Читаем La velocità del buio полностью

Ho cercato di guardare qualche film poliziesco alla TV, ma mi sono spaventato ancor peggio. I poliziotti sembrano sempre stanchi e arrabbiati, e pare che ciò sia normale e giusto. Io non devo mai comportarmi impulsivamente nemmeno quando sono in collera, ma loro possono. E questo non è giusto. Non c'è simmetria.

Però non voglio nemmeno essere ingiusto verso Danny Bryce. Quando lui mi sorride, anch'io sorrido. Quando mi saluta gli rendo il saluto. Cerco di far finta che la pistola che porta sia un giocattolo, così da non aver troppa paura quando mi è vicino e da non cominciare a sudare. Lui potrebbe allora pensare che io abbia fatto qualcosa di male.

Sotto le coperte e i cuscini adesso sono proprio sudato, anche se sono calmo; così mi alzo, riaggiusto il letto e faccio una doccia. È tardi, sono le nove passate quando esco dal bagno e mi rivesto. Ho fame. Metto l'acqua a bollire e faccio cuocere un po' di tagliatelle.

Il telefono squilla e io sobbalzo. Il telefono mi sorprende sempre, e io sobbalzo sempre quando sono sorpreso.

È il signor Aldrin. Mi si stringe la gola. Per un bel po' non riesco a parlare, ma lui non insiste, aspetta. Lui capisce.

Io invece non capisco. Lui fa parte dell'ambiente d'ufficio, prima non mi ha mai chiamato a casa. Mi sento in trappola. Lui è il mio principale. Mi può dire cosa devo fare, ma solo sul lavoro. Mi sembra sbagliato sentire la sua voce a casa, al telefono.

— Io… io non mi aspettavo una sua chiamata — dico.

— Lo so — risponde. — Ti ho chiamato a casa perché ti volevo parlare fuori dell'ufficio.

Mi si serra lo stomaco. — Per quale ragione? — chiedo.

— Lou, devi sapere una cosa prima che il signor Crenshaw ti chiami. Esiste un trattamento sperimentale che può cancellare l'autismo negli adulti.

— Lo so — dico. — Ne ho sentito parlare, lo hanno provato con le scimmie.

— Sì, ma quell'articolo di giornale è vecchio di più di un anno; ci sono stati… dei progressi. La nostra compagnia ha acquistato il programma di ricerca. Crenshaw vuole che tutti voi proviate il nuovo trattamento. Io non sono d'accordo con lui: penso sia troppo prematuro e credo sia sbagliato chiedervelo. O almeno bisognerebbe lasciarvi la scelta. Lui però è il mio superiore e non posso impedirgli di parlarvi.

Se non può impedirglielo, a che scopo mi chiama? Questa è una di quelle manovre alle quali si dedicano le persone normali quando vogliono fare appello alla tua simpatia mentre fanno qualcosa di male, ma solo perché non riescono a evitarlo?

— Io voglio aiutarvi — dice il signor Aldrin. Ricordo i miei genitori dire che voler fare qualcosa non era lo stesso che farla. Perché lui non dice semplicemente: "Vi aiuterò"?

— Credo che voi abbiate bisogno di un avvocato, qualcuno che vi aiuti a negoziare con Crenshaw — continua. — Qualcuno più in gamba di me. Potrei trovarne uno per voi.

Penso che lui non voglia essere il nostro avvocato; credo abbia paura che Crenshaw lo licenzi. Ed è giusto, perché Crenshaw può licenziare chiunque di noi. Combatto con la mia lingua ostinata per spiccicare le parole. — Non dovrei… non vorrei… credo… credo che dovremmo trovare noi la persona adatta.

— Davvero? — domanda, e sento il dubbio nella sua voce.

— Posso chiedere al Centro — dico.

— Forse sarebbe meglio — annuisce. Segue una lunga pausa. Poi riprende, a voce più alta: — Lou, se dovessi avere delle difficoltà a trovare la persona giusta… se vuoi il mio aiuto, fammelo sapere. Io voglio il tuo bene, lo sai.

No che non lo so. So che lui è stato sempre gentile e paziente con noi, ma non so se davvero voglia il nostro bene. Come farebbe a sapere in cosa consiste? Gli farebbe piacere se sposassi Marjory? Cosa sa di tutti noi fuori dell'ambiente di lavoro?

— Grazie — dico, una risposta sicura e convenzionale adatta a tutte le occasioni. La dottoressa Fornum sarebbe fiera di me.

— Allora va bene — dice lui. Anche queste sono parole convenzionali, che non significano nulla. — Chiamami se hai bisogno di qualcosa. Aspetta, ti do il mio numero… — Enuncia alcune cifre che il mio telefono registra, ma che tanto io terrei ugualmente a memoria; per me i numeri sono facili. — Arrivederci, Lou — conclude. — Cerca di non preoccuparti.

Cercare è un conto, farlo è un altro. Appendo il ricevitore e torno alle mie tagliatelle che ormai sono scotte. Ma non me ne importa, non mi dispiacciono: sono più tenere.

Penso al signor Crenshaw che vorrebbe imporci il trattamento. Non credo che sia autorizzato a farlo: ci sono leggi che riguardano noi e la ricerca medica. Non so esattamente in che cosa consistano, ma non credo che possano permettergli di farlo. Il signor Aldrin dovrebbe saperne più di noi su questo punto: lui è un manager. Eppure sembra convinto che Crenshaw sia in grado di fare ciò che desidera o che intenda tentare di farlo.

Mi è difficile prendere sonno.


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