Читаем La velocità del buio полностью

— Aspetto fuori, allora. — Esce e io sento i suoi passi risuonare nel corridoio. Entra nel cucinino e sento l'altra sedia scricchiolare. Evidentemente ha deciso di rimanere lì.

Il poliziotto chiude la porta del mio ufficio e siede nella sedia che Aldrin ha portato per lui. Io siedo nella mia poltrona. L'uomo si guarda intorno.

— Le piacciono le cose che girano, vero?

— Sì — dico. Mi chiedo quanto tempo rimarrà. Dovrò rimettere in pari il tempo perso.

— Ora le spiegherò alcune cose sui vandali — dice. — Ce ne sono di diversi tipi. C'è quello… di solito un ragazzino, che vuole solo provocare danni. Così taglia una gomma o rompe un parabrezza o porta via un segnale stradale… tanto per fare casino, e non sa e non si cura di sapere a chi fa il danno. Poi c'è quella cosa che noi chiamiamo rigurgito. Succede una rissa in un bar che poi continua fuori, e allora si ammaccano le automobili del vicino parcheggio; oppure c'è una folla per strada, qualcuno comincia a fare il matto e di colpo anche gli altri si mettono a infrangere vetrine e a rubare roba. Tra loro c'è gente che abitualmente non è violenta… che poi magari si scandalizza per come si è comportata in mezzo alla folla. — Fa una pausa e mi guarda. Io annuisco, so che lui vuole da me una risposta.

— Lei vuol dire che alcuni vandali non hanno intenzione di danneggiare una persona in particolare.

— Esatto. C'è l'individuo che gode a far danni ma senza conoscere la vittima; e c'è l'individuo che di solito non fa danni ma si trova coinvolto in una situazione violenta. Ora, quando noi ci troviamo di fronte a un episodio di vandalismo… come la faccenda delle sue gomme… che chiaramente non è un rigurgito, immediatamente pensiamo all'individuo a cui piace far danni, e che è il tipo di vandalo più comune. Se qualche altra macchina avesse avuto le gomme tagliate nel suo stesso quartiere nelle settimane seguenti, noi avremmo supposto che qualche monellaccio si stava divertendo a modo suo. Molto seccante ma non pericoloso.

— Anche costoso, per i proprietari delle automobili — dico.

— Certo, e per questo l'azione è illegale. C'è però un terzo tipo di vandalo, e quello è pericoloso: il vandalo che se la prende con una persona in particolare. Tipicamente questa persona comincia con qualcosa che provoca danni ma non è dannosa… come tagliare le gomme. A questo punto alcune di queste persone si fermano, soddisfatte di una singola vendetta; e allora tutto può ancora andar bene. Ma altri non si accontentano, e a questo punto bisogna cominciare a preoccuparsi. Nel suo caso noi vediamo il taglio delle gomme, relativamente non violento, seguito dalla rottura del parabrezza, azione più violenta, e infine l'ancora più violento piazzamento di una piccola carica di esplosivo in un punto dove poteva farle del male. Ogni incidente è venuto a costituire un incremento di violenza. Ecco perché noi temiamo per la sua incolumità.

Io mi sento come se stessi fluttuando in una sfera di cristallo, non connessa con alcuna cosa esterna. Non mi percepisco in pericolo.

— Lei può ritenersi al sicuro — continua Stacy, leggendomi di nuovo nella mente — ma ciò non significa che lei sia al sicuro. L'unico modo per lei di trovarsi al sicuro è di vedere dietro le sbarre il picchiatello che la perseguita.

Ha detto "picchiatello" con tanta naturalezza: mi chiedo se è questo che pensa anche di me.

Legge di nuovo nei miei pensieri. — Spiacente, non avrei dovuto adoperare quel termine… probabilmente termini del genere lei ne avrà sentiti abbastanza. È questo che mi fa infuriare: lei è qui, buon lavoratore e brava persona e quello… quella persona cerca di farle del male. Cosa gli duole?

"Non l'autismo" vorrei dire, ma taccio. Non credo che un autista si comporterebbe in quel modo, però non li conosco tutti e potrei sbagliarmi.

— Voglio solo che lei sappia che stiamo prendendo la cosa sul serio — dice lui. — Anche se al principio non ci siamo mossi molto in fretta. Quindi adesso parliamo chiaro. Il bersaglio dev'essere proprio lei. Ha mai sentito citare il vecchio detto sugli atti ostili?

— No.

— Una volta è un incidente, due volte è una coincidenza, ma tre volte è un atto ostile. Perciò se qualcosa che può essere diretta solo contro di lei accade per tre volte, è il momento di arguire che qualcuno ce l'ha con lei.

Ci penso su per un momento. — Ma… se si tratta di un atto ostile, era così anche la prima volta, vero? Non era un incidente.

Lui sembra sorpreso, aggrotta la fronte, sporge le labbra. — Be'… Già, ha ragione, tuttavia lei non lo sa che è una prima volta finché non accadono le altre e solo allora si può riconoscere che appartengono alla stessa categoria.

— Comunque se accadono tre incidenti veri uno potrebbe pensare che si tratta di atti ostili… e sbagliare.

Lui mi guarda fisso, scuote la testa: — In quanti modi si può sbagliare? — chiede. — E in quanti si può aver ragione?

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