Читаем La missione di Sennar полностью

Nihal chiuse gli occhi per calmarsi e immaginò che Sennar fosse lì, in mezzo alla folla. Ce l’ho fatta, Sennar. Guardami. Ce l’ho fatta.

Poi sentì squillare le trombe e Raven e Sulana, la regina bambina che governava ispirata dal ricordo del padre, fecero il loro ingresso.

Il Supremo Generale era impettito come al solito. Aveva cambiato armatura dall’ultima volta che Nihal aveva avuto il discutibile piacere di vederlo; quella che indossava ora sfavillava d’argento e pietre preziose ed era assurdamente ricoperta di fregi. Raven aveva la faccia tronfia e sprezzante che Nihal aveva detestato fin dalla prima volta che l’aveva visto. Il suo inseparabile cagnolino lo seguiva scodinzolante ed eccitato a qualche passo di distanza.

Al braccio di Raven avanzava Sulana, bella come una ninfa, eterea e compresa nel suo ruolo. Camminava solenne, senza guardare la folla, e aveva un’espressione matura e insolita per la grazia e la giovinezza dei suoi lineamenti.

Avanzarono fino allo scanno di Sulana. Raven aiutò la regina ad accomodarsi, quindi si posizionò alla sua destra, in piedi.

Appena fuori dalla porta spalancata del salone, Nihal attendeva scalpitante. L’etichetta non prevedeva ancora il suo ingresso. Fu Ido ad avanzare. Nihal l’aveva già visto in pompa magna, ma quel giorno aveva un che di marziale che le altre volte gli mancava. Indossava un’armatura che metteva di rado, sobria e funzionale, e aveva un incedere tanto deciso che, nonostante la statura ridotta, sembrava svettare al centro della sala.

Lo gnomo si fermò davanti a Sulana e al Supremo Generale; sguainò la spada, la depose a terra e si inginocchiò, per poi rialzarsi subito dopo.

Un mormorio percorse la folla: il cerimoniale prevedeva che il Cavaliere restasse in ginocchio come atto d’ossequio verso Raven. Nihal sorrise quando vide il sommo Raven avere un impercettibile moto di stizza.

Poi la cerimonia ebbe inizio.

«Ido della Terra del Fuoco» tuonò il Supremo Generale «perché ti presenti oggi al mio cospetto?»

«Vengo a presentare all’esercito e al popolo tutto delle Terre libere il mio allievo, Nihal della Terra del Vento, perché possa ricevere la nomina a Cavaliere di Drago.»

«Che dunque faccia il suo ingresso il candidato» disse Raven.

Nihal mosse i suoi primi passi nella sala.

Era una sensazione strana attraversare da sola quella vasta navata, calcare il tappeto rosso che la ricopriva. Sentì gli occhi di tutti volgersi su di lei. Percepì l’ammirazione di cui era oggetto mentre avanzava fiera verso Raven. Le giunsero alle orecchie i bisbigli della folla: «Com’è giovane», «Ha un’armatura straordinaria», «Che andatura fiera». Giunta ai piedi del trono di Sulana, sguainò la spada, la depose a terra al suo fianco, abbassò il capo e si inginocchiò. Ferma in quella posizione, sentì il suono dei passi di Raven sul tappeto.

«Qual è il tuo nome?»

«Nihal.»

«Da dove vieni?»

«Dalla Terra del Vento.»

«Quali sono le tue intenzioni di Cavaliere?»

«Lottare con tutte le mie forze per le Terre libere, dare la mia vita per la libertà e per Sua Maestà la Regina.»

«Togliti l’elmo.»

Nihal obbedì e dall’elmo emersero una scapigliata chioma azzurra e un gentile volto di ragazza.

Gli astanti impiegarono qualche istante per registrare l’immagine, ma la reazione non si fece attendere. Il mormorio fu tanto alto che Raven dovette lanciare un’occhiataccia perché nell’uditorio si ristabilisse il silenzio.

Raven raccolse la spada. «Porgimi il tuo braccio destro, Cavaliere.»

Nihal tolse uno dei guanti che indossava e scoprì la pelle chiara.

Raven vi passò sopra la spada e il sangue iniziò a fluire lento dalla ferita. «Giura sulla tua vita e sul tuo sangue.»

Nihal alzò il braccio perché tutti potessero vedere la striscia rossa, quindi parlò con voce alta e sicura: «Giuro di dedicare la mia vita alla causa della pace. Giuro di mettere la mia spada al servizio della giustizia. Giuro di proteggere fino alla morte le Terre libere. Che possa il sangue delle mie vene disseccarsi e il filo della mia vita spezzarsi prima che io possa rompere questo giuramento». Raven abbassò la spada sul capo di Nihal.

«Nihal della Torre di Salazar, oggi hai pronunciato il tuo giuramento davanti agli dèi e davanti agli uomini. La tua carne e il tuo sangue apparterranno per sempre all’Ordine. Ti dichiaro Cavaliere di Drago e servitore delle Terre libere.»

Un unico grido partì dalla fila dei Cavalieri che assistevano alla cerimonia, suggellando l’ingresso di Nihal nell’Ordine.

Raven le restituì la spada e Nihal poté di nuovo alzarsi. Dopo essersi inchinata alla regina, si voltò verso gli astanti e sollevò la sua arma nera.

L’uditorio esplose in un applauso e Nihal si sentì vittoriosa.


Ido la raggiunse per primo, la strinse a sé e la guardò senza dire una parola. Poi Nihal fu travolta da una folla di sconosciuti che volevano complimentarsi con lei.

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