Nihal si sentiva bene, allegra, senza pensieri. Quella notte era una ragazza come tutte le altre: le sue orecchie si erano accorciate, i suoi occhi rimpiccioliti e i capelli non erano più blu, ma castani, biondi, neri. Il tempo volava intorno a lei, le ore scorrevano via rapide e altrettanto faceva la birra, che le alleggeriva la testa e le gambe.
Al culmine dei festeggiamenti una voce domandò: «Ido, sbaglio o hai dimenticato qualcosa?». Lo gnomo trangugiò l’ennesimo boccale. «Mi sa proprio di sì» disse, dopo essersi pulito i baffi con il dorso di una mano.
«Allora non è un vero Cavaliere.»
«Giusto! La prova! Ci vuole la prova!» commentarono altre voci.
Nihal aveva difficoltà a concentrarsi e a mettere in ordine i pensieri. Di che accidenti stavano parlando?
«Veramente è un po’ tardi... e non so se sono in grado...» si schermì Ido.
A poco a poco, tutti i presenti iniziarono a scandire: «Prova! Prova!» finché lo gnomo non fu costretto ad abbozzare.
«E sia!» esclamò Ido. «Che la prova abbia inizio.»
Nihal si trovò caricata sulle spalle di un fante. Cercò Laio e lo vide ridacchiare al suo seguito. «Ehi! Che cosa sta succedendo?»
«Niente, è un’usanza dell’Ordine. In qualità di nuovo Cavaliere, devi solo battere il tuo maestro in un duello coi draghi...»
A Nihal ci volle qualche secondo per realizzare. «Ma io ho bevuto! Come faccio a...»
Quando il fante la scaricò di fronte a Oarf, Nihal iniziò a ridere. «State scherzando, vero? I nostri draghi sono stanchi per il viaggio, a me gira tutto, non ho la mia spada e poi guardate come sono vestita!» protestò, ma le sue parole caddero nel vuoto.
Un Cavaliere le diede una pacca sulla spalla. «La spada ora te la porta Laio, non ti preoccupare. Quanto all’abbigliamento, credo di interpretare il volere di tutti dicendo che devi combattere così.»
I presenti esplosero in un’ovazione.
Nihal scalza, vestita di verde, con in mano la spada di cristallo nero.
Ido spettinato, sorridente, con gli occhi lucidi per l’alcol.
Nihal e Ido, Ido e Nihal, uno di fronte all’altra.
Tra loro, Nelgar. «Le regole sono semplici: vi alzate coi draghi e combattete. Potete usare solo la spada. Vince chi disarma o disarciona l’altro. Manca una posta in gioco. Che cosa vi giocate?»
«Un bacio» disse subito Ido. «Se vinco, Nihal concederà un bacio a...» si guardò intorno «Laio! Sì, dovrai dare un bacio a Laio.»
«Perfetto, sta bene. Se vinco io, però, pipa requisita per una settimana. Hai finito di appestarmi col tuo tabacco.»
«Tanto non hai speranze» ghignò lo gnomo, poi entrambi salirono in groppa ai loro draghi.
Nelgar sguainò la spada e levò la lama al cielo. «Pronti a partire, Cavalieri!»
Nihal sentì Oarf fremere e all’improvviso fu lucida come prima di una battaglia, tesa in ogni muscolo del corpo, pronta alla scatto. Guardò Ido, il suo maestro, e gli scoccò un sorriso beffardo.
Poi, illuminata dalla luna, la lama di Nelgar disegnò un arco nell’oscurità.
Vesa e Oarf scattarono in alto, sempre più in alto, fino a sfiorare la luna piena, a toccare il limpido cielo estivo.
Fu mentre salivano che Ido sferrò il primo attacco, avvicinandosi a Nihal, ma Oarf cambiò immediatamente direzione. La ragazza sedeva diritta sulla schiena del drago, le bastavano le gambe per reggersi in groppa. Afferrò la spada a due mani, fece un lungo giro e infine si lanciò sull’avversario a tutta velocità, piegata in avanti. Solo all’ultimo si alzò e menò un fendente, che però andò a vuoto e le fece perdere l’equilibrio.
Ido si allontanò, rinunciando ad approfittare della situazione. «Ti vedo un po’ brilla» urlò lo gnomo. «Vuoi del vantaggio?»
«Non ti sopravvalutare! Pensa a sconfiggermi, piuttosto» rispose Nihal, mentre ripartiva all’attacco.
Da terra il combattimento era uno spettacolo affascinante: i due draghi, a un’altezza vertiginosa, si avvicinavano sinuosi per poi staccarsi di nuovo e volteggiare liberi, in una sorta di ballo senza fine. In alto, dove si svolgeva la battaglia, delle incitazioni che partivano dagli spettatori non arrivavano che echi confusi.
Ido era rapido, misurato, preciso, mentre Nihal giocava soprattutto di forza e di velocità. Per un po’ si fronteggiarono con attacchi repentini seguiti da fughe e ritirate strategiche, poi lo gnomo si stufò. Si avvicinò a Nihal e la tenne a lungo impegnata in un semplice corpo a corpo. Il rumore delle lame era accompagnato dal respiro affannato dei draghi. Nihal calibrava ogni azione, ogni gesto, e rispondeva con calma a tutti gli attacchi.
«Hai imparato davvero bene, mezzelfo» disse Ido mentre si allontanava.
«Ho avuto un buon maestro, dopotutto» rispose lei, un istante prima di lanciarglisi nuovamente contro.
La battaglia continuò così a lungo. Era una situazione di stallo: Nihal iniziava a essere stanca e sentiva che anche Oarf era esausto. Doveva giocarsela in un altro modo.
«Un ultimo sforzo» sussurrò al drago, poi lo spronò a tutta velocità contro Vesa.