Vorrei raccontarle del signor Crenshaw, ma ecco che arriva Tom e mi domanda se voglio fare un incontro. Mi piace battermi con lui. È alto quasi come me, e benché sia più anziano è molto in forma. Di tutto il gruppo, è lo schermidore più bravo.
— Ho visto il tuo incontro con Don — dice. — Eludi i suoi trucchi molto bene, però lui sta peggiorando. Quindi fammi il piacere di esercitarti con qualcuno degli elementi migliori ogni settimana: con me, con Lucia, con Cindy o con Max. Almeno con due di noi per volta, va bene?
"Almeno" vuol dire "non meno di". — D'accordo — dico. Ambedue abbiamo due armi, la spada e lo stocco. La prima volta che cercai di usare due lame non facevo che batterle l'una contro l'altra. Poi cercai di tenerle parallele: in quel modo non s'incrociavano, ma a Tom era facile batterle da parte tutt'e due. Adesso invece so come impugnarle a differenti angolature e altezze.
Giriamo l'uno intorno all'altro, prima in un senso e poi nell'altro. È come una danza: passo, passo, stoccata, parata, passo. Tom dice sempre che non bisogna seguire uno schema nell'attacco, che bisogna essere imprevedibili; ma l'ultima volta che l'ho visto battersi con un altro di noi, mi è sembrato di distinguere uno schema nel suo modo di attaccare apparentemente casuale. Se riesco a restargli fuori portata abbastanza a lungo, forse riuscirò a distinguerlo di nuovo.
Di colpo mi sorge nella mente la musica del balletto
— Ben fatto! — dice Tom. La musica s'interrompe. — Diamine! — esclama scuotendo la testa.
— Ho colpito troppo duro, mi dispiace — dico.
— No, no, è stato un colpo stupendo, dritto attraverso la mia guardia. Non mi è stato possibile nemmeno abbozzare una parata. — Dietro la maschera sta sorridendo beato. — Te l'ho detto che vai migliorando di continuo. Ricominciamo.
La luce occhieggia lungo le lame di Tom, ambedue alzate nel saluto. Per un momento mi abbaglia il suo brillio, la velocità della danza della luce.
Poi ricomincio a muovermi nel buio al di là della luce. Quanto è veloce il buio? L'ombra non può essere più veloce della cosa che la proietta, ma non tutto il buio è ombra… o no? Questa volta non sento musica ma vedo uno schema di luci e ombre che scivolano e ammiccano, archi e spirali di luce su uno sfondo oscuro.
Sto danzando al bordo della luce quando sento un contraccolpo sulla mia mano e nello stesso tempo il colpo della lama di Tom sul mio petto. Dico: — Ben fatto! — quasi all'unisono con lui e ambedue facciamo un passo indietro. Ci siamo uccisi a vicenda.
— Ahi! — Mi volto e vedo Don che si piega in avanti premendosi una mano contro la schiena. Zoppica verso le sedie, ma Lucia ci arriva prima e siede di nuovo accanto a Marjory. Don si ferma, sempre piegato in avanti. Adesso non ci sono più sedie libere, visto che sono arrivati altri schermidori. Infine Don si accoccola sul lastricato, grugnendo e gemendo.
— Dovrò smetterla con questo sport — dice. — Sto diventando troppo vecchio.
— Non sei vecchio, sei pigro — replica Lucia. Non capisco perché si mostri sempre così aspra con Don. Lui è un amico: non è giusto dire cose cattive a un amico, tranne che per scherzo. Don detesta fare gli stiramenti e si lamenta di continuo, ma rimane sempre un amico.
— Vieni, Lou — dice Tom. — Ci siamo ammazzati a vicenda; adesso voglio la rivincita. — Le parole potrebbero esprimere collera, ma la sua voce è gentile e vedo che sorride. Alzo di nuovo le mie armi.
Questa volta Tom fa una cosa che non ha mai fatto: carica. Non sapendo cosa fare, mi giro, defletto la sua spada con la mia e cerco di tirare un affondo con lo stocco. Ma lui si sta muovendo troppo rapidamente, quindi lo manco. Tom alza lo stocco, esegue un allungo e mi colpisce alla sommità della testa.
— Toccato! — dice.
— Come hai fatto? — chiedo.
— È il colpo segreto che riserbo per i tornei — risponde Tom spingendo indietro la maschera. — Qualcuno lo inflisse a me dodici anni fa e io tornai a casa e mi allenai finché non riuscii a farlo bene… adesso però lo uso solo per le gare. Ma tu sei pronto per impararlo. Non è poi tanto difficile. Il trucco è uno solo.
— Ehi, non ho visto bene! — grida Don dall'altra parte del cortile. — Fallo di nuovo!
— Qual è il trucco? — domando.
— Lo dovrai capire da te. Te l'ho fatto vedere, no? Sarò felice se imparerai il mio colpo, ma la dimostrazione che te ne ho fatto basta e avanza.
— Tom, a me però non l'hai mostrato bene. Rifallo — dice Don.