercato di conquistarci?»

«Ascoltate, vi prego. Per un anno ho lottato al fianco dell’esercito nella Terra del Vento. Ho visto morire migliaia di giovani che combattevano per un futuro migliore. Negli accampamenti la situazione peggiora di giorno in giorno. Non sono solo il sangue, le perdite, le sconfitte. È la sensazione di impotenza, lo scoraggiamento. Siamo allo stremo, conte. E ho capito che non ce la faremo mai a vincere. Per questo sono qui. Il Tiranno è più forte, ha più uomini e il suo esercito è pronto a tutto. Noi abbiamo solo la volontà di non soccombere e di tornare a vivere in pace.»

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